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Napolitano: “Scompare una grande voce di libertà”

By Redazione

«Scompare con Enzo Biagi, una grande voce di libertà, egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della
televisione, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo”.

In questo modo il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto addio a Enzo Biagi, il giornalista di 87 anni che si è spento questa mattina in una clinica di Milano.
Sono parole sentite, quelle di Napolitano, che esprimono una grande stima ed un profondo dolore per la scomparsa di una figura dotata non solo di una grande professionalità, ma anche di
valori e di doti che lo rendevano capace di osservare e di analizzare il mondo con sguardo lucido e disincantato.

Napolitano – Il presidente, nel rendere omaggio ad Enzo Biagi, ha ricordato il particolare periodo che il giornalista ha trascorso tra le file dei partigiani, per difendere e
salvaguardare la libertà degli italiani: “Il suo profondo attaccamento – sempre orgogliosamente rivendicato – alla tradizione dell’antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a
schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana. L’amore per l’Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di
scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana”.
“A Enzo Biagi, uomo di genuina ispirazione socialista e cristiana, rendo riconoscente omaggio a nome del Paese, esprimendo con commosso ricordo personale la più affettuosa vicinanza e
solidarietà ai suoi familiari in questo momento di dolore e di rimpianto», ha concluso il presidente della repubblica.

Prodi – Il Premier ha inviato un telegramma ai familiari di Enzo Biagi esprimendo “sincera e commossa partecipazione al loro dolore”: “Scompare con Enzo Biagi – si legge – un grande
maestro dell’informazione che ha portato nelle case degli italiani, con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica, le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di
questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi e i numerosi libri di successo”.
“Figura storica del giornalismo – scrive Prodi – si é battuto sempre per la salvaguardia della libertà dell’informazione e del Paese. Lascia in tutti noi un grande vuoto”.
Il premier, nel corso di un’intervista alla trasmissione radiofonica 28 minuti, ha parlato del giornalista anche in modo meno formale, dando prova dell’amicizia che da anni lo legava a
lui: Prodi, infatti, ha raccontato un uomo dominato da “libertà, curiosità e serenità”: “La sua curiosità era impressionante, anche per le piccole cose, i dettagli –
ha affermato – E la serenità l’ha sempre mantenuta”.
A proposito di libertà, Prodi ha spiegato che Enzo Biagi “non le mandava a dire a nessuno”: “Era una persona di una tale comunicatività che non si teneva niente dentro – ha
sorriso – Ti buttava addosso in modo straordinario i suoi giudizi sulle persone e sui fatti con una libertà assoluta”.
Il Premier ha anche parlato dei sentimenti espressi dal giornalista in seguito all’editto di Sofia, con cui nel 2004 l’allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, lo aveva epurato dagli
schermi tv insieme a Santoro e Luttazzi. Secondo Prodi, Biagi considerava l’editto bulgaro “un attentato alla libertà”: “Non ci siamo visti, ma ci siamo sentiti al telefono – ha
raccontato il premier – in lui dominava lo sdegno, l’arrabbiatura forte. E anche il senso che era venuta meno una delle libertà fondamentali del Paese. Se un cronista viene
sostanzialmente eliminato, quante altre voci verranno eliminate? Questo pensava Biagi in quei giorni”.
Prodi ha anche spiegato che Biagi “si considerava un privilegiato” e che non l’ha mai sentito lamentarsi di se stesso, anche se nell’ultimo periodo della sua vita trovava in lui “un senso di
tristezza, il senso della morte, il rimpianto per le persone a noi vicine che ci lasciano”: “Era quasi come se attendesse questo momento”, ha concluso Prodi.

Scalfari – Il fondatore di Repubblica ha commentato la morte di Enzo Biagi esprimendo “affetto e dolore” e lo ha raccontato dal suo quotidiano, come un giornalista “scomodo”:
“Biagi come tutti i grandi giornalisti era scomodo – ha affermato Scalfari – infatti ricordo che fu licenziato in due occasioni: quando era direttore del Resto del Carlino perchè
aveva firmato il Manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica, e poi da Epoca, perchè aveva dato troppo spazio agli scontri di piazza avvenuti in seguito all’insediamento del
governo Tambroni”. “Secondo me lui non si sentiva a suo agio a dirigere: la maggior parte della sua vita professionale è stata da giornalista vero, da cronista”.

Vespa – Bruno Vespa ha raccontato Enzo Biagi per Sky Tg2 elogiandone la “semplicità d’animo che ha fatto sì che tanta gente gli volesse bene” e capacità di
raccontare: “Era un grande giornalista con una grande capacità di racconto – ha spiegato Vespa – A differenza di Montanelli, che faceva ritratti più fantastici senza molto
riguardo per le fonti, Biagi era più un cronista con i piedi per terra. Ha fatto dei ritratti importantissimi come quello dell’Europa del dopoguerra, dell’America che conquistava il
mondo, della Russia prima del muro, oltre a quelli italiani”.
Vespa ha aggiunto che conosceva Enzo Biagi da molti anni e che erano “piacevolmente concorrenti sui libri”: “Una competizione divertente che succede in ogni mestiere – ha raccontato – Quando
uscì il mio primo libro, nel 1995, Enzo mi telefonò e mi disse: ‘Non preoccuparti perchè noi sappiamo scrivere'”. “E’ uno dei ricordi più teneri e umani che conservo
di lui”, ha concluso.

Mieli – “Sono sopraffatto dal dolore perché per me Biagi non è stato solo un maestro di giornalismo ma un grandissimo amico”. Così ha commentato la morte di Enzo
Biagi il direttore del Corriere, Paolo Mieli, che ha raccontato che, da quando ha assunto la carica per la prima volta, il cronista storico gli “ha sempre tenuto una mano sulla spalla”:
“Gli devo moltissimo, e quella mano mai, neanche una volta, me l’ha fatta pesare”, ha spiegato Mieli.
A proposito dell’editto bulgaro, il direttore del Corriere ha spiegato che si trattò di “un brutto momento”: “Non credo che avrebbe voluto essere ricordato oggi per quell’episodio
– ha affermato – Biagi è stato un grande, veramente uno dei numeri uno del giornalismo italiano e, come capita ai numeri uno del giornalismo, incappano anche in polemiche con i poteri
costituiti”.

Mazzetti – Il collaboratore storico del giornalista, Loris Mazzetti, ha spiegato che l’enorme dolore provato è dovuto al fatto che “è morto un direttore, ma soprattutto
è morto un amico”: “La sua lezione? ha vissuto da partigiano tutta la vita – ha raccontato – Forse gli piacerebbe essere ricordato come quel giovane che a 23 anni partì per dare
una mano alla Resistenza”.

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