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Sandra Sazzini (Legambiente Turismo) racconta la sostenibilità a Londra

Sandra Sazzini (Legambiente Turismo) racconta la sostenibilità a Londra

By Redazione

 

A Sandra Sazzini, responsabile internazionale di Legambiente Turismo, che annota su di un blog https://aragoste.splinder.com/ esperienze dirette e dispensa consigli di vita quotidiana a
turisti, casalinghe e albergatori e ha compiuto recentemente un breve soggiorno a Londra – e ha potuto di vedere, con l’occhio del visitatore e del consumatore, il modo in cui la
grande «Metropolis» del nostro tempo tenta di adeguarsi e inserire la sostenibilità nella vita di tutti i giorni – abbiamo chiesto un report sui cambiamenti in atto
nella distribuzione con particolare attenzione ai generi alimentari.

“Data la mia passione per la cucina, comprese anche le ricette esotiche, – racconta Sandra Sazzini – ho visitato due grandi catene alimentari alla ricerca di prodotti tipici come curry,
mint sauce, chutney e dill mustard, con i quali riprodurre a casa i sapori del Commonwealth britannico. Quindi ho dovuto leggermi con attenzione le etichette per evitare di portare a
casa roba inutilizzabile. Questa lettura accurata ha dato risultati molto interessanti ed ha evidenziato la tendenza, molto più marcata nella distribuzione di qualità come
Marks & Spencer ma presente anche nella più popolare Tesco, ad inserire volontariamente nelle etichette sia elementi aggiuntivi sulla qualità e provenienza del
prodotto sia indicazioni sull’imballo e sul suo corretto smaltimento. Il tutto in modo molto semplice e comprensibile.

Ad esempio: il simbolo del peperoncino indica il grado piccante dei preparati da sedate a mild, medium a hot; una V dentro ad un cerchio indica che il preparato è adatto ai
vegetariani e nelle spezie è indicata la provenienza: prodotto in Australia, nel caso del curry in foglie, oppure more than one country, ovvero proveniente da diversi paesi.
Avremmo delle sorprese se lo facessero anche coloro che commercializzano l’olio d’oliva in Italia! Ma forse, visto che il Regno Unito non produce spezie, è più
facile per loro essere precisi, come ad esempio nella salsa di menta, prodotta con British Grown Mint oppure con la mostarda Real Ale, con autentica birra chiara inglese.

I pacchetti di cartoncino riportano spesso la fonte: SOURCE: FSC – Sustainable sources e poi l’indicazione di smaltimento paper/carton. Molti vasetti di vetro portano
l’indicazione della quantità di vetro riciclato usato (20% minimo, ma ho trovato anche vasetti con 80%), invitano a riciclare il vasetto, una volta utilizzato, mettendo
l’indicazione widely recycled, (che vuol dire: non cercate scuse e trovatevi il contenitore per il vetro) ed anche il coperchio o lid da mettere nei metalli, ma controllando la
disponibilità locale della raccolta differenziata (frase complessa che in inglese si riassume con tre parole: check local recycling).

Le catene salutiste stanno sostituendo sempre più i tradizionali fast food, soprattutto nei quartieri più abbienti, ma anche in quelli frequentati da studenti, come ad
esempio Bloomsbury. In una di queste, dove ho mangiato più volte, ho trovato i sandwich invernali, i succhi di frutta freschi (scadenza 24 ore) come frullati in casa, le zuppe
del giorno con prodotti di stagione, i sacchetti di patatine fritte, cui nessun inglese rinuncia, senza grassi idrogenati. Le stoviglie usa e getta erano di cartone e vi era una
struttura molto compatta – del resto gli inglesi sono gli inventori dei mobili utilitaristici e poco ingombranti – per il riciclaggio ordinato dei rifiuti ai tavoli.

Nelle etichette poi compariva spesso la scritta AIR MILES: siamo convinti che il trasporto aereo di frutta e verdura sia davvero esagerato. Non è necessario e pertanto, ad
eccezione delle foglie fresche di basilico, non lo facciamo! 

Ho pensato che per gli inglesi solo la “caprese” val bene il sacrificio!

 

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