“Blue tongue”
19 Aprile 2007
Sono gli allevatori della provincia di Livorno a richiamare con forza l’attenzione della Regione sulla situazione in cui sono venute a trovarsi le cosiddette “aziende
sentinella” preposte alla attuazione del Piano di sorveglianza sierologia per la febbre catarrale degli ovini (blue tongue) previsto dall’ordinanza del ministro della Sanità
dell’11 maggio 2001. Nel momento in cui anche la Toscana è stata interessata dalla problematica della blue tongue, malattia non trasmissibile all’uomo, che colpisce tutti i
ruminanti sia domestici che selvatici, ma che si manifesta clinicamente soltanto negli ovini, la Regione ha opportunamente predisposto interventi a favore delle aziende zootecniche, tramite la
legge regionale n. 25/2003. Si tratta nello specifico dell’erogazione di un contributo diretto a compensare parzialmente i costi e i disagi di cui gli allevatori si fanno carico con la
messa a disposizione delle Asl dei propri capi, per i prelievi periodici di sangue finalizzati a verificare l’esistenza di circolazione virale.
“L’importo di 90 euro/capo all’anno -commenta Stefano Poleschi, presidente Cia Livorno- non è assolutamente sufficiente ad indennizzare il tempo impiegato
dagli allevatori e le problematiche cui vanno incontro i capi soggetti al prelievo che ha cadenza mensile, e non gratifica peraltro l’impegno e la disponibilità di coloro che
contribuiscono direttamente alla effettuazione di un pubblico servizio”.
Il provvedimento ha visto terminare la propria operatività e la relativa copertura finanziaria con la fine del 2005. Gli allevatori interessati hanno comunque proseguito
nell’impegno senza che al momento sia stato previsto un rifinanziamento dell’intervento.
“In questa particolare congiuntura -sottolinea Giordano Pascucci- esortiamo la Regione e gli organi preposti ad operare tempestivamente una soluzione per un provvedimento che
riveste un limitato impegno finanziario, mentre è testimonianza di attenzione ad un settore che si dibatte tra molte difficoltà, ma è anche vanto di produzioni di
eccellenza del comparto agricolo toscano”.
“Gli allevatori hanno dimostrato ancora una volta -conclude Poleschi- la responsabilità e l’attaccamento alla attività, ma sono ora sfiduciati da questa
disattenzione nei loro confronti e si aspettano il riconoscimento del loro impegno, ma soprattutto del loro ruolo produttivo nella Regione”