Coldiretti: alla Cina il primato dell’export di cibi contaminati in Europa
22 Settembre 2008
Anche se non esporta latte e suoi derivati in Italia, la Cina è il Paese che ha ricevuto dall’Unione Europea il maggior numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari
perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di
allerta per alimenti e mangimi nel 2007, in riferimento allo scandalo del latte contaminato dalla melamina, un composto usato nella plastica e nei prodotti di pulizia.
Su un totale di 2933 notifiche ben 390 – sottolinea la Coldiretti – sono state rivolte alla Cina per pericoli derivanti dalle contaminazioni dovute sopratutto a materiali a
contatto con gli alimenti per la migrazione, non solo di metalli pesanti, ma anche di ammine aromatiche, ftalati ed adipati. Numerosi peraltro anche i casi di presenza di residui
farmaci veterinari o di micotossine.
Si tratta – precisa la Coldiretti – della conferma della presenza di gravi difficoltà da parte del gigante asiatico di adeguarsi alle norme di sicurezza alimentare nel
rispetto degli impegni assunti a livello internazionale. Il latte in polvere contaminato è dunque solo l’ultimo caso che getta un ombra sulla campagna di immagine sulla sicurezza
avviata dal Governo cinese dopo la messa sotto accusa per i rischi alla salute di dentifrici, alimenti per animali domestici a causa della presenza irregolare di melamina tossica,
anguille, pesce gatto, ma anche succhi e conserve con pericolosi additivi. Nel Paese asiatico si registrato un aumento del 27 per cento delle morti per avvelenamento da cibo nel 2007,
rispetto all’anno precedente e le autorità sono intervenute con il ritiro delle licenze per la produzione a centinaia di industrie alimentari per problemi legati alla sicurezza.
L’Italia non importa latte e suoi derivati dalla Cina, ma nel 2007 – sottolinea la Coldiretti – sono quasi triplicate le importazioni di pomodoro concentrato per un quantitativo
che equivale a circa un quarto dell’intera produzione di pomodoro coltivata in Italia. Se il pomodoro in scatola rappresenta circa un terzo del valore delle importazioni nazionali
con un quantitativo di 140 milioni di chili, dalla Cina – precisa la Coldiretti – arrivano anche aglio, mele e funghi in scatola. Di fronte all’estendersi dell’allarme sui rischi dei
prodotti cinesi occorre immediatamente – conclude la Coldiretti – estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere
l’immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini.