FREE REAL TIME DAILY NEWS

La Qualità del Vino di Sicilia, una bella fiaba da raccontare – Bordeaux, Vinexpo 2011 (Video Cantine Settesoli)

La Qualità del Vino di Sicilia, una bella fiaba da raccontare – Bordeaux, Vinexpo 2011 (Video Cantine Settesoli)

By Redazione

Oggi quando ci si incontra, ci si saluta, ci si scambia il biglietto da visita… ma sempre più spesso ci si ignora, ognuno va per i fatti suoi.

 

(Articolo pubblicato a giugno 2011, rivisitato in chiave SEO il 16 aprile 2023)

 

Testo di Giuseppe Danielli

Nell’Italia di ieri, ma ancora oggi nella tradizione contadina delle nostre campagne, quando arrivava un Ospite la donna di casa offriva un caffè fatto con la Moka, ma il marito, se l’Ospite era un uomo, andava in cantina a prendere “una bottiglia di quello buono” e la stappava senza alcun indugio. Era il modo genuino, con un prodotto genuino (anche se magari sapeva di tappo o era un po’ acidino) di accogliere l’Ospite offrendogli qualcosa di speciale, qualcosa di Unico.

Nelle campagne della Sicilia questo è un rito che non è scomparso: olio e olive del proprio uliveto, formaggio ed un bicchiere di buon vino della propria vigna, non mancano mai.

 

Le eccellenza di Sicilia sono rimaste nascoste ed ora come i vasi di Pandora scoperchiati, si espandono come venti in tutte le direzioni e sprigionano tutti i loro afrori.

In questi ultimi anni, grazie all’Istituto Regionale della Vite e del Vino, la Sicilia sta facendo un percorso a tappe forzate verso l’eccellenza delle eccellenze, sia lavorando sul territorio che sull’immagine e la comunicazione verso l’estero.

Il Marketing del Vino oggi è una scienza e qui in Sicilia, non sono poche anche le donne imprenditrici che si sono appassionate alla materia di Bacco, considerando il Vino come un amico del buon vivere, un amico col quale stare in compagnia, un oggetto del desiderio intrigante da conquistare o dal quale  farsi ammaliare, corteggiare e conquistare.

Newsfood.com sarà a Bordeaux per raccontare da vicino questa bella favola siciliana, quella di una grande isola che aveva tanti vini potenti, di corpo, pieni di vigore e di sole ma che purtroppo nessuno voleva, perchè malvestiti  e rozzi. La maggior parte partiva nascosta in cisterne e raggiungeva il continente per “dare forza e corpo” ai “debolucci” rampolli blasonati del nord.

Erano consapevoli di meritare ben altro ma un maleficio di una brutta strega li costringeva da secoli a stare cheti, a non alzare la testa e farsi notare finchè un bel giorno alcune principesse, entrarono in una cantina per ripararsi da un tremendo temporale. E lì trovarono la felicità e la passione dei Vini di Sicilia.
Se ne innamorarono, fecero un po’ di ordine scegliendo i più meritevoli, rivoltarono zolle, e piantarono le barbatelle più promettenti, fecero “master” presso enologi di fama equalcuno lo rapirono e lo portarono con loro.
Piano piano, il piccolo reame sta diventando un vero Impero del Buon Vino.

Tra non molto, il prossimo Referendum sull’isola sarà proprio basato su questa petizione:
Vuoi tu abrogare il nome Sicilia, già Trinacria,  e sostituirlo con il nuovo nome: “Impero del Buon Vino”?
A pensarci bene è molto improbabile poichè si dovrebbero aggiungere tante altre parole oltre al Vino: Olio extra vergine, formaggi, pasticceria, agrumi e frutta varia, pesci e mare, e la più importante delle eccellenze siciliane, l’Ospitalità.

Ormai i Vini di Sicilia li incontriamo in tutte le più importanti manifestazioni fieristiche internazionali ed ora, dopo Vinitaly a Verona e ProWein a Dusseldorf, sono protagonisti a Bordeaux al VinExpo con un programma storico-culturale.

“Il Vino racconta l’Italia”, è un ciclo di seminari dedicati a quelle eccellenze enologiche italiane legate a doppio filo con la Storia d’Italia, che  saranno ospitati nella sala Tasting Lab 1 del Padiglione 2,  dal 19 al 22 giugno. La regia è dell’ICE.

Gli incontri si svilupperanno lungo quattro temi – L’Italia della Storia millenaria, l’Italia patria della Musica, l’Italia memoria storica e luogo delle Arti, l’Italia dei Comuni e delle Regioni – e attraverso 16 appuntamenti  condotti  da relatori di fama internazionale che avranno il compito di trasferire l’emozione del Vino Italiano ai presenti guidandoli alla scoperta di quel rapporto con la storia d’Italia che si dipana su tutta la penisola nello spazio e nel tempo.

