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Agroalimentare: investire sul mercato interno per rafforzare l’export

Agroalimentare: investire sul mercato interno per rafforzare l’export

By Giuseppe

Comolli con Gualtiero Marchesi
Comolli con Gualtiero Marchesi

Protocollo d’intesa da 6 mld tra Mipaaf e Intesa San Paolo, governo investe su agroalimentare e parte il Ministero rinnovato

MINISTERO AGROALIMENTARE.
E’ ORA DI INVESTIRE SUL MERCATO INTERNO
di Giampietro Comolli @gpietrocomolli , facebook.com/giampietro.comolli ,
250 miliardi di euro è il valore-giro d’affari prodotto dall’agroalimentare italiano globale, fra diretto e indiretto, fra agroindustria e km zero, fra fattoria di montagna e tenuta in pianura fertile, di cui circa 150 diretti, di cui 36 miliardi di euro all’export ( di cui 5,39 di soli vini e di cui circa 1,3 miliardi solo verso il mercato degli Usa) senza contare i circa 60 miliardi di prodotti falsi made in Italy, l’italian sounding, pirateria alimentare, imitazioni….

 

Comolli con Paolo Marchi, Patron di Identità Golose

 

 

L’Italia è il primo paese al mondo per numero di controlli su tutta la filiera produttiva agroalimentare, anche con eccessi di controlli identici e doppioni di verifiche e di soggetti che una qualche legge anche del 1930 autorizza ad entrare in azienda e fare i prelievi, analisi e dare multe. Attenzione i controlli sono importantissimi e vanno sempre più migliorati, ma riduciamo i soggetti abilitati, diamo delle specificità e specializzazioni, portiamo “a campione” certi controlli mentre altri devono essere a tappeto e orizzontali. Benissimo anche i controlli a valle, direttamente sul mercato, nei negozi e ai ristoranti, negli scaffali della Gdo e nelle enoteche in modo che si dia certezza al consumatore che quello che acquista è quello che vuole, quello che dice l’etichetta.

Per questo ogni intervento del MAA (? Sarà questa la sigla del nuovo Ministero?) è importante, è strategico, ha una valenza economica per il paese e deve essere teso a fornire massime garanzie al consumatore. Come OVSE ( http://www.ovse.org) abbiamo constatato che dal 1990 al 2010 gli interventi del dipartimento tutela del ministero hanno aiutato e accompagnato il consumatore finale a conoscere realmente, a toccare con mano, a degustare, a essere formato sul valore aggiunto di un marchio dop-Igp rispetto ad un altro marchio e soprattutto a darne una misura economica, a saperlo riconoscere. Questo è stato il primo punto del successo del made in Italy.

L’Italia, paese turistico, ha diffuso nei vari canali horeca i prodotti di alta qualità, li ha mostrati e fatti assaggiare al turista, ha fatto in modo che il binomio qualità-origine diventasse una cosa sola all’estero. se si va avere il valore dell’export agroalimentare italiano nel 1990, anche rapportato ai valori di oggi, non ci crede.

Era intorno ai 10-11 mld di euro. quindi passi da gigante ma secondo un percorso ben chiaro: conoscenza, diffusione, abbinamento, cucina, negozi ben forniti sul mercato interno sono stati i punti di partenza per uno sviluppo commerciale, un motore di ricerca, uno stimolo a diffonderlo all’estero e diventare leader. Negli anni di crescita del mercato interno è anche cresciuta una vera horeca forte, ricca, non in crisi.

Oggi abbiamo molte discussioni interattive, digitali, multimediali sul mercato interno nazionale…..ma i consumi interni calano lo stesso. Ben venga per tutte le imprese agroalimentari della filiera un sostegno al credito d’impresa, ottima la fiducia ad investire in tecnologia e innovazione, ma quello che conta poi è che il consumatore finale nazionale possa acquistare, e pagare un po’ di più, il prodotto dop, quello bio, quello certificato, quello con etichetta di controllo, quello tracciabile. Per l’impresa sono tutti costi aggiuntivi ( circa il 50% del costo totale, cioè raddoppia il costo produzione) che si girano sul consumatore finale. In periodo di crisi una bottiglia di vino da 10 euro ( anche se nota e ottima) ha difficoltà a competere con una da 5 euro dello stesso territorio. In questo i consorzi di tutela svolgevano (1980-2010) funzioni importantissime, compreso la promozione e la pubblicità sul mercato interno nazionale e questo ha fatto crescere consumi e aziende. anche l’Europa, soprattutto i burocrati dirigenti molto nordisti, devono comprendere che per andare incontro realmente al consumatore, ridurre la crisi economica, rialzare i consumi è necessario ritornare a comunicare con il consumatore interno.

Il mondo media ci insegna che una comunicazione-pubblicità continua di ricordo di sostegno di memoria è il mezzo migliore per stimolare la conoscenza e il consumo. Nuovo Ministero torniamo a fare i conti con il consumatore nazionale. L’horeca italiana è un palcoscenico e un aeroporto del turismo mondiale. Diamogli benzina.

Giampietro Comolli
In esclusiva per Newsfood.com

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COSA DICE LA CIA/SCANAVINO=================================
Credito: bene protocollo d’intesa da 6 miliardi tra Mipaaf e Intesa San Paolo, governo investa davvero su agroalimentare
Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, sull’accordo firmato oggi alla presenza del presidente del Consiglio Renzi: “Accordo positivo per agevolare gli investimenti. Ancora 4 aziende agricole ‘giovani’ su 5 hanno difficoltà nell’accesso ai finanziamenti. Più in generale, serve un progetto di rilancio organico a sostegno del comparto, che sconta ancora tante difficoltà, come i prezzi alla stalla non remunerativi per il segmento lattiero-caseario o la crescita esponenziale dell’import a dazio zero di olio d’oliva dalla Tunisia”.
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Redazione Newsfood.com
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