Napolitano: “Il caro vita non è dovuto all'euro”
29 Ottobre 2007
“L’Italia deve battersi per l’Europa, contro i Paesi che frenano l’avanzamento dell’Unione Europea” perché “ci sono Paesi molto gelosi delle loro prerogative” lo ha affermato il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della manifestazione per celebrare i cinquant’anni dalla firma dei trattati di Roma.
Durante il botta e risposta con gli studenti, infatti, Napolitano ha spiegato che “nessun Paese europeo può risolvere da solo” problemi quali l’immigrazione, la ricerca, l’energia, ma
che questo è possibile solo nell’ambito della Ue: “Solo se si uniscono le forze di tutti i Paesi si possono affrontare sfide mondiali che non possono essere affrontate con politiche
nazionali”, ha spiegato.
Per questo motivo, secondo il presidente, “è stata una grande sciocchezza” il fatto che alcuni Paesi non abbiano voluto riconoscere la bandiera a stelle su fondo azzurro e l’inno alla
gioia come simboli dell’Europa unita e “noi italiani dobbiamo dare il buon esempio”: “Ci sono stati governi che hanno voluto che non si scrivesse che il simbolo è la bandiera e l’Inno
alla gioia di Beethoven – ha osservato Napolitano – Credo sia stata una grande sciocchezza. Diamo il buon esempio come italiani, infischiandocene di quelle decisioni e continuando a cantare
l’Inno e a sventolare la bandiera”.
Il presidente ha anche affrontato il tema del caro vita, spiegando che la causa non è imputabile all’euro, come dimostrato dal fatto che gli altri Paesi non hanno sperimentato i rincari
italiani: “Le critiche che vengono rivolte alla moneta unica europea spesso sono basate su false premesse. Non è vero che il costo della vita sia aumentato in Italia per colpa dell’euro
– ha affermato Napolitano – Il carovita si è avuto per molte altre ragioni”.
“Si è visto che in altri paesi non si è avuta la stessa crescita dei prezzi quando è arrivato l’euro – ha aggiunto – Si deve vedere cosa c’é di speculazione e di
insufficienza delle nostre strutture”.
Il presidente, infine, ha affrontato il tema del divario tra Nord e Sud, sottolineando che, se il meridione è più arretrato rispetto alle altre regioni italiane, la
responsabilità “anche dei meridionali” e per questo motivo, da meridionale, ha incitato i suoi compaesani a “rimboccarsi le maniche” per “mettere a frutto i finanziamenti dell’Unione
Europea”.