Cia: “L’impresa agricola ringiovanisce”

25 Giugno 2013
Lecce – L’impresa agricola ringiovanisce. Negli ultimi anni c’è stata una fioritura di nuove aziende agricole. Mentre la quota di imprese registrate alle camere di commercio
prima del 1989 si è progressivamente assottigliata (-12,1% tra il 2009 e il 2012), e quelle create tra il 1990 e il 2000 si sono ridotte sensibilmente (-17,1%), le aziende più
giovani, nate dopo il 2000, sono invece cresciute significativamente (+15%), arrivando a rappresentare quasi il 40% del totale delle imprese agricole e agroalimentari. È quanto emerge
dal dossier Cia-Censis sull’agricoltura italiana presentato oggi a Lecce alla VII Conferenza economica della Confederazione italiana agricoltori. Nel settore agricolo è in corso da tempo
un processo di profondo rinnovamento, che interessa la ricomposizione degli assetti fondiari e prende forma nella progressiva sostituzione dell’impresa tradizionale con nuovi e più
competitivi modelli aziendali. Il processo di ringiovanimento del tessuto d’impresa ha coinciso con il consolidarsi di una nuova generazione di giovani imprenditori: il 10% dei conduttori ha meno
di 40 anni, con punte nel Nord-Ovest del 13,4% e nelle isole del 12,3%. Tra gli imprenditori agricoli 25-40enni, il 45,3% è diplomato e l’11,2% ha una laurea. E tra quanti decidono di
intraprendere l’attività agricola prima dei 25 anni, il 65,3% ha un diploma superiore e il 5,2% è già laureato.
Cresce la dimensione media delle imprese. L’agricoltura italiana è stata segnata negli ultimi anni anche da un importante processo di consolidamento strutturale. Tra il 2010 e il
2012, mentre le imprese senza addetti hanno registrato una significativa contrazione (-7,9%) e quelle fino a cinque addetti hanno visto ridurre di misura la propria base, è cresciuto
esponenzialmente il numero delle imprese più strutturate: 18,4% quelle con 10-19 addetti, 37% quelle con 20-49 addetti e addirittura 60,9% quelle con più di 50 addetti. Negli anni
della crisi il lavoro dipendente nell’agricoltura è aumentato: 4,6% gli occupati dipendenti e 5,1% quelli con meno di 35 anni. Dal censimento dell’agricoltura del 2010 sono emersi altri
cambiamenti strutturali. Alla diminuzione del numero delle imprese agricole e alla riduzione delle superfici coltivate, ha corrisposto un incremento del 44% della dimensione media della
superficie agricola utilizzata, che si attesta oggi a quasi 8 ettari. La diminuzione del numero delle imprese ha riguardato quelle di piccolissima dimensione: il loro numero si è
dimezzato in dieci anni (-51%). La crescita della dimensione media ha interessato tutte le aree del Paese, e in particolare Sicilia e Sardegna, dove l’incremento è stato dell’82%,
passando da 5 a 9,1 ettari in media. Aumenta anche la flessibilità delle forme di possesso dei terreni. Tra il 2000 e il 2010 le forme diverse dalla proprietà (affitto e uso
gratuito) riguardano ormai il 38,1% della superficie coltivata (un valore che nel 2000 era pari al 23,2%).
Diversificazione di qualità ed export d’eccellenza: le chance immediate dell’agricoltura. La diversificazione delle produzioni e l’attenzione alla qualità dei prodotti sono
le dinamiche più importanti che stanno interessando oggi l’agricoltura italiana. Tra il 2008 e il 2011 sono aumentati del 4,2% i produttori di prodotti agroalimentari di qualità
(Dop, Igp, Stg), soprattutto nelle regioni del Sud (+21,6%). Nello stesso periodo le aziende agrituristiche autorizzate sono cresciute di quasi 4.000 unità, passando da 18.480 a
20.413, registrando un aumento del 10,5% in cinque anni. Il contributo dei beni agricoli all’export italiano potrebbe essere del 6,6% nel periodo 2014-2016. I beni alimentari presentano un
potenziale contributo di crescita che raggiungerebbe il 3,8% nel 2013 e il 7,3% nel periodo 2014-2016. L’export italiano di vini da tavola e di vini di qualità ha raggiunto nel 2011 un
valore di 5,4 miliardi di dollari, con un incremento del 26,3% rispetto al 2007 e del 16,3% tra il 2010 e il 2011. Cina (+46,6%), Ungheria (+22,1%) e Russia (+17,3%) sono i Paesi di
destinazione a più alta crescita. L’olio di oliva italiano, con una quota del 29,9% sul totale del mercato mondiale nel 2011 e un incremento del valore esportato del 12,9% rispetto al
2007, ha una capacità di offerta pari a un miliardo e 721 milioni di dollari.
Redazione Newsfood.com+WebTv