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La buonissima birra artigianale del birrificio Rocca dei Conti a Modica (RG)

La buonissima birra artigianale del birrificio Rocca dei Conti a Modica (RG)

By Redazione

I profumi ed i sapori di una birra artigianale non sono comparabili con quelli di una produzione industriale, inoltre i prezzi spesso sono equivalenti, rendendo poco conveniente
rinunciare a delle belle sensazioni solo per un marchio molto pubblicizzato. I consumatori di birra artigianale sono in aumento, ma c’è bisogno di birrifici seri che sappiano seguire il
mercato con prodotti all’altezza.

L’Associazione Cerere, di Francesca Bacile e Mauro Ricci, che raccoglie gli appassionati di birra, lo scorso 9 Marzo, presso l’Oliver Wine Bar di Palermo, ha promosso due volenterosi e
giovanissimi ragazzi siciliani che, in seguito all’esperienza di un loro collega di Voghera, hanno deciso di tornare nella loro città di origine, Modica in provincia di Ragusa, per
aprire anche loro un birrificio chiamandolo Rocca dei Conti.

Impresa difficile per l’Ing. Luca Modica e l’Arch. Fabio Blanco, ma aiutati da parenti e banche sono finalmente riusciti a realizzare il loro sogno siciliano. Dal Luglio del 2010, mese d’inizio
dell’attività, Rocche dei Conti ha prodotto poco più di 200.000 litri di buonissima birra, suddivisa in tre etichette: la Tarì Oro, un’amarostica Pilsener dai
profumi di rosa canina e gelsomino; la Tarì Bronzo, una IPA dai profumi di rosa rossa e col suo delicato caramello; la Tarì Qirat, una birra alle carrubbe che non ho
però avuto il piacere di assaggiare, ma che ha avuto la consulenza e l’approvazione di quel Franco Ruta, della Dolceria Bonajuto di Modica, che produce un eccellente cioccolato col
vecchio metodo degli Indios americani.

Chef importanti, come Ciccio Sultano di Ragusa, Andrea Graziano di Catania e tanti altri che della qualità hanno fatto un obbligo, hanno subito dato fiducia ai “ragazzi della birra”.
Facile anche l’integrazione con il territorio che, pur non dando malto e luppolo, almeno ha dato i nomi alle etichette, il Tarì era un’antica moneta araba e Qirat, sempre dall’arabo,
vuol dire carato, era un’unità di misura ancora oggi utilizzata per le pietre preziose e in tempi antichi fatta corrispondere al seme della carruba.

I due giovani imprenditori, inoltre, credono molto nelle sinergie del territorio e stanno cercando di approvvigionarsi quanto più possibile sul territorio siciliano come in una sorta di
autarchia regionale.

Maurizio Artusi
per Newsfood.com

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