E-commerce Vino italiano: business ancora in crescita ma in ritardo

21 Ottobre 2018
VINO ITALIANO ONLINE. BUSINESS IN CRESCITA. MA IN RITARDO RISPETTO ALTRI PAESI – CEVES PREVEDE PER IL 2023 250 MILIONI DI FATTURATO ANNUO. AFFIDABILITA’ E INTERNAZIONALITA’, I PARAMETRI VOLUTI DALLE IMPRESE. L’ONLINE HA BISOGNO DI GRANDI STRUTTURE DELL’E-COMMERCE CON ANCHE ALTRI SERVIZI.
Rivoluzione vendite edutainment: la quota di mercato e-commerce dal 4 al 25,2%
L’e-commerce ha rivoluzionato vari settori ma in particolare l’edutainment: il trend ha portato la quota di mercato dal 4 al 25,2%.
All’interno dei singoli segmenti le quote sono leggermente diverse ma comunque in crescita: leader nei videogiochi (45,8%) e homevideo (35,3%), primo follower nei supp […].
Per quanto concerne l’agroalimentare e l’enogastronomico, sono due comparti in ritardo rispetto la crescita e i volumi dei sopracitati segmenti di mercato, per motivazioni note e per condizioni intrinseche, non economiche. E’ evidente che uno sviluppo e una ricerca complementare e supplementare al comparto che sia di supporto alla consegna, confezione-packaging, trasporto, tempistica, diffusione canali, pubblicità diffusa e diretta al consumatore finale, prezzo equiparabile fra vari punti vendita senza eccessi di ricarico….. sono i fattori e gli elementi di produzione e di crescita. In questo comparto i prodotti confezionati sono avvantaggiati, eppure il vino – seppur con grandi-enormi differenze da paese a paese – resta un settore merceologico al palo, solo recentemente dinamico e attivo, sicuramente aperto a grandi piattaforme nazionali e mondiali, che può essere di grande sviluppo e trend nei prossimi 5-10 anni.
L’e-commerce del vino, stando alle ricerca 2016-2017 di Ovse, sta decuplicando sicuramente volumi e fatturati e per certi vini di altissimo pregio, difficilmente recuperabili, un canale privilegiato di grande interesse.
L’Italia è un paese indietro, molto indietro, rispetto ad altri paesi anche solo Europei. I social network e l’e-commerce online sono un supporto operativo di promozione, valorizzazione e commercio per le aziende che oggi risulta essere “chiuso” oppure “limitato” che va invece aperto in modo orizzontale e verticale: il sistema di vendita tradizionale e gli accordi con i punti vendita tradizionali, e in modo tradizionale, non agevolano la “apertura” del mercato online.
Inoltre il numero di addetti al canale commerciale interno alle aziende vitivinicole è molto limitato, poco dinamico, altamente non idoneo per un tale tipo di commercio. La vetrina-negozio mondiale, è quello che ha scoperto Ovse nel 2016, diventa un bancomat di servizi che, se integrati e ben posizionati, sono un motore di economia e sviluppo territoriale.
La degustazione in loco consente forme di esperienza diretta, di vendita diretta al consumatore, potendo spiegare e far conoscere, e questo va trasferito in modo evidente “comunicativo” nella vendita online.
Idem, la filiera si accorcia, i costi fissi e variabili si riducono, il consumatore italiano può acquistare al giusto rapporto identità/valore, e non prezzo/qualità… diventando anch’essi fattori di accesso al sistema interattivo e al mercato online.
Ovse ha anche scoperto nelle due ricerche-sondaggio del 2017, che il mercato online del vino diventa anche un mezzo per incrementare l’obiettivo strategico del turismo territoriale in Italia, più che in ogni altro paese al mondo, compreso la Francia.
Purtroppo, oggi, l’Italia sfrutta e opera in questo canale-opportunità solo per il 3% contro il 18% della Francia. E’ vero che l’enoturismo italiano, rispetto a quello Francese e Spagnolo per esempio, ha bisogno di ulteriori supporti, scelte, indirizzi e molta dinamicità e multifunzione, come giustamente reclamano il Movimento Turismo Vino e le Città del Vino.
