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Il Cenone? La noia in tavola è servita

By Redazione

A leggere i menu che pubblicizzano il Cenone di Capodanno c’è da stare ben lontani: il salmone in bellavista accanto al cotechino con lenticchie fanno da contorno come veri e propri must
dell’ultimo dell’anno agli immancabili affettati, alle terribili crespelle accanto a risotto e agnolotti, tra il pesce e la carne c’è il sorbetto (sic) e poi il dolce al mascarpone e lo
spumante con il botto.

«Ma chi ce l’ha fatto fare ? – si chiede Paolo Massobrio – Chi si diverte ancora a dimostrare che ha mangiato tanto, tre, quattro volte oltre il necessario per sentirsi bene.

«Il problema serio – dice l’autore di Adesso, il libro per la famiglia da cui sono nate le polemiche contro i menu abbondanti – è che s’è perso il gusto di fare festa
imbrigliato dentro a schemi che sono una prigione. E poi davanti alla quantità – questa è una regola, una cartina di tornasole – la qualità o meglio il gusto, passano in
secondo piano.«
Consigli ? «Fare un solo piatto importante – dice Massobrio – Inizierei con un aperitivo divertente anche con dieci assaggi, tutti in tavola, persino di verdure già condite,
servendo un brut secco che, anche se fa il botto, non va bene con il dolce e sul finale. Poi un solo piatto, ad esempio il cotechino con le lenticchie, ma abbondante, magari accompagnato da
purea e insalata di cavolo e poi un dolce da accompagnare a un Asti o a un Brachetto (un vino fragrante e leggero, sempre dolce). Se non c’è il primo è meglio. Anzi, se la serata
si protrae verso il cuore della notte, non sarà forse bello, in mezzo a un gioco, proporre una spaghettata per chi la vuole?». «La mia – dice il fondatore di Papillon –
è una battaglia contro il disagio da riempimento, quando invece l’ultimo dell’anno deve essere la festa del giocare insieme, dello stare davanti a qualcosa di bello.» E il brindisi
? «Addio al botto sciocco, io apro la miglior bottiglia che ho in cantina. Magari un Barolo, ma per dire a chi voglio bene che gli auguro il massimo della positività. Non
farà il botto, ma sarà un brindisi senz’altro memorabile».

Sul gusto della vita a 360° ha scritto un libro intero, Paolo Massobrio, anzi un libro-diario da scrivere a sua volta, con una pagina al giorno, che contiene mille pillole conoscitive per
rendere bello lo stare a casa. Si intitola Adesso, 366 giorni da vivere con gusto (Edizioni Comunica 21,00 euro) e nelle pagine che precedono Capodanno dà consigli alternativi al solito
cenone per le feste. «Che è anacronistico – dice Massobrio – anzi noioso e imbarazzante. Anacronistico – prosegue – perché siamo tutti ipernutriti e l’abbondanza è
fuori luogo giacché rischia d’essere un disagio. Noioso perché non si ha più voglia di stare tanto a tavola, imbarazzante perché se calano i consumi vuol dire che
c’è bisogno di tornare a recuperare una certa essenzialità».

Il risultato di questa discussione è diventato un manifesto pubblicato su http://www.clubpapillon.it per recuperare il senso della festa e dello stare insieme. «Ma su tutto – consiglia
Massobrio – si scelga la qualità dei prodotti di stagione, senza far mancare la frutta fresca e le verdure. Si fa festa quando si mangia una cosa memorabile, non quando si segue una
forma».

Con Massobrio, tra gli altri, hanno aderito al manifesto la maestra di cucina Giovanna Ruo Berchera, lo scrittore Luca Doninelli, l’affinatore Guffanti, i produttori di pasta artgianale
Martelli e Latini, la maestra di bon ton Barbara Ronchi della Rocca, il sociologo Francesco Alberoni che a novembre a Milano ha presentato «Adesso» con una relazione sul significato
del posto a tavola e padre Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose.

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