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Greenpeace e 50 famiglie: come organizzare la raccolta differenziata a Napoli

By Redazione

Roma ? Greenpeace e i suoi attivisti per aiutare Napoli e proporre una soluzione concreta all’emergenza rifiuti: parte con un gruppo di cinquanta famiglie napoletane, il progetto
«DIFFERENZIAMOCI», l’associazione fornisce ai cittadini tutto quello che occorre per un’efficace raccolta differenziata domiciliare: organizzazione, sacchetti, bidoni, punti di
raccolta.

Tutto è stato organizzato in meno di una settimana per dimostrare che questa soluzione, oltre a essere concreta e sana, è conveniente, economica e veloce. Le 50 famiglie
interpellate – abitanti in due condomini di Via Nicolardi, ai numeri 93 e 174 – hanno aderito subito dimostrando la massima disponibilità.

«Greenpeace vuol dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il problema non sono i cittadini napoletani, ma la mancanza di una volontà politica e strategica di gestire i
rifiuti in maniera responsabile ed efficiente. A questo si aggiunge la criminalità organizzata che investe
ormai da anni nel mercato dei rifiuti», spiega Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace.

Il progetto, che ha scopo dimostrativo e durata limitata, è sostenuto da Greenpeace, con fondi propri raccolti esclusivamente dalle donazioni dei sostenitori, e si avvale di consulenti
locali (Achab Group) già operativi in Regione.

Le raccolte differenziate domiciliari arrivano a intercettare anche il 70 per cento dei rifiuti e, se si separa l’organico, la gestione della frazione rimanente ha un impatto ambientale assai
ridotto. Pensare che la soluzione sia quella della discarica e dell’inceneritore è sbagliato.
Bisogna spostare l’attenzione dalle scelte di smaltimento alle misure di prevenzione e a tutte quelle azioni finalizzate a riutilizzare, riciclare, recuperare i materiali contenuti nei rifiuti.

«In Campania oggi non è in funzione neanche un impianto di compostaggio e l’umido deve essere inviato fuori regione, in Veneto, Calabria, pagando di più», afferma
Polidori: «E’ necessario investire in impianti per trattare almeno mezzo milione di tonnellate, per produrre compost di qualità che conviene in ogni senso perché può
essere anche venduto».

Uno dei principali pericoli dei rifiuti solidi urbani è legato alla parte organica che rappresenta circa il 30-40 per cento del peso. La Campania nel 2006 ha prodotto 90 mila tonnellate
di umido raccolte in modo differenziato che sono state inviate in impianti fuori Regione, con
queste è stato possibile produrre 35 mila tonnellate di compost. Secondo le stime di Massimo Centèmero, direttore tecnico del Consorzio Italiano Compostatori, la Campania potrebbe
recuperare circa mezzo milione di tonnellate di frazione organica (dei 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti) da valorizzare in agricoltura come compost di qualità. Nella città
metropolitana di Napoli, nel 2005, sono state differenziate solo quattromila tonnellate di umido (dato APAT), mentre l’area di Napoli, che produce circa metà dei rifiuti della regione,
ha una potenzialità di
circa 250mila tonnellate.

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