Vino: alla Cina piace il rosso

28 Maggio 2013
Rosso: il colore della forza, della guerra, del vino che piace la Cina.
Bastano i dati per inquadrare il fenomeno: nel solo 2012, il Paese del Dragone ha acquistato 1,58 miliardi di dollari di vino, 4 milioni di ettolitri in totale. Un aumento del 9%, rispetto al
2011, notevole anche se meno contenuto della crescita 2008-011, dove l’import era aumentato del 400%.
La nuova Cina è uno Stato dove è nata una nuova classe media, dotata di buoni mezzi finanziari e della voglia di cose di valore, allo stesso tempo status symbol ed oggetti per
vivere meglio.
Ecco allora il vino rosso: un rosso locale, come il popolarissimo Great Wall dello Shandong, che produce circa 68.000 bottiglie l’anno. Tuttavia, il vino rosso più amato è quello
straniero, con puntate frequenti nelle case d’aste più famose, Sotheby e Christie’s in testa.
Etichette più desiderate, quelle francesi: più del 50% del vino straniero in Cina arriva dalle cantine transalpine, coi produttori bleus capaci di dominare il mercato dal 2008 ad
oggi.
Purtroppo, l’Italia non riesce ad imitare: anzi, è quasi un’estranea. Su 100 bottiglie di vino rosso, 51 sono francesi e solo 6 italiane, meno di Australia, 14, e Spagna, 7. Nel 2006 la
Francia vendeva il triplo dell’Italia; ora vende otto volte tanto.
Tuttavia, qualcosa cambia: rispetto al 2006, i produttori nostrani hanno aumentato del’11% in vino venduto nel Paese orientale.
Inoltre, sono in atto iniziative varie per far apprezzare le etichette nostrane. Così, a maggio nove importatori cinesi sono state invitate Regioni italiane, Toscana, Piemonte, Sicilia e
Puglia. Più corposo, il programma Vini italiani in Cina: messo in dal Ministero dello sviluppo economico e dei produttori, vuole far conoscere il meglio dell’enologia tricolore ai nuovi
ricchi cinesi, usando come cavallo di Troia la fame del made in Italy.
Matteo Clerici