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Imprese agricole, dal 1 gennaio 2009 pesanti aumenti degli oneri contributivi

By Redazione

 

I danni maggiori, secondo la Cia, sono per le aziende delle zone di montagna e delle aree svantaggiate. Gli incrementi possono raggiungere anche picchi del 70 per cento. Riflessi
negativi sotto il profilo occupazionale. Molti imprenditori rischiano di andare furori dal mercato.

Dopo il danno la beffa. Ai forti rincari dei costi produttivi (con punte anche di oltre il 60 per cento, come per i concimi), sulle imprese agricole che utilizzano manodopera, e
soprattutto per quelle collocate in zone di montagna e svantaggiate, si abbatteranno, dal prossimo primo gennaio 2009, pesanti aumenti degli oneri contributivi. Le conseguenze saranno
disastrose. Molte di queste aziende andranno fuori dal mercato, con i riflessi facilmente immaginabili, specialmente sotto il profilo occupazionale. Lo ha denunciato oggi la
Cia-Confederazione italiana agricoltori durante il sit-in a Roma davanti alla Camera dei deputati, in piazza Montecitorio.

La legge finanziaria per il 2009 -sottolinea la Cia- ignora totalmente il problema degli oneri sociali dell’agricoltura, rendendo così la situazione insostenibile per
migliaia di imprenditori agricoli che danno occupazione. Gli oneri contribuitivi s’impenneranno in maniera preoccupante, con picchi che possono raggiungere anche il 70 per cento.

Nella manovra economica per il prossimo anno -sostiene la Cia- non c’è traccia della tanto attesa proroga della legge 81/2006 che aveva sospeso, nel triennio 2006-2008, gli
aumenti delle aliquote contributive per le imprese agricole che utilizzano manodopera. Così, dal prossimo primo gennaio, ci sarà un incremento dello 0,20 per cento e per
quelle con caratteristiche industriali dell’0,60 per cento.

Molto più difficile appare, invece, lo scenario per gli agricoltori delle zone montane e svantaggiate. Le agevolazioni contributive (meno 75 per cento per la montagna e meno 68
per cento per le aree svantaggiate) finiscono con il prossimo 31 dicembre. Dal primo gennaio gli aumenti saranno considerevoli e per aziende che già operano in condizioni di
difficoltà le prospettive appaiono drammatiche. Per quelle di montagna le agevolazioni si riducono al 70 per cento, mentre per quelle delle aree svantaggiate al 40 per cento. Il
danno è rilevante perché proprio l’80 per cento delle giornate denunciate all’Inps sono svolte in territori agevolati.

Non solo. Molte di queste imprese -rileva la Cia- avevano aderito all’operazione di ristrutturazione dei debiti Inps e, con grande sacrificio, avevano regolarizzato la loro
posizione. Ora lo scenario futuro cambia completamente e il rischio di espulsione dal mercato non è, quindi, tanto remoto. Questo perché gli agricoltori si troverebbero
stretti in una morsa asfissiante provocata dal mix esplosivo delle impennate dei costi dei mezzi di produzione, degli incrementi contributivi e del calo dei prezzi praticati sui campi
che si è registrato in maniera evidente nello scorso mese di ottobre.

Davanti a questa allarmante situazione, la Cia richiama l’attenzione di Governo e Parlamento affinché si possano attivare gli interventi necessari per garantire la
sopravvivenza di migliaia di imprese agricole che, soprattutto in montagna e nelle zone svantaggiate, svolgono anche una fondamentale azione di presidio e di salvaguardia del
territorio.

 

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