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Crescono le imprese femminili nella provincia di Reggio Emilia

By Redazione

Reggio Emilia – Imprese femminili reggiane più dinamiche rispetto all’evoluzione che si osserva per l’imprenditoria locale nel suo complesso nel 2007, è questa la
prima indicazione che si evince dai dati analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio relativamente alle imprese condotte al femminile in provincia di Reggio Emilia.

L’anno appena trascorso si è concluso con un 1,9% per le aziende gestite da donne, a fronte di un 0,5% osservato per l’intera struttura imprenditoriale. Le imprese femminili sono
salite da 9.793 del 2006 a 9.975 del 2007 recuperando così, seppur lentamente, po’ di spazio nell’economia della provincia: hanno infatti raggiunto un peso percentuale del 17% sul totale
ditte registrate nel reggiano rispetto al 16,7% dell’anno precedente.

Hanno rilevato andamenti positivi nella maggior parte dei settori di attività economica consolidando, contemporaneamente, la loro presenza. Le imprese del commercio sono passate da 2.648
del 2006 alle attuali 2.690 con un incremento dell’1,6% da attribuire principalmente al dettaglio (da 1.955 a 1.980 pari al 1,3%). Le aziende manifatturiere sono aumentate del 2,7% con
variazioni positive nei settori che caratterizzano l’economia reggiana: metalmeccanico ( 6,8%), alimentare ( 1,8%), tessile-abbigliamento ( 0,9%) e che in parte esulano dai classici stereotipi
delle ditte al femminile, così come le imprese edili che salgono da 374 a 414 ( 10,7%).

Relativamente al terziario, hanno registrato incrementi le imprese femminili di «servizi alle imprese» che, con un 3,5% hanno raggiunto, nel 2007, le 1.313 unità contro le
1.268 dell’anno precedente; fra queste hanno mostrato una certa dinamicità le attività immobiliari ( 4%) e le altre attività professionali e imprenditoriali ( 5,5%). Sono
inoltre risultate positive le attività connesse alla logistica, come trasporti, movimentazione merci e magazzinaggio ( 8,8%). Andamenti negativi si osservano, invece, per agricoltura e
pesca (-1,5%) e, in misura molto ridotta, per le attività riferite ai servizi sociali e personali limitatamente, però, ai servizi alle famiglie (-0,9%), mentre registrano un 1,7%
quelle riguardanti le ricreative, culturali e sportive.

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