FREE REAL TIME DAILY NEWS

Ecco la top ten dei cibi che sprecano energia

By Redazione

Vino australiano, prugne cilene e carne argentina salgono nell’ordine sul podio della top ten dei cibi che sprecano energia e contribuiscono all’emissione di gas ad effetto serra a causa dei
trasporti che subiscono per arrivare in Italia, la speciale classifica è stata stilata dalla Coldiretti dal Forum Internazionale sull’energia di Venezia realizzato con la collaborazione
dello studio Ambrosetti per evidenziare come anche un comportamento di acquisto responsabile possa contribuire alla riduzione dell’inquinamento e al risparmio energetico, dopo il record fatto
segnare dai prezzi del petrolio.

Si tratta di tre prodotti che devono percorrere distanze nettamente superiori ai 10mila chilometri prima di giungere sulle tavole e che – sostiene la Coldiretti – possono peraltro essere
convenientemente sostituiti da ben piu’ valide alternative offerte dalla produzione nazionale. Se la produzione di vino Made in Italy è destinata per quasi il 60 per cento ai 469 vini
nazionali Doc, Docg e Igt, l’Italia ha il primato europeo nella quantità, varietà e sanità dell’ortofrutta mentre per la carne c’è quella proveniente dalle
prestigiose razze storiche italiane come la Chianina, dalla quale si ottiene la fiorentina.

Nella classifica dei prodotti «da evitare» per un comportamento ambientalmente sostenibile la Coldiretti ha anche inserito nell’ordine: il mango del Peru’, l’anguria da Panama, la
carne dal Brasile, l’aglio dalla Cina, l’uva da tavola dal Sud Africa, i meloni da Guadalupe e il riso dagli Usa. Per alcuni di questi prodotti – riferisce la Coldiretti – sono stati rilevati
anche problemi di carattere sanitario come nel caso della carne proveniente dal Brasile per la quale la stessa commissione Europea è intervenuta per limitare le importazioni
perché non soddisfa i requisiti sanitari dell’Unione, mentre sull’ aglio che viene dalla Cina pesano tutte le perplessità provocate dalle emergenze sanitarie che si sono
verificate per gli alimenti provenienti da quel Paese. E per gli altri non ci sono motivazioni che ne giustificano la scelta anche considerando il fatto che acquistare quelli italiani durante
la stagione produttiva garantisce maggiore risparmio e freschezza.

Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica ( CO2
) l’anno. E’ stato infatti calcolato che il vino dall’Australia per giungere sulle tavole italiane deve percorre oltre 16mila chilometri con un consumo di 9,4 chili di petrolio e l’emissione di
29,3 chili di anidride carbonica mentre le prugne dal Cile che devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica e la carne
argentina viaggia per 11mila bruciando 6,7 chili di petrolio e liberando 20,8 chili di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei.

A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso ci vuole più
energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati
dall’emissione di gas ed effetto serra.

All’estero la sensibilità di alcune catene della grande distribuzione commerciale europee nel cogliere i cambiamenti nel comportamenti dei consumatori ha già portato in alcuni
casi alla scelta di dedicare ampi spazi sugli scaffali a prodotti locali del territorio o a segnalare all’opposto, con particolari accorgimenti, i prodotti provenienti da Paesi lontani con
rilevanti costi ambientali.

E’ il caso – ricorda la Coldiretti – di una grande catena di distribuzione inglese che applica un aeroplanino sulle confezione della frutta e verdura importate da altri continenti o quello di
altri gruppi che ospitano all’interno dei locali un vero mercato per la vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli.

In Italia la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli, che non inquinano e salvano il clima: dall’introduzione dell’obbligo
di indicare in etichetta la provenienza di cibi in vendita alla disponibilità di spazi adeguati nella distribuzione commerciale, dove poter acquistare alimenti locali che non devono
essere trasportati per lunghe distanze, dai farmer market fino all’inaugurazione del primo circuito a chilometri zero. che annovera tra gli aderenti dalla gelateria alla ristobottega di Verona,
dall’osteria di Padova allo snack bar di Treviso, dai vari ristoranti del veneziano fino ai locali del parco delle Dolomiti nel Bellunese, riconoscibili da una apposita targa.

Grazie alla mobilitazione della Coldiretti nel 2008 è entrato in vigore il decreto (Gazzetta Ufficiale n.301 del 29 dicembre 2007) che rende possibile in tutti i Comuni di avviare
mercati gestiti dagli agricoltori localizzati anche in zone centrali e con frequenza giornaliera, settimanale o mensile a seconda delle esigenze locali. La Coldiretti si è posta
l’obiettivo di aprire almeno un farmers market in ogni città ed ha già avviato decine di iniziative in tutta Italia. Il primo farmers market stabile è nato a Taranto in
pieno centro città, ma esperienze positive sono già attive tra l’altro a Bari, a Potenza, in Toscana, in provincia di Pistoia, nel comune di Marliana e a Montevarchi in provincia
di Arezzo, a Monselice in provincia di Padova, a Trento e a Torino. L’obiettivo è ripetere una esperienza di successo dei mercati degli agricoltori di altri Paesi come Francia, Gran
Bretagna e Stati Uniti dove il fenomeno è in rapida espansione. Negli Stati Uniti si registra – sottolinea la Coldiretti – un vero boom nelle città dei mercati degli agricoltori
con un aumento del 53 per cento negli ultimi dieci anni dei cosiddetti farmers market, dove è possibile acquistare prodotti freschi e genuini come frutta e verdura locali. La svolta
americana verso una alimentazione piu’ equilibrata si registra nell’apertura di ben 4385 farmers market dei quali 496 nella sola California. I mercati degli agricoltori negli Usa – continua la
Coldiretti – sono ormai presenti in tutte le principali città come New York, Los Angeles o San Francisco.

Una opportunità che può essere colta anche acquistando direttamente nelle 57.530 imprese agricole nazionali che vendono frutta, formaggi, vino, olio e salumi e altre
specialità alimentari. Per iniziativa della Coldiretti con un semplice click sul sito www.campagnamica.it con il motore di
ricerca «In viaggio per Fattorie e Cantine» è possibile individuare nel proprio comune, provincia o regione la piu’ ampia gamma di aziende agricole che vendono direttamente,
selezionando anche le categorie di prodotto desiderate ed eventualmente anche le specialità garantite da marchio. On line – conclude la Coldiretti – anche l’elenco delle centinaia di
distributori automatici di latte fresco direttamente dalle stalle dove si risparmia peraltro il 30 per cento rispetto ai normali negozi e supermercati.

TOP TEN DEI CIBI CHE SPRECANO ENERGIA ED INQUINANO

Prodotti

Provenienza

Distanza (Km)

Emissioni CO2 (Kg)

Consumo

Petrolio (Kg)

1

VINO

AUSTRALIA

16015

29,3

9,4

2

PRUGNE

CILE

11970

22,0

7,1

3

CARNE

ARGENTINA

11180

20,8

6,7

4

MANGO

PERU’

10865

20,2

6,5

5

ANGURIA

PANAMA

9516

17,8

5,7

6

CARNE

BRASILE

9175

17,2

5,5

7

AGLIO

CINA

9161

17,2

5,5

8

UVA DA TAVOLA

SUD AFRICA

8470

15,9

5,1

9

MELONE

GUADALUPE

7750

14,5

4,7

10

RISO

USA

6887

13,1

4,2


Fonte: Elaborazioni Coldiretti
(*) calcoli effettuati sulla base del trasporto aereo

VISITA LO SHOP ONLINE DI NEWSFOOD