L’e-commerce può essere un veicolo che offre un mezzo per rispondere, in un colpo solo e senza costi aggiuntivi, a diverse domande del consumatore.
Se ben governato, se ben costruito, se gestito su piattaforma ampia e globale, la vendita online di una bottiglia di vino può essere qualcosa in più, può essere un vero biglietto da visita reale concreto e produce anche uno sviluppo di economia generale: attrazione di un paese o regione, conoscenza di una identità territoriale produttiva, fruizione turistica, commercio locale fuori dal comparto alimentare, accesso a ristoranti, approccio al paesaggio culturale, interesse per l’arte locale e l’ingresso nei musei.
La passione per il vino si sta allargando in diversi paesi neofiti, i giovani e le nuove generazioni sono più interessate al vino… ma non lo conoscono.
E-commerce vino italiano: troppe piccole piattaforme, tutte settoriali, affidate al fai-da-te e al portale aziendale – In Europa circa il 18-22% del vino è venduto online, l’Italia è ferma al 5,7% (fonte Ovse).
L’Italia ha troppe piccole piattaforme, tutte settoriali, affidate al fai-da-te e al portale aziendale. In Europa circa il 18-22% del vino è venduto online, l’Italia è ferma al 5,7% (fonte Ovse).
Il vino italiano gode di un appeal mondiale molto forte: urge cogliere l’occasione per abbinare turismo-vendita vino online!! Vuol dire, anche, fare internazionalizzazione del marchio aziendale a quasi zero costo, sviluppo economico paese, attrarre consumi, attrarre turisti.
Il vino può avere una multifunzionalità che neanche il cibo può avere. Per questo organizzazioni come Mtv e Fivi, oggi, diventano le nuove associazioni fondamentali del vino perché uniscono marketing e commercio, cosa che consorzi di tutela e strade dei vini, per leggi e motivi diversi, non hanno e non riescono a mettere in pratica.
Le aziende necessitano di piattaforme polivalenti per cogliere ogni occasione e raggiungere più consumatori possibili. Infatti le piattaforme online del vino che funzionano meglio nel mondo hanno sede e sono gestite non nei paesi più produttori di vino (Francia, Italia, Spagna) ma in quei paesi dove il vino è stato sempre importato quasi al 100% ma con un recente passato dedicato o alla produzione autoctona di vino o per tipologia o per scelta agraria, ovvero Gran Bretagna, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Sud Africa.
Questo denota e determina due fatti estremi molto interessanti per il vino e le aziende italiane: il ricavo maggiore, la rendita maggiore, la notorietà maggiore è a vantaggio della struttura e-commerce con sede all’estero e in grandi capitali che fanno solo azione di “mediazione” e non a vantaggio delle aziende produttrici italiane che continuano a vendere a prezzo basso.
Un cambio di passo in questo senso aiuterebbe anche ad aumentare il valore all’origine delle bottiglie italiane.
Il secondo fatto eclatante, invece molto favorevole per i Distretti Produttivi Turistici del Vino, sarebbe quello di spingere il più possibile perché il vino italiano sia fortemente presente, ben presente, altamente presente in tutti i locali-esercizi-ristoranti frequentati dai turisti in Italia.
A fronte di 60 milioni di turisti stranieri all’anno presenti, vengono serviti almeno 300 milioni di pasti, sarebbe molto importante che il vino italiano ( le bollicine in questo caso) fossero sempre presenti nelle liste, nei menù, nei frigobar delle camere d’albergo. Una operazione a tenaglia, a 360 gradi, ben supportata anche dai social e dall’e-commerce diventa fondamentale e di grande supporto online vendendo pacchetto vino-ospitalità insieme.
Fonte: Ovse-Ceves – www.ovse.org
Giampietro Comolli
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Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
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Editorialista Newsfood.com
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