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Referendum tramvia Firenze, ADUC: «quando i cittadini vengono presi in giro…»

By Redazione

Firenze – I risultati del referendum fiorentino sulla tramvia (ha vinto il SI alla sospensione dei lavori), pur se fossero stati diversi, non avrebbero modificato nulla,
così come quelli odierni non modificano nulla, servono solo alla casta politica – di governo o di opposizione – per parlarsi addosso mentre, per l’appunto, il 60% degli amministrati, non
avendo partecipato al voto, li lascia fare.

Lo sapevano gli amministratori, lo sapevano gli elettori, lo sapevano le aziende già impegnate nei lavori… ma tant’è… è bene parlarsi addosso…. o la politica è
altro? Per i fautori del SI la vittoria è un grande segnale, per i fautori del NO è insignificante per la quasi parità tra SI e NO e per la fievole partecipazione al voto.
Siamo convinti che questi ultimi avrebbero dimenticato gli odierni argomenti per sminuire la vittoria degli avversari, se il NO avesse prevalso, con le medesime condizione di scarsa
partecipazione, anche di un solo voto.

Così dovrebbe essere la democrazia: 50% più uno dei partecipanti e si vince e si perde. Ma il nostro Paese, così come il Comune di Firenze, la democrazia la pratica poco e
male. In fior fiore di Paesi, come Svizzera e California, i cittadini vengono chiamati al voto referendario, approvano o bocciano e le leggi vengono cambiate. In Italia, invece, a livello
nazionale i referendum abrogativi vengono dichiarati ammissibili solo dopo la raccolta di 500.000 firme e il responso vale solo se il 50% più uno degli aventi diritto partecipa al voto,
per cui i partigiani del NO possono avvalersi anche della non-partecipazione. A Firenze, i referendum comunali sono consultivi e, qualunque sia il risultato, l’amministrazione fa quello che
vuole. Se a livello nazionale i referendum sono ormai un’arma spuntata grazie alla legge che li istituisce, a livello comunale i referendum sono un bluff: costano e non servono a nulla. Tanto
varrebbe istituire una bacheca telematica dove i cittadini dicono la loro pro e contro uno specifico progetto: si sfogherebbero così come hanno fatto recandosi al voto lo scorso 17
febbraio, ma con costi molto contenuti e senza la pretesa, anche linguistica, di sembrare chissà quale atto di democrazia partecipativa.

Il Comune ha voluto questo tipo di referendum forse per una sorta di desiderio di plebiscito morale da praticare ogni tanto. Nello specifico tramvia il plebiscito non c’è stato…. ma
cosa cambia per le performance di Vittorio Sgarbi o i tre quarti d’ora che occorre stare in autobus oggi per andare da Careggi alla Stazione SMN? Niente! Sgarbi canterà vittoria
guardandosi ad uno specchio e l’utente dei mezzi pubblici forse domani, a tramvia realizzata, impiegherà mezzora invece di tre quarti d’ora per spostarsi…. cioè il progetto
tramvia va avanti -giustamente e meno male- e, intanto, abbiamo tutti pagato per i fasti della casta.

è questo un bel modo di amministrarci? Perchè fare i referendum a lavori avviati? Perchè i referendum devono essere solo consultivi? Forse è quello che si chiede il
60%, e non solo, di coloro che non hanno partecipato al voto.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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