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Etichette in italiano obbligatorie? Non sempre

Etichette in italiano obbligatorie? Non sempre

By Redazione

Sono titolare di una piccola industria alimentare.

Nel corso di un’ispezione mi è stato fatto rilevare che le etichette di alcune materie prime presenti nel magazzino non erano scritte in italiano.
Si tratta veramente di un obbligo di legge?

Risponde Alfredo Clerici, Tecnologo Alimentare:

 

L’argomento è regolamentato dal decreto legislativo 109/92.

All’articolo 3, comma 2 si legge: «Le indicazioni di cui al comma 1 [denominazione di vendita, elenco degli ingredienti, quantità nominale, termine minimo di conservazione o data di scadenza, nome o ragione sociale o marchio depositato e sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nella CE, sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento, lotto di appartenenza del prodotto, ecc.] devono essere riportate in lingua italiana; è consentito riportarle anche in più lingue. Nel caso di menzioni che non abbiano corrispondenti termini italiani, è consentito riportare le menzioni originarie».

Questo, però, riguarda unicamente i prodotti destinati al consumatore finale (quelli, cioè, che ognuno di noi trova sugli scaffali dei negozi e che acquista per uso personale).

Malgrado la prescrizione normativa sia chiara, peraltro, non è infrequente trovare confezioni con etichette più o meno multilingue, ma prive della versione italiana o con traduzioni approssimative: ancora una volta non ci resta che raccomandare la massima vigilanza.

Segnaliamo infine che lo stesso obbligo riguarda le indicazioni presenti sui distributori automatici di cibi o bevande (art. 15, comma 3 del citato 109/92)

Il quesito postoci si riferisce però un’altra tipologia di prodotti, quelli, cioè, di cui si occupa l’articolo 17: Prodotti non destinati al consumatore.

Si tratta di «prodotti alimentari destinati all’industria, agli utilizzatori commerciali intermedi ed agli artigiani per i loro usi professionali ovvero per essere sottoposti ad ulteriori lavorazioni nonché i semilavorati non destinati al consumatore».

Per le etichette di questi prodotti non è obbligatorio l’uso della lingua italiana (comma 2-bis).

L’argomento è stato ribadito in una circolare del Ministero dell’Industria (n.165, del 31.3.00), nella quale si legge:

«Le esigenze prescritte all’art. 17 non hanno mai presentato problemi in quanto risultano rispondenti alle esigenze dei mercati internazionali. Gli addetti alla vigilanza, pertanto, non possono sostituirsi alle aziende e pretendere che le informazioni in parola vadano fornite in lingua italiana, se le aziende sono in condizione di riceverle in qualsiasi lingua. Se un’azienda acquista un prodotto in un altro paese con la documentazione redatta nella lingua originaria o in lingua inglese, vuol dire che nel proprio ambito la lingua in parola è conosciuta e, quindi, le informazioni sono assicurate».

 

Per saperne di più:

Le etichette dei prodotti alimentari

Alfredo Clerici

Editrice Taro

ISBN 9788887359497

€ 38,00

editricetaro.it

 

Dott. Alfredo Clerici
Tecnologo Alimentare

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