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Anche la mandria va in vacanza: pratica e produzione in alpeggio

Anche la mandria va in vacanza: pratica e produzione in alpeggio

By Redazione

A partire dalla seconda metà di giugno, gli allevatori che hanno la possibilità di disporre di un pascolo montano, conducono i loro capi alla pastura in alpeggio, dove rimarranno
fino alla fine di settembre.

Il valore di tale pratica, purtroppo sempre più in disuso, non è solamente folkloristico: una buona gestione della mandria in alpe, infatti, permette di garantire un alto livello
di benessere dei capi, uno sfruttamento positivo di territori altrimenti inutilizzabili, un risparmio sulle spese di alimentazione e, non ultima, una qualità del latte prodotto del tutto
particolare.

Gli animali che maggiormente godono dell’alpeggio estivo sono le bovine da latte che, dopo l’inverno trascorso in stalla (a stabulazione fissa o libera), vengono lasciate allo stato brado o
semi-brado, seppur sotto debito controllo.

Le zone adibite a tale scopo sono generalmente aree foraggere, fino a 2500 metri di altitudine, poco o per nulla raggiungibili dai mezzi della moderna agricoltura.

Ovviamente un pascolo non si improvvisa: le condizioni climatiche e vegetative sono tra i primi fattori che devono essere valutati, insieme alla pendenza e alle asperità del suolo, alla
vicinanza di altre aree di pascolo (riservate alla stessa o a diverse specie), l’accessibilità da parte di animali selvatici, nonché l’esposizione a fonti di inquinamento chimico
e/o acustico.

Lo spazio a disposizione degli animali, inoltre, deve essere sufficiente per garantire l’accesso ad una giusta quantità e qualità di alimento; temperatura e precipitazioni
influiscono sulla disponibilità e sulle caratteristiche nutritive del foraggio, oltre che sulla salute dei capi che vi sono sottoposti.

Nel caso di appezzamenti recintati, più sicuri verso il rischio di sconfinamento del bestiame in aree inadatte e pericolose, è necessario accertarsi che il suolo fornisca
opportuno sostentamento durante l’intero periodo di permanenza o, se occorre, disporre un’integrazione fornita dall’uomo.

Allo stesso modo, l’acqua dev’essere quotidianamente disponibile e deve avere i requisiti igienici basilari.

La presenza di un ricovero, sotto cui trovare riparo da pioggia o sole, assicura ulteriore comfort, tuttavia la limitata durata dell’alpeggio e la stagione mite ne giustificano l’eventuale
assenza.

Trattamenti sanitari sul terreno e sui capi (soprattutto contro infestazioni da parassiti), uniti alle corrette misure igieniche (come l’osservanza dei periodi di sospensione dell’utilizzo del
suolo o il divieto di stabulazione inter-specifica), assicurano una buona protezione verso lo sviluppo di patologie.

E’ bene, inoltre, introdurre al pascolo d’alpe animali in buona salute, dotati fra loro del medesimo stato sanitario, e eventualmente predisporre un angolo di isolamento.

Solitamente l’alpeggio viene riservato alle bovine a fine lattazione, richiedendo quindi la sincronizzazione fra il ciclo produttivo dell’animale e il susseguirsi delle stagioni.

In questo modo, l’ambiente rustico del pascolo incide solo marginalmente sulla produzione di latte, ormai agli sgoccioli.

La mungitura, perciò, non comporta eccessivi problemi e, anzi, il latte prodotto è particolarmente ricco di materia utile (grasso e caseine), in quanto frutto della coda della
lattazione ed è anche ricco di molte sostanze aromatiche derivanti dall’ingestione delle profumate essenze di montagna.

La maggior presenza di caroteni nel foraggio fresco, poi, conferisce un colore più giallo rispetto al bianco del latte di stalla.

Tutto ciò rende particolarmente pregiato il formaggio prodotto in alpe, tanto che l’alpeggio risulta requisito essenziale in molti capitolati di produzione di prodotti IGP, DOP e di
presidi italiani.

Il periodo trascorso al pascolo appare, dunque, come una vera e propria vacanza salutare: tanto per gli animali che hanno possibilità di svolgere attività motoria funzionale al
parto o, nel caso delle giovani manze, utile alla loro crescita, quanto per il consumatore dei prelibati prodotti ottenuti da questi stessi animali.

Marta Banni

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