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RESTITUZIONI 2008. Tesori d'arte restaurati

By Redazione

Intesa Sanpaolo ha affidato a 23 laboratori il restauro di 80 meraviglie, saranno esposte nella edizione 2008 di Restituzioni Tra i tesori recuperati, il Reliquiario del Sangue di
San Gennaro.

Assicurando la continuità della tradizione di alcune banche confluite nel Gruppo, anche nel biennio 2006-2007 Intesa Sanpaolo ha deciso di farsi carico del restauro di molte opere d’arte
del patrimonio artistico pubblico che necessitavano di un urgente intervento, scelte sulla base di una lista di emergenze segnalate dalle Soprintendenze, per restituirle alla fine al loro luogo
di provenienza e alla collettività. Restituzioni riassume con efficacia già nel titolo la filosofia di questo ben consolidato programma, nato alla fine degli anni Ottanta
da un’intuizione dell’allora presidente della Banca Cattolica del Veneto, Feliciano Benvenuti, proseguito poi in Ambroveneto, in Banca Intesa e oggi in Intesa Sanpaolo grazie alla convinta
tutela al progetto espressa da Giovanni Bazoli, con progressive estensioni del territorio coinvolto. In quasi vent’anni le opere restaurate sono state più di seicento: da un lato esse
formano una sorta di ideale museo di testimonianze della nostra civiltà artistica restituito ai cittadini, dall’altro sottolineano l’importanza essenziale del restauro per la
conservazione e la conoscenza dell’opera d’arte.

Ancora una volta la scelta delle opere, regolata da criteri di urgenza, è stata assolutamente «trasversale«: l’arco cronologico d’insieme sfiora i due millenni, i manufatti
rivelano la complessa articolazione del nostro patrimonio culturale coinvolgendo ogni tipo di espressione artistica, la pittura e la scultura ma anche l’archeologia e le arti applicate, in
particolare le oreficerie sacre.

Intesa Sanpaolo ora dà conto al pubblico del lavoro svolto e degli importanti risultati ottenuti attraverso la rassegna organizzata nelle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, sede
museale dell’Istituto a Vicenza.

Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale al piano terra e al piano nobile raggruppando le opere in tre sezioni, quasi in tre mostre. La prima è costituita da una vasta area di
reperti archeologici, statuette in marmo pario della fine del IV secolo a.C., vetri, avori, antiche oreficerie, corredi funebri longobardi, frammenti di arredi liturgici paleocristiani. La
Lastra di arredo liturgico dell’VIII secolo, giunta al restauro in pessime condizioni, aveva uno dei suoi nemici nella sua stessa natura, nella vulnerabilità del materiale
adoperato per crearla. I depositi di malta, altamente corrosivi, agendo all’interno del calcare, la stavano come sbriciolando nella parte posteriore. Per il bassorilievo, e per le sue deliziose
pavoncelle scolpite, la salvezza è arrivata in extremis.
La seconda mostra presenta una straordinaria selezione da tre «tesori», la più antica forma di collezionismo dopo la fine del mondo antico: quello veneziano di San Marco,
quello romano dei Musei Vaticani, quello della cappella di San Gennaro nella Cattedrale di Napoli. Di eccezionale fattura e bellezza la Stauroteca «detta di San Leonzio«,
una croce-reliquiario in oro e argento, arricchita da gemme, con smalti che disegnano i vivaci volti degli Evangelisti in forme e modi bizantini.

La terza, infine, allinea una serie di capolavori pittorici, dal XIV al XVII secolo; opere non solo di grande bellezza di Bernardo Daddi, Alvise Vivarini, Vittore Carpaccio, Giampietrino,
Gaudenzio Ferrari, Romanino, Moretto, Lorenzo Lotto (il solo Trittico di San Domenico di Carlo Crivelli, del 1482, giustifica ampiamente la visita), ma anche di delicata
fragilità: tempere e olî su tavola, supporti complicatissimi che hanno richiesto interventi di pulizia e di restauro di comprensibile difficoltà. Come l’aver riportato alla
sua ripartizione originaria in tre tavole l’opera I santi Giacomo Maggiore, Antonio Abate, Andrea Apostolo, Domenico di Guzman, Lorenzo Martire e Nicola di Bari, costretta prima del
salvataggio ad una forzata e innaturale convivenza che ne aveva acuito tutta la fragilità e fortemente compromesso il risultato artistico.
Accanto ad alcune opere, affascinanti riprese video mostreranno i tratti salienti dei delicati recuperi, indubbio omaggio all’intervento intelligente e partecipe dei restauratori.

Tre mostre, tre tesori, ma anche due evidenti coerenze: prima di tutto, come detto, ogni opera esposta è stata oggetto, negli ultimi due anni, di un non rinviabile intervento di
restauro. Ben ventitré laboratori di mezza Italia hanno lavorato, in accordo con le Soprintendenze competenti, al fine di salvaguardare le oltre ottanta opere d’arte scelte. In secondo
luogo questi segni delineano un percorso unitario di indicibile suggestione: il visitatore potrà osservare raffigurazioni di gesti che travalicano i secoli e che riemergono a distanza di
un millennio, panneggi che dal nitore del marmo riaffiorano nella nitidezza cromatica della tavola e della tela, e scoprire, in un’esperienza privilegiata, la comune fragilità della
bellezza.

Il catalogo Restituzioni 2008 presenta contributi critici di Carlo Bertelli, di Giorgio Bonsanti e di Antonio Paolucci e documenta in ogni loro fase gli interventi di restauro.
Registra altresì, in ampie schede storico-critiche redatte da un gruppo di studiosi coordinato da Fatima Terzo, responsabile dei Beni culturali Intesa Sanpaolo e anima del progetto
Restituzioni fin dall’origine, le acquisizioni scientifiche che il restauro ha consentito, chiarendo attribuzioni controverse, significati iconografici, provenienze. In catalogo
compaiono anche, senza poter tuttavia essere in mostra, il Busto reliquiario di San Gennaro, che per comprensibili esigenze di culto non può uscire dalla Cappella del Tesoro
della Cattedrale di Napoli, e la Cena in casa di Simone Fariseo, una tela che il restauro ha definitivamente assegnato a Camillo Rama ma che, date le dimensioni (sei metri di
lunghezza), non ha lasciato la propria sede, il Duomo vecchio di Brescia.

Le opere «riscoperte» attraverso il restauro provengono, per l’ampia sezione archeologica, dai Musei Archeologici Nazionali di Venezia, Altino, Portogruaro, Este, dalla
Soprintendenza Archeologica per il Veneto (scavi di Padova e Verona), dalla Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia, dai Sotterranei della Cattedrale di Vicenza. I dipinti spettano invece
al Palazzo Arcivescovile di Napoli, alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, ai musei milanesi Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi e Pinacoteca di Brera, all’Accademia Carrara di Bergamo, alla
chiesa di Sant’Andrea di Maggianico di Lecco, alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia, al Duomo di Salò e alla chiesa bresciana di San Giovanni Evangelista. I
«Tesori» di oreficeria provengono dai Musei Vaticani, dalla Cattedrale di Napoli e dalla Basilica di San Marco, oltre che dai musei Bernareggi di Bergamo, dal Poldi Pezzoli di
Milano e dalle veneziane Gallerie dell’Accademia.

L’appuntamento per i visitatori è dunque per il 29 marzo a Palazzo Leoni Montanari per la quattordicesima edizione di Restituzioni. La mostra resterà aperta al pubblico
sino al 29 giugno.

Inaugurazione al pubblico: venerdì 28 marzo, ore 18.00

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