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Emergenza agricoltura: trecentomila imprese a rischio

Emergenza agricoltura: trecentomila imprese a rischio

By Redazione

Il presidente Giuseppe Politi lancia un nuovo grido d’allarme. Il governo non può continuare ad ignorare le difficoltà che incontrano gli agricoltori. Servono interventi immediati e
straordinari. Finanziare il Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali e fiscalizzazione degli oneri sociali. Occorrono anche misure di carattere fiscale.
 
“Ormai siamo in piena emergenza. L’agricoltura sta vivendo un drammatico momento di crisi. Quest’anno oltre 30 aziende hanno gia chiuso i battenti e più di 2 milioni di ettari di terreni
coltivati sono andati persi. Se non verranno decisi al più presto interventi straordinari e concreti, nel giro di due-tre anni oltre trecentomila aziende sono a grave rischio. I bilanci
sono sempre più ‘in rosso’. I costi produttivi crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il ‘peso’ asfissiante degli adempimenti burocratici, mentre i
prezzi sui campi sono in netta picchiata. Non solo. Si prospetta un “taglio” deciso dell’occupazione e pesanti conseguenze anche del ‘made in Italy’ (si annuncia un calo dell’export pari al
6,7 per cento). Il nuovo grido d’allarme è stato lanciato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi fortemente preoccupato per una situazione sull’orlo
del tracollo e cha ha spinto l’organizzazione agricola a mobilitarsi in tutto il territorio nazionale con iniziative anche unitarie.

“Dai cereali all’uva, dall’olio d’oliva all’ortofrutta, dalla zootecnia da carne al florovivaismo, è uno scenario sempre più allarmante. Servono – ha evidenziato Politi – misure
urgenti ed efficaci. Da parte del governo continua, però, ad esserci una scarsissima attenzione nei confronti del settore primario. La finanziaria per il 2010, come i decreti anti-crisi
varati nei mesi scorsi, non tengono affatto conto delle gravissime difficoltà che incontrano gli agricoltori. Siamo davanti ad una crisi che non ha precedenti negli ultimi
trent’anni”.

“I motivi di questo tracollo – ha rimarcato il presidente della Cia – sono noti e dalla nostra Confederazione più volte denunciati: costi produttivi sempre più pesanti; oneri
contributivi e burocratici opprimenti; redditi falcidiati; prezzi sui campi in drammatica discesa; mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità
naturali; agevolazioni fiscali e previdenziali cancellate, specie nelle aziende che operano in territori disagiati e di montagna; scarsissima attenzione da parte del Governo; pochi e fragili
sostegni pubblici; una politica di sviluppo che si allontana in maniera inesorabile; un’agguerrita competitività a livello internazionale”.

“Un panorama carico di nubi che – ha aggiunto Politi – si è soltanto aggravato nell’ultimo anno, visto che dal 2000 circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in
zone di montagna e svantaggiate, hanno dovuto cessare l’attività. Solo nel 2008 e nel 2009 più di 50 mila sono andate fuori mercato. Il pericolo è che in futuro non molto
lontano altre 300 mila aziende possono chiudere. Per questo diciamo: senza interventi mirati e straordinari sarebbe una tragedia per l’intero settore”.

“Purtroppo, da parte del governo continua a non esserci una politica attenta verso il mondo agricolo. E’ – ha affermato il presidente della Cia – una situazione non più tollerabile. Da
tempo abbiamo sostenuto la necessità di misure incisive. Nessuna risposta è venuta. Per questo motivo abbiamo promosso la mobilitazione sull’intero territorio nazionale. Nello
stesso tempo abbiamo rinnovato l’appello per azioni comuni a tutte le organizzazioni agricole e cooperative. Una protesta ferma nei confronti dei gravi problemi che attanagliano il
settore”.

“Al governo abbiamo ribadito che un Paese senza una valida agricoltura non ha futuro. Ecco perché – ha detto Politi – non si può continuare ad ignorare una realtà grave che
è sotto l’occhio di tutti. Ci battiamo con energia affinché un grande patrimonio, quale è quello agricolo e rurale dell’Italia, non vada disperso e si frammenti
ulteriormente. Le conseguenze sarebbero devastanti non solo per il settore, ma anche per l’intera economia”.

“Comunque, le nostre richieste non riguardano solo l’emergenza. Quello che sollecitiamo – ha concluso il presidente della Cia – è un nuovo progetto di politica agraria. E questo deve
essere il compito della Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che va svolta in tempi rapidi. Di qui la nostra nuova sollecitazione al ministro delle Politiche agricole,
alimentari e forestali Luca Zaia affinché sia coerente e mantenga l’impegno di avviare i lavori della Conferenza”.

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