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Castel San Pietro, vivere con lentezza

By Redazione

Che la piccola Castel San Pietro Terme sia una “città slow”, lo si percepisce appena usciti dalla stazione. Una stazione piccola e distante dal centro abitato almeno un chilometro. La
lontananza dal treno è un modo, forse inconscio, di preservare intatta la propria tranquillità, rispetto alla velocità delle moderne città a cui invece è
collegata. Quel chilometro solitario, gli abitanti di Castel San Pietro abitualmente lo fanno in auto o in bicicletta. Ma, parallelamente, un sentiero alberato invita ad entrare nella
città passeggiando. Un percorso “iniziatico” di 10 minuti che prepara, soprattutto lo “straniero urbano” a decelerare. Qui la vita scorre più lenta.

Chi avrebbe mai detto che la lentezza poteva diventare un marchio di qualità? Il desiderio di ritornare a vivere secondo ritmi più rilassati, riscoprendo e puntando sulla
qualità della vita, ha portato alla nascita delle “Città Slow”. Oggi è una rete internazionale: piccoli centri che decidono insieme di condurre esperienze comuni, a partire
da un codice condiviso di comportamenti concreti e verificabili, allargando l’attenzione dalla buona tavola, alla qualità dell’accoglienza, dei servizi, del tessuto urbano.

Città Slow è una derivazione del movimento Slow Food che fiorì quando aprirono dei McDonald’s in alcune piazze storiche di Roma nel 1989. I suoi sostenitori, tra cui il
regista Mario Soldati, si opponevano al fast food riscoprendo i sapori delle cucine regionali e al gioia dei pasti tranquilli.

Città slow iniziò quando quattro piccole città italiane, — Greve in Chianti, Bra, Orvieto e Positano — stilarono un documento contenente 55 obiettivi, tra cui
chiudere alcune strade al traffico, proibire l’apertura di catene di supermarket e limitare le insegne luminose. Era il 1999. Oggi quasi 80 città tra Italia, Germania, Svizzera, Gran
Bretagna, Norvegia, Brasile, Giappone, Grecia, Spagna, Portogallo e Croazia ne sono divenuti membri. Nel nostro Paese sono 54 le città slow, 8 in Emilia Romagna. Una di queste isole
felici, Castel San Pietro Terme, si trova proprio a pochi chilometri dal capoluogo.

I Comuni che aderiscono a questa iniziativa si propongono di rendere l’uomo protagonista del lento succedersi delle stagioni attraverso: l’attenzione alla salute dei cittadini, il
rispetto della genuinità dei prodotti e della buona cucina,il recupero delle tradizioni
L’insieme dei requisiti ritenuti indispensabili per diventare Cittaslow sono all’interno di sei categorie riguardanti:
– Politica Ambientale
– Politica Infrastrutturale
– Tecnologie per Qualità Urbana
– Valorizzazione delle produzioni autoctone
– Ospitalità
– Consapevolezza

Castel San Pietro ha ottenuto il marchio di qualità nel marzo del 2005. Ma cosa significa per chi ci abita, vivere in una città slow?
«E’ una cittadina dove ci si rispetta molto fra noi abitanti- afferma una ragazzina che gira in bici per piazza XX Settembre – Non vorrei che cambiasse per avere più divertimenti.
So che posso trovarli in altre città. Qui a Castello si viene per la tranquillità».
«Ci siamo rimpadroniti del nostro tempo». Dicono Luisa e Pietro, una coppia di pensionati che sono tornati a Castel San Pietro, dopo aver vissuto vent’anni a Bologna per motivi di
lavoro. Al contrario di Alfredo che ha preferito fare il pendolare per 30 anni piuttosto che spostarsi in città. «E’ una città ancora a misura d’uomo, salubre e
vivibile- dice-. E poi vuole mettere i vini, i salumi e i formaggi e soprattutto il miele che si mangia qui? Ora mi godo davvero la mia vita da pensionato»
«La particolarità di vivere slow?- si domandano due signore che passeggiano sotto i portici- Beh, ci sono ancora prodotti genuini che arrivano dalla campagna e sappiamo ancora cosa
mangiamo. E poi camminando sul lungo fiume si respira ancora aria buona»

«Slow è anche poter godere del silenzio- dichiara una una giovane mamma che porta a spasso suo figlio- Anch’esso diventato un bene prezioso e raro».
«Puoi uscire a qualsiasi ora del giorno e della notte,- afferma Gina, una trentenne in tenuta ginnica – avere tutti i sevizi vicini e a portata di mano: la scuola, il Comune,
l’ospedale. Prima vivevo a Bologna centro. Non tornerei mai indietro. Nonostante la mia vita sia frenetica, perchè sono una mamma che lavora trovo facilmente il tempo per me. Anche
in un’ora sola riesco ad andare a correre o in palestra e non devo fare dieci fermate di autobus».
«E’una città radiosa- dice Antonio, che dall’accento si capisce avere origini meridionali- Sono 37 anni che vivo qui perchè somiglia ad una cittadina del Sud per la
solarità e il culto dei prodotti tipici, ma con il vantaggio avere tanti servizi che funzionano bene». Tra gli abitanti di Castel San Pietro non ci sono solo italiani.«Non ci
siamo mai sentiti extracomunitari- dichiara una coppia di pakistani- E’una città davvero accogliente. Abbiamo ottenuto addirittura la casa del Comune. E’ cara ma ne vale la sua
tranquillità».

Tranquillità, buoni servizi, aria pulita e prodotti autoctoni sono i beni irrinunciabili per chi abita in questa, ma come in tutte le città slow. Beni che sono anche i passi
fondamentali per ritrovare una vita a misura d’uomo. Passi fatti, certo, guardando al passato delle tradizioni recuperate e soprattutto mirando ad un futuro sempre più prossimo, dove il
tempo, sì, sarà ancora denaro, ma la qualità del tempo varrà ancora di più.

lastefani.it

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