DOP IGP STG EUROPEE NELLA GUERRA DEI DAZI, CONTRODAZI E PROTEZIONI NAZIONALI

20 Gennaio 2020
CHE FINE FARANNO LE DOP IGP STG EUROPEE NELLE GUERRA DEI DAZI E DELLA PROTEZIONI NAZIONALI?
QUALI VALUTAZIONI E MISURE STANNO PRENDENDO I BUROCRATI EUROPEI?
OCCORRE UNA PROPOSTA UE CONCRETA E FERMA. DIALOGO, MA SUI FATTI NON SU PAROLE
Il presidente Trump sembra abbia chiuso il contenzioso import-export con la Cina e lo abbia anche fatto, con alcune importanti concessioni, per affrontare adesso con piu’ vigore e forza la guerra con la UE. Certo che la Russia è defilata ma sempre più autodeterminata e fuori dai giochi commerciali, l’UK fuori dalla UE. Quindi un nuovo potenziale-potente alleato del libero mercato.
Gli USA guardano al mercato UE come a un nemico per le imprese americane. Il 13 gennaio 2020 è passato, l’accordo USA-CINA è entrato in vigore senza ulteriori prese di posizione: la Cina acquisterà molte più commodities alimentari e agricole americane a fronte di un libero scambio più ampio e più libero in altri campi non agricoli a favore della Cina che si vede anche abbassati i dazi e le tasse di esportazione.
In particolare la “fase 1” dell’accordo Usa-Cina ha un punto molto chiaro che, più che influenzare o definire l’accordo in se, pone della basi invalicabili verso paesi terzi e per le fasi successive dell’accordo Usa-Cina. Viene imposto, e c’è un impegno sostanziale, affinché nuovi accordi non usino i prodotti alimentari DOP-IGP-STG come arma per minare o far cadere futuri accordi di commercio internazionale, non solo bilaterali.
In poche parole sembra che i due colossi del commercio (10.000 mld/dollari anno) si siano accordati di fare “squadra comune e unica” a favore dei prodotti alimentari con nomi generici o di marchi di impresa o di brand statali: una barriera d’entrata per tutti i prodotti a denominazione geografica mondiale. E’ evidente che l’Italia, titolare di quasi 600 marchi intellettuali e collettivi dell’agroalimentare e dell’enogastronomia, sia al primo posto nella classifica dei paesi europei, e non solo, che possono essere più colpiti.
La UE è stata ferma sempre su questo tema: dal 1960 l’Europa ancora solo Mec (mercato comune europeo) ha sempre emesso norme, leggi, direttive, regolamenti che puntassero a unire origine-qualità-sicurezza per il consumatore per alcuni prodotti, non tutti. Anche in Europa oggi ci sono multinazionali e grandi imprese (anche italiane) che producono prodotti alimentari con nomi comuni.
Si configura quindi solo “ una categoria” di prodotti, non gli unici, ma questo evidentemente ha creato una barriera sostanziale a tutti i prodotti generici e non identificati da un luogo esatto di produzione, non di provenienza. La nota pubblica del CCFN Usa è chiaro in materia.
Il potente consorzio di imprese americane è contro la tutela di Feta, Champagne, Cognac, Parmesan… e anche Grana Padano, Brandy, Mozzarella, Pecorino, Prosciutto, Brunello, Amarone, Gutturnio… quindi il CCFN esprime grande soddisfazione dell’accordo raggiunto con la Cina perché impedisce all’UE di usare le regole delle DOP-IGP-STG per bloccare o ridurre l’export Usa verso la Cina. Un paradosso, ma è così!
Questa risoluzione consente quindi agli Usa di tassare anche al 100% tutti i prodotti UE coperti dal marchio collettivo-intellettuale delle DOP-IGP-STG… quindi anche i vini italiani Docg, Doc, Igp i più esportati e i più di valore oggi in Usa. Così sembrerebbe.
Allora bisogna che la UE e i governi nazionali intervengano prontamente con soluzioni alternativa, contro azioni, contro misure. E’ assurdo dover sostenere una ipotesi del genere dopo 60 anni di esistenza di un processo di tutela produttiva che ha fatto crescere qualità, valore, identità, notorietà e soprattutto… sicurezza e sanità alimentare per tutti i consumatori, non solo europei.
Chi compera un prodotto DOP europeo, da Pechino a New York, sa benissimo che dietro c’è un modello e un sistema produttivo che dà garanzie che nessun altro sistema al mondo fornisce. Sono prodotti che devono essere esonerati da dazi e da tasse e da barriere di entrata, anche perché costano molto di più dei prodotti generici e sono prodotti sempre in quantità contingentate in quando la produzione di origine rientra nei parametri di controllo: non è come sfornare scatole di latta piene di carne trita in gelatina in uno stabilimento del Montana che produce finché le macchine sono accese!
Oltre che attivare appelli e grida, bisogna trovare una soluzione concreta, reale, soddisfacente per tutte le parti usando le leve dell’economia reale, i principi del libero commercio, gli strumenti di controllo qualità, certificazione e valutazione alimentare.
Un tema che si collega con il nutri-score (vedi articolo: Nutri-score la nuova etichetta… cui prodest? ) e il semafori a tre colori, molto probabilmente, soprattutto verso certi prodotti che non hanno a monte e lungo la filiera produttiva un controllo diretto di uffici terzi quota per quota, partita per partita.
L’export del vino italiano oggi vale il 65% di tutto il fatturato globale. Il nostro Governo, per il vino italiano, deve fare in modo di concentrare tutti i progetti, sforzi economici e impegni degli Ocm e Psr sul tema della formazione, informazione, conoscenza di cosa vuol dire DOP, IGP, STG per il consumatore mondiale non solo americano. Sarebbe un grande successo, una novità, se almeno per tre anni tutto il fondo UE europeo destinato al mondo agricolo (circa 5 mld UE l’anno) circa il 30-35% fosse cumulativamente destinato a questo impegno…tutti i 27 paesi UE coinvolti e aderenti all’unanimità.
La “perdita di quote di mercato… di fatturati aziendali… di posti di lavoro…” sono tutti fattori allarmanti consequenziali e importanti per l’Italia, ma dobbiamo guadare non solo ad oggi, ma al domani, avere lungimiranza, trovare soluzioni durature anche con sacrifici economici di tutti o almeno equamente distribuiti… non certo gravando sui più poveri.
Credo che le “sole parole” a questo tipo di amministrazione americana non servano molto, occorrono fatti, veloci decisioni, decisioni unanimi, valori pesanti, chiarezza nella comunicazione. spero che venga presto recepita e formulato un progetto-soluzione e non perdere tempo come la UE ha già dimostrato essere molto brava, in campi anche molto più importanti che quelli del vino e del cibo di qualità, di non solo perdere il treno, l’aereo, l’auto… ma addirittura il cammello e le tartarughe!
Una UE che non è in grado di decidere unita è perdente in tutti i campi. Si sta avvicinando un tempo dove le “guerre commerciali-economiche-finanziarie” saranno il pane quotidiano e una specie di “guerra mondiale” moderna continua che porta allo stillicidio e in questo contesto le nuove generazioni non accettano di essere passive…..
Giampietro Comolli
Redazione Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
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Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
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