Vino: capacità imprenditoriale, qualità del prodotto, tradizione e innovazione
24 Aprile 2008
Con oltre 10 miliardi di euro di fatturato nel 2007 ( il 9,7% di tutto il settore alimentare); quasi 44 milioni di ettolitri la scorsa vendemmia ( il 17,6% della produzione mondiale); un
aumento delle esportazioni che nel 2007 ha registrato un 7% in valore, raggiungendo la cifra record di 3,4 miliardi di euro, e 0,2% nei volumi pari a 18,2 milioni di hl, il vino è uno
dei simboli indiscussi dello stile made in Italy ed è tra le principali fonti di reddito della nostra economia.
Tre, a parere del presidente della Confagricoltura gli elementi fondamentali di questo successo: la capacità imprenditoriale dei nostri produttori, un
prodotto valido e che migliora in qualità, un know how che si rifà a una tradizione enologica secolare.
«I nostri imprenditori – ha detto Vecchioni intervenendo all’apertura ufficiale del 63° Congresso Assoenologi – sanno coniugare i nuovi orientamenti del mercato e i nuovi sbocchi
internazionali con il territorio; fanno scelte coraggiose di strategia aziendale; si spingono verso la ricerca di mercati non convenzionali, che sono capaci di conquistare e fidelizzare».
La tradizione vitivincola italiana è un punto di forza che nessun Nuovo Paese produttore potrà mai mettere in discussione. La storia enologica italiana coincide con la storia
della civiltà del nostro Paese ed il vino fa parte della nostra cultura. I risultati premianti che il sistema italiano del vino ha raccolto sono anche dovuti ad un know-how che negli
ultimi anni ha molto investito in innovazione sia di processo che di prodotto. Gli italiani hanno acquisito una conoscenza tecnologica notevole, sanno fare il vino e lo sanno fare bene!
«E chi meglio di voi lo sa – ha detto Vecchioni, rivolgendosi alla platea -. Gli enologi e enotecnici italiani sono la dimostrazione di un settore dinamico, che è attento alle
evoluzioni del mercato, ne coglie le sfumature più interessanti e le trasforma in cantina in un prodotto che ha successo sui mercati, nel rispetto della nostra tradizione
secolare».
«Questi tre fattori – ha spiegato Vecchioni – hanno favorito il raggiungimento della posizione di vantaggio competitivo di cui godiamo, ma bisogna, come ci è suggerito dal tema di
questo congresso, agire per continuare a vincere la sfida dei mercati».
Semplificazione amministrativa, accesso a strumenti normativi validi, informazione, adeguata progettualità. Questo serve al sistema vitivinicolo italiano per proseguire nel suo percorso
virtuoso.
La normativa vigente nel settore vitivinicolo, è complessa e variegata. «Una semplificazione è necessaria e potrebbe, innanzitutto, essere fatta omologando
procedure di gestione fra le Regioni e fra i diversi enti preposti, migliorando contestualmente anche la comunicazione fra i sistemi operativi».
Valide possibilità per continuare ad essere competitivi possono giungere dagli strumenti messi a disposizione dalla Commissione europea con la nuova OCM vino. Avremo
fondi per investire nello sviluppo di nuovi prodotti, nuovi processi e nuove tecnologie, per ristrutturare i nostri vigneti e per promuovere le nostre
produzioni nei Paesi Terzi. «Dovremmo essere bravi a non disperdere le risorse assegnate, a coordinare le azioni fra attori della filiera e fra regioni amministrative».
La conoscenza dei futuri trend di consumo e di prodotto è uno strumento di scelta prezioso. Confagricoltura ha voluto favorire tale processo di conoscenza e supportare
le proprie aziende a prevedere gli scenari futuri, avvalendosi di analisti esperti e costruendo insieme a loro proposte concrete, le basi che possono aiutare le aziende a imbastire sistemi
imprenditoriali efficienti.
A questo proposito sono stati presentati al Vinitaly i primi risultati di una ricerca commissionata da Confagricoltura all’Istituto fondato da Gianpaolo Fabris su Come cambia il rapporto
con il vino nella società italiana e nel mondo. «In autunno avremo il lavoro completo e organizzeremo un workshop per assicurarne l’ adeguata diffusione».