Il “tarocco” sbanca l'agroalimentare Ue: bloccati e sequestrati oltre 8 milioni di prodotti
27 Novembre 2007
Il pericolo per l’agroalimentare italiano ed europeo è “giallo” e si chiama Cina, un dato per tutti: il 75 per cento dei 255 milioni di articoli contraffatti sequestrati, nel 2006,
nell’Unione europea provengono dal paese asiatico, e i “tarocchi” agroalimentari tolti dal commercio ammontano a più di 8 milioni. E’ quanto emerso dal convegno a Bruxelles promosso
dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori e dall’Unione avvocati europei sulla tutela comunitaria dei prodotti agroalimentari Ue.
Oltre che dalla Cina, che ormai sta invadendo con prodotti “taroccati” i mercati di tutta Europa, soprattutto quello italiano, gli agroalimentari sequestrati provengono -afferma la Cia- per il
14 per cento da Hong Kong e per il 4 per cento dal Taiwan. A seguire Svizzera, Repubblica Araba, Turchia, Ucraina e Russia.
Le esportazioni cinesi, tuttavia, rappresentano l’elemento più preoccupante. In Italia, in particolare, si registra una vera e propria invasione di derivati del pomodoro (cresciuti di
oltre il 130 per cento), di aglio (più del 20 per cento), di mele, di funghi e di verdure in scatola. Tutti prodotti che possono essere facilmente spacciati come “made in Italy”, proprio
per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.
Non solo. Ci possono essere anche rischi per la salute, visto che tantissime confezioni -come è stato denunciato dalle stesse forze preposte ai controlli e alla vigilanza- mancano
nell’etichetta elementi essenziali, come quello relativo alla scadenza.
Tra i prodotti maggiormente falsificati -sottolinea la Cia- troviamo le sigarette, l’abbigliamento e gli strumenti tecnologici, profumi, medicinali, Cd, Dvd, materiali elettrici, orologi,
oggetti di bigiotteria. Ma è proprio nell’agroalimentare che si riscontra una crescente contraffazione. I prodotti più “taroccati” -avverte la Cia- risultano quelli a
denominazione d’origine, Dop e Igp, il cui peso economico nell’Unione europea è crescente.
Nel 2006 il fatturato Ue al consumo di questi prodotti è stato di 32 miliardi 500 milioni di euro, con un aumento del 3,5 per cento. Consistente anche l’export: sempre l’anno scorso
è stato di 4 miliardi 890 milioni di euro, con un incremento del 9,4 per cento nei confronti del 2005. Attualmente i prodotti europei Dop e Igp riconosciuti sono 776, ma in lista di
attesa per il riconoscimento da parte dell’Ue ce ne sono moltissimi. Tanti dossier di richieste provengono dai nuovi stati membri, Romania in testa.
Davanti a questi problemi -conclude la Cia- occorre immaginare un approccio diversificato alla tutela delle nostre produzioni di qualità. Tra gli strumenti a disposizione vi sono i
rapporti bilaterali con i paesi partner, le sinergie di sistema tra produttori e distributori, il rafforzamento della tutela legale contro i fenomeni dell’agropirateria. E’ necessario, in primo
luogo, impostare una vera politica commerciale, che fissi obiettivi e priorità oggi non ancora evidenti in Italia. Le attività di promozione devono essere considerate una parte
del tutto, non devono sostituirsi ad una visione complessiva, di sistema, della valorizzazione dell’economia agroalimentare italiana di qualità.