Fisco: Sono i giovani “multifunzionali” a trainare il boom delle nuove partite Iva agricole

11 Maggio 2012
Contro la disoccupazione giovanile, che in Italia sfiora il 36 per cento, sono sempre
di più i ragazzi che decidono di tornare alla terra. E non si tratta più solo di figli che continuano l’attività di famiglia, ma di “new-entry” del settore che scommettono in
modo nuovo sulla vita nei campi puntando su multifunzionalità e innovazione.
Una tendenza che trova conferma anche oggi nei dati sulle nuove partite Iva, che in un caso su due riguardano “under 35” e che in agricoltura crescono a una velocità doppia rispetto alla
media nazionale (il 14,3% contro il 7,4%). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando il report di marzo diffuso dal Dipartimento delle Finanze.
Secondo un’elaborazione Cia delle contabilità Iva delle imprese agricole, oggi nel comparto il 20 per cento delle partite Iva riguarda le cosiddette “attività connesse”: non solo le
produzioni classiche, quindi, ma anche le fattorie sociali e didattiche, la vendita diretta, la produzione di energia da biomasse, i servizi per l’ambiente e la valorizzazione del territorio. In
altre parole la multifunzionalità -osserva la Cia- cioè la diversificazione in termini di prodotti e di servizi, che si fa largo soprattutto tra le nuove leve dell’agricoltura,
più disposte a investire sull’innovazione ma anche sulla sostenibilità del settore, con una più elevata sensibilità per i temi sociali e ambientali.
Infatti i nuovi imprenditori giovani del settore non si fermano solo agli agriturismi, ma creano vere e proprie fattorie didattiche: in Italia le conducono il 4,7 per cento degli “under 35”
contro l’1,2 per cento dei “senior”. E poi non si accontentano soltanto di produrre coltivazioni certificate, ma le vendono quasi sempre in azienda: la vendita diretta è appannaggio del
22,6 per cento degli “under 35” contro il 15 per cento degli “over”. In più -conclude la Cia- scelgono sempre un approccio eco-sostenibile nelle loro attività: i servizi per
l’ambiente e la produzione di energia alternativa sono una prerogativa aziendale per il 7,2 per cento dei giovani contro il 4 per cento dei colleghi più maturi.
Redazione Newsfood.com+WebTv