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Donne: una volta grasso era bello

Donne: una volta grasso era bello

By Redazione

Niente, addominali di ferro, costole sporgenti o glutei ridotti: per lungo tempo la donna ideale mostrava forme più che abbondanti, al limite (od oltre) l’obesità.

A dirlo, una ricerca dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e del Chelsea College of Art and Design (di Londra, Gran Bretagna), diretta dal dottor Paolo Pozzilli, endocrinologo, e da
Beatrice Bonafini e pubblicata su “Obesity Reviews”.

Gli scienziati hanno passato in rassegna diverse opere d’arte (sculture, fotografie o dipinti), analizzando l’indice di massa corporea (BMI) delle donne ritratte.

Il loro giudizio lascia pochi dubbi: a lungo tempo, “I canoni di bellezza femminile siano rimasti stabili nel tempo, improntati a una decisa rotondità. Insomma, diciamocelo: le donne
ritratte da pittori e scultori nel passato oggi verrebbero giudicate francamente obese, se non in forte sovrappeso”, spiega il dottor Pozzilli.

Poi qualcosa è cambiato ed “In tempi recenti magrezza è diventata sinonimo di bellezza. Con le donne moderne, sempre più leggere e androgine, che dominano la nostra
cultura”.

La Venere di Willendorf, realizzata intorno al 30.000 a. C, mostra un BMI potenziale superiore a 30, e questo è sintomo di obesità: “Un medico considererebbe una donna simile da
trattare per prevenire le patologie legate all’eccesso di peso”.

L’Afrodite di Cnido (350 a. C.) “E’ francamente in sovrappeso e forte di fianchi. E le altre immagini di divinità antiche riproducono donne piene e morbidi, in cui il ruolo di madre
è dominante”.

L’andamento rimane simile per tutto il Rinascimento, l’Ottocento ed i primi del Novecento. Maestri come Tiziano o Renoir ci hanno lasciato immagini di forme femminili piene e generose: “Taglie
forti con abbondante adipe intorno ai fianchi o sull’addome”.

Poi, la situazione è mutata radicalmente, intorno agli anni 20 del secolo scorso. Secondo gli studiosi, ciò è testimoniato dalla variazione del BMI delle vincitrici di
“Miss America”. Si passa così da un BMI di 24 (1922) ad uno inferiore a 18,5 (1999).

Sul perché di tale fenomeno, le ipotesi sono varie.

Il dottor Pozzilli evidenzia l’influenza della ricerca: il nuovo ideale di bellezza sarebbe stato influenzato dalla ricerca di benessere guidata dalle medicina: “Con l’inizio dei grandi trial
clinici si è visto che un BMI al di sotto di 25 era in grado di proteggere da molte malattie”.

Da non sottovalutare i mutamenti di genere della società. “Il cambiamento di peso è arrivato insieme al nuovo ruolo della donna, che da madre e moglie si è lanciata nella
carriera, iniziando a competere con l’uomo sul lavoro, nella ricerca del potere e del successo”. Tale ruolo attivo era incompatibile con la vecchia fisicità abbondante e generosa: ha
fatto così il suo ingresso una nuova forma di donna, più androgina, magra e scavata.

Così, conclude l’endocrinologo, “Le belle donne sono dimagrite in modo estremo, e non sono mai state così competitive”.

Fonte: B. A. Bonafini, P. Pozzilli, “Body weight and beauty: the changing face of the ideal female body weight”, Obesity Reviews 2010,
doi:10.1111/j.1467-789X.2010.00754.x

Matteo Clerici

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