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ISTITUTO ITALO CINESE: L’ OCCIDENTE E IN PARTICOLARE L’ITALIA POSSONO ESSERE UTILI ALLA CINA

ISTITUTO ITALO CINESE: L’ OCCIDENTE E IN PARTICOLARE L’ITALIA POSSONO ESSERE UTILI ALLA CINA

By Redazione

Roma: Cina Cultura – Pontificia Universita’ Antonianum Convegno “Cercare Amici in Oriente”
Achille Colombo Clerici pres. Istituto Italo Cinese – Cesare Romiti pres. Fondazione Italia Cina
 
Data: 21 aprile 2012 10:49:26 GMT+02:00
Oggetto: Cina Cultura – Pontificia Universita’ Antonianum Convegno “Cercare Amici in Oriente” – Achille Colombo Clerici pres. Istituto Italo Cinese – Cesare Romiti pres. Fondazione Italia
Cina

Al convegno presso la Pontificia Università Antonianum di Roma interventi e messaggi di Giulio Andreotti, di Cesare Romiti (Fondazione Italia Cina), del consigliere della Repubblica
Popolare Han Qiang, dell’ambasciatore Thomas Han. del professor Giuseppe Buffon, dell’ambasciatore a Pechino Attilio Massimo Iannucci.

Conoscersi per comprendersi: questo il messaggio forte che unisce i valori francescani e la cultura laica più illuminata, scevra di reminiscenze colonialistiche, emerso  dal convegno
svoltosi presso l’aula “S. Antonio” della Pontificia Università Antonianum di Roma sul tema “Cercare amici in Oriente: l’Italia e la Cina”.

Alta la rappresentatività degli intervenuti, italiani e cinesi, e una convinzione comune: ripetere incontri di questo tipo.

Tra i presenti l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco.

I lavori sono stati condotti da Giovanni Cubeddu, Vicedirettore di 30Giorni.

La cronaca.
Nel suo saluto il Magnifico Rettore prof. Priamo Etzi O.F.M. ha ricordato come i francescani, 700 anni fa, abbiano rappresentato il primo ponte culturale e di reciproca conoscenza tra occidente e
oriente, allora lontanissimo e misterioso.

Quindi il Consigliere dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese  Han Qiang, in rappresentanza dell’Ambasciatore a Roma Ding Wei impegnato a Pechino, ha effettuato una analisi
realistica e puntuale della Cina di oggi: un Paese che ha fatto enormi passi verso il benessere, ma che ha ancora bisogno di molti prodotti e conoscenze dall’Italia e dagli altri tecnologicamente
più avanzati Paesi dell’occidente.

Achille Colombo Clerici, presidente dell’Istituto Italo Cinese, ha affermato : “Il mondo occidentale ed in particolare il nostro Paese possono contribuire notevolmente a completare il processo di
modernizzazione della Cina e di sviluppo di una sua funzione di polo di influenza  nel contesto mondiale, ma debbono muoversi in linea con le posizioni di quella cultura che non è
cultura in qualche modo derivata da quella occidentale, ma originaria e compiuta. E’ quindi fondamentale comprenderne l’essenza e coglierne le differenze da quella occidentale. “L’Istituto Italo
Cinese, nello svolgimento del suo compito istituzionale, coordina una rete di enti culturali e di organizzazioni rappresentative di categorie economiche, nell’approfondimento di tematiche
emergenti dall’attuazione del XII Piano di sviluppo economico, approvato dal Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese l’anno scorso”

Con  una raffica di aneddoti Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina, ha rievocato i primi difficili passi in Cina di una grande industria italiana, la Fiat, che camminava di
pari passo con una missione diplomatica “ombra” voluta dall’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti: “Quando ci trovavamo a Pechino – appunta Romiti – c’era sempre una chiesa cattolica
aperta per noi”.

L’attività di Andreotti – concretatasi in un messaggio inviato al convegno nel quale, tra l’altro, si ringraziano Colombo Clerici e Romiti   – è stata probabilmente, lo
conferma la storia, la più efficace dell’intero mondo occidentale.

Lo stesso Andreotti, Aldo Moro, Vittorino Colombo (che fondò l’Istituto Italo Cinese),  l’allora ministro degli esteri Giacomo Medici,  sono stati, con molti altri italiani, i
principali attori di una politica di apertura della Cina al mondo occidentale, indispensabile per lo sviluppo economico globale e per il mantenimento della pace.  

Né è mancato un acuto riferimento alle polemiche sul capitolo dei diritti umani: il socialismo alla cinese, ha detto Andreotti, va visto come la via verso la democrazia del
Paese.

Di grande interesse l’intervento di Thomas Han, Ambasciatore della Corea del Sud presso la Santa Sede, e docente di economia, che ha rilevato come i principi fondamentali del confucianesimo
vengano applicati nell’economia sociale di mercato.

Mentre il prof Giuseppe Buffon O.F.M. della Pontificia Università “Antonianum”, ha auspicato la revisione storiografica sui rapporti occidente-Cina finora condizionata da una matrice di
origine anglosassone.

Infine, ma non certo ultimo per importanza, il messaggio dell’Ambasciatore Italiano a Pechino Attilio Massimo Iannucci di plauso alle motivazioni del convegno e di assicurazione che anche la
diplomazia cinese apprezza ed auspica nuovi, analoghi, momenti di incontro e di dibattito.
 

 Benito Sicchiero
 Newsfood.com

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