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Aglio argentino, carne polacca o senza alcuna provenienza – Continua la lotta per l’etichettatura

Aglio argentino, carne polacca o senza alcuna provenienza – Continua la lotta per l’etichettatura

By Redazione

Venezia – “La questione ha dei contorni assolutamente semplici e persino doverosi: al consumatore vanno date tutte le informazioni, compresa l’origine del prodotto, così da metterlo
nelle condizioni di poter scegliere quello che preferisce. Chi si oppone ha qualcosa da nascondere, forse di ‘sconveniente'”.

Il vicepresidente Franco Manzato ribadisce la sua posizione e quella della Giunta regionale del Veneto su un problema cruciale per l’intero Made in Italy agroalimentare, per il quale la
Coldiretti ha manifestato davanti ad alcuni Centri Commerciali per far sapere la verità su quello che viene comprato. E anche in questo caso le sorprese non sono mancate: dall’aglio
argentino (e intanto la Coldiretti distribuiva all’esterno l’aglio polesano) all’olio d’oliva extravergine dal profumo del mare di Firenze, dalla carne bovina “incartata in Italia” (sic!) ma di
provenienza polacca alla lonza di suino senza origine del tutto, alle pere Kaiser Univeg Italia di origine argentina.

“Come Regione – sottolinea Manzato – stiamo per chiudere gli accordi con la grande distribuzione perché i prodotti veneti certificati siano resi più riconoscibili nelle corsie dei
supermercati con il “logo ombrello” regionale: il Leone di San Marco affiancato dalla stella a sette punte e dalla frase ‘Veneto. Tra la terra e il cielo’.

E questo sarà un passo importante, alla luce di quanto verificato stamani in alcuni grandi punti di vendita e di quello che si è visto nel corso del presidio al Brennero –
aggiunge Manzato – dove è transitata persino il succo d’arancia brasiliano diretto in Sicilia. Per carità, tutto regolare e legittimo, ma chi compera poi mica sa quale sia la vera
origine della materia prima e con una sorta di inganno è convinto di mangiare italiano, quel Made in Italy così ricercato e ben pagato all’estero.

Intanto, le nostre aziende agricole vedono oggi in pericolo o compromesso il loro reddito, pagando assieme ai consumatori i veri costi della crisi economica: i consumatori vedono rincarare le
merci, i produttori se le vedono pagare di meno e non se le vedono valorizzare”.

“Come Veneto – conclude il vicepresidente – abbiamo inoltre predisposto un progetto di legge statale, unica Regione in Italia, perché venga indicata in etichetta l’origine di tutto il
latte proposto al consumatore”. Il settore lattiero caseario è infatti quello che sta soffrendo di più in questo momento, con prezzi del latte pagato ai produttori (circa 27 – 28
centesimi al litro) che non coprono i costi. E intanto in Veneto stanno arrivando dall’estero latte e cagliate per una quantità superiore a quella prodotta nel territorio regionale.

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