I vini siciliani saranno di scena già nel primo giorno di seminari. Dalle ore 16.30 alle 17.30 il Nero D’Avola Frappato “Inycon” di “Settesoli” sarà uno dei vini protagonisti dell’incontro “Comuni non Comuni” che ripercorrerà il percorso storico della Nascita d’Italia dalla cellula amministrativa sino alla forma più evoluta delle Regioni.
L’incontro  si focalizzerà su quelle realtà che grazie alla produzione vitivinicola sono divenute un simbolo di un modello di sviluppo decentrato e diffuso nel territorio. Tra queste, rientra sicuramente la città di Menfi, l’antica Inycon, dove la viticoltura, che ha radici profonde,  ne ha contrassegnato tutta la sua storia affermandosi come valore di civiltà.  Un vino, quello presentato da Settesoli, simbolo di una consapevolezza culturale divenuta valore aggiunto nell’economia della zona anche grazie alle lungimiranti scelte del
consiglio di amministrazione della cantina sociale più importante del sud Italia, che ha saputo mettere a frutto le qualità di un territorio vocato, per natura, alla viticultura d’eccellenza.

Lunedì 20 giugno, il secondo seminario previsto in giornata sarà dedicato, invece, al rapporto tra i vini e la musica attraverso l’opera di grandi compositori. Un rapporto che assume un significato speciale nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Da più parti infatti si fa largo la tesi che  l’Italia era già stata unita musicalmente attraverso il teatro d’opera e se è vero anche, che i sapori italiani sono sempre stati riconosciuti in tutto il mondo come unici e caratteristici, celebrare il connubio tra la musica e i vini italiani nel 150° dell’Unità d’Italia assume un significato speciale.
Il connubio musica vino  appare naturale in alcune opere del compositore Vincenzo Bellini che, in alcuni suoi componimenti fa degli espliciti omaggi al vino. Saranno sei vini dell’Etna (Etna Rosso “Torre Palino” 2000 di Patria, Etna Bianco “Fondo Filara” 2010 di Nicosia, Etna Rosso Cottanera 2008, Etna Bianco “Salisire” 2009 di Vivera, Etna Rosso “Cavanera” 2008 di Firriato, Etna Spumante Brut Murgo 2008) di altrettante prestigiose cantine situate ai piedi del vulcano, i protagonisti del Tasting “Bellini incontra i vini dell’Etna” che riassumeranno quel calore suadente di una delle zone produttive vitivinicole più suggestive del mondo.

Martedì 21 giugno la giornata si aprirà con il seminario “I vini del Risorgimento” il momento storico dove si coagulano tutte le istanze fondatrici dello Stato Italiano. L’incontro sarà un approfondimento, attraverso alcuni storici vini, sulle realtà vitivinicole dell’epoca e tra questa non poteva mancare la Sicilia che, per l’occasione,  sarà rappresentata da un eccellente Marsala dell’Azienda Carlo Pellegrino.
In quel periodo, la città di Marsala divenne celebre per lo sbarco della spedizione dei Mille di Garibaldi da cui partì quella controffensiva definitiva che sbocciò nell’unità d’Italia e già, prima di allora,  il Marsala era il vino più famoso di quello che stava per
diventare lo stato Italiano.

L’ultima giornata dei seminari si aprirà con l’incontro i “Vini dei Vicerè”. In quest’occasione si focalizzerà l’attenzione su un momento storico particolare antecedente la nascita dello stato italiano: la dominazione dei Borboni nel Sud Italia. I vini in degustazione saranno quel pass par tout che porteranno la platea a scoprire “il gusto dei Viceré” attraverso lo svelamento delle influenze culturali dei Borboni e la conoscenza delle gestione delle campagne che rientravano in quello che allora era il “Regno delle due Sicilie”. In
quest’occasione la Sicilia sarà rappresentata dall’Hogonis delle Tenute Rapitalà.

La Sicilia chiuderà in grandeur la sua partecipazione a “Il vino racconta l’Italia” con il seminario “Nero d’avola, identità della Sicilia”. Il principe degli autoctoni siciliani svelerà tutto il fascino e la sua personalità attraverso sei grandi interpretazioni di altrettante realtà dislocate in tutti gli angoli dell’isola (“Mille e Una Notte” Donnafugata, “Rosso del Conte” Tasca d’Almerita, “Santa Cecilia” Planeta, “Lu Patri” Baglio Del Cristo Di Campobello, “Saganà” Cusumano, “Duca di Montalbo” Milazzo).

Il seminario, oltre ad offrire una panoramica sulle differenti espressioni  che nascono nei vigneti del “Continente Sicilia”, sarà l’occasione per presentare quel progetto di riqualificazione e tutela di questo vitigno da parte dell’IRVV. Dallo scorso Vinitaly, infatti, l’ente si è fatto promotore, insieme ad alcuni produttori, di un “Marchio di tutela del Nero d’Avola di qualità”  che intende salvaguardare le qualità e l’identità di un vitigno riconosciuto come un patrimonio che, da Trapani a Messina, ha saputo portare in alto il profilo enologico della Sicilia, e dell’Italia,  in tutto il mondo.

Giuseppe Danielli
Newsfood.com

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: