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Cia: cala l’inflazione, ma gli alimentari restano cari

By Redazione

 

I prezzi sui campi vanno in discesa (meno 6,5/7 per cento nello scorso mese di novembre rispetto all’analogo periodo del 2007), ma sugli scaffali continuano ad essere troppo cari
(più 4,3 a dicembre). E così la spesa alimentare durante il 2008 è aumentata, in termini monetari, del 4,5 per cento (482 euro la spesa media a famiglia), con un
esborso in più di circa 5,3 miliardi nei confronti dell’anno precedente, mentre i consumi hanno fatto registrare un nuovo ristagno, anche se non si sono avuti i paventati
crolli annunciati nelle scorse settimane. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati provvisori dell’ Istat sull’inflazione a
dicembre.

La Cia ricorda che i prezzi agricoli alla produzione nel corso degli ultimi mesi hanno avuto un costante calo, con punte anche del 40 per cento (come per il grano). Gli stessi
agricoltori hanno visto scendere i loro redditi, anche a causa dell’incremento vertiginoso dei costi produttivi e degli oneri sociali. Un eguale andamento, purtroppo, non si
è avuto nei vari passaggi della filiera e così i prodotti alimentari non hanno avuto, al dettaglio, la tanto attesa flessione. Si registrano lievi correzioni al ribasso:
si è passati dal più 4,7 per cento di novembre al più 4,3 per cento di dicembre. Troppo poco. I listini, nel complesso, hanno mantenuto livelli eccessivamente alti
e alcune quotazioni non trovano alcuna giustificazione. Questo spiega l’aumento del 3,3 per cento dell’inflazione nel corso del 2008.

La spesa alimentare, nei primi dieci mesi del 2008, ha rappresentato in media, il 18,8 per cento di quella totale. E’ aumentata -avverte la Cia- la percentuale di famiglie che
hanno acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2 per cento). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la
maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2 per cento (specialmente nel Centro-Nord con il 73 per cento). A seguire il negozio tradizionale (64,9 per
cento), in particolare nel Sud (77,1 per cento). Da rilevare che per la spesa nei mercati rionali ha optato il 21 per cento delle famiglie residenti nel Centro-Nord e il 31,7 per cento
quelle delle regioni meridionali.

La percentuale del 18,8 per cento della spesa alimentare su quella complessiva è -conclude la Cia- così ripartita: 3,2 per cento pane e cereali, 4,3 per cento carne, 1,7
per cento pesce, 2,5 per cento latte, formaggi e uova, 0,7 per cento oli e grassi, 3,4 per cento frutta, ortaggi e patate, 1,3 per cento zucchero, caffé e altri, 1,7 per cento
bevande.

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