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La birra col caffè. Starbucks inaugura la rivoluzione alcolica

La birra col caffè. Starbucks inaugura la rivoluzione alcolica

By Redazione

La crisi cambia anche la abitudini più consolidate. Ed allora può succedere come un tempo della caffetteria come Starbucks decida di aprire i propri locali agli alcolici.

L’iniziativa, ad oggi in fase sperimentale, parte da una semplice constatazione. Gli esperti della catena USA si sono accorti come gran parte di consumatori sono giovani che entrano nel locale
al pomeriggio, magari in cerca di relax. Allora, via alla diversificazione dell’offerta. Caffè e frappuccino rimangono per gli ” habitué del mattino”, ma vanno in coppia con gli
spiriti in bottiglia, per attirare “Gli amanti dell’aperitivo”.

Terreno di prova, la West Coast e Seattle, luoghi tradizionali delle nuove tendenze, della vita giovane e dell’aperitivo facile.

Nella regione il colosso della caffetteria ha inserito gli alcolici nel menu e nel contempo rinnovano l’aspetto dei locali, ora più accoglienti. In base ai primi dati, il test è
positivo: I clienti vanno da Starbucks non solo per il canonico caffè, ma anche per l’happy hour dopo il lavoro o una birra con gli amici.

Ovviamente, il tornaconto economico non placa i cultori della tradizione, scandalizzati dal vedere il “loro” Starbucks diventato un bar come gli altri.

Tuttavia, usare gli alcolici contro la recessione è metodo sempre più diffuso. Ad includerli nella loro offerta anche altri protagonisti del settore: Burger King, Sonic (drive-in
diffuso nell’Oklahoma) e Pret a Manger dominante in Gran Bretagna.

Come in ogni azione, ai benefici si accompagnano i costi: in questo caso, le pastoie legali.
Per poter vendere alcolici, negli States è necessaria una licenza federale, che comporta il rispetto di una serie di norme e prerequisiti. Prerequisiti così stringenti da impedire
l’applicazione del nuovo menu al fiore all’occhiello di Starbucks, il grande locale di Times Square.

Matteo Clerici

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