Parco Agricolo Sud Milano: Alle origini del Grana Padano e del Carnaroli

19 Maggio 2017
Fermiamoci alla periferia di Milano, possibilmente verso Sud, per guardare la campagna circostante e, magari, con in mano uno di quei tanti libretti che spesso è possibile recuperare nelle fiere.
Cosa scopriamo? Che a pochi chilometri dalla periferia milanese ci sono due località che hanno dato un grosso contributo alla storia della gastronomia italiana, sia pure a otto secoli di distanza l’uno dall’altra. Nell’Abbazia di Chiaravalle, infatti, nel 1134, grazie ai monaci cistercensi, fu prodotto il primo formaggio che poi prenderà il nome di Grana Padano e diventerà l’oro della Pianura Padana.
Guardando un po’ verso sinistra, s’incontrano le campagne di Paullo dove il risicoltore Angelo De Vecchi, nel 1945, selezionò una nuova varietà di riso e gli diede il nome di un suo operaio, Carnaroli. Tutto questo nel territorio che adesso costituisce il Parco Agricolo Sud Milano.
A questo punto, vale la pena segnalare l’iniziativa di “Italia a Tavola”, network di media del settore agroalimentare ed enogastronomico, di organizzare un evento pubblico per fare conoscere alcuni dei protagonisti dello sviluppo del territorio agricolo circoscritto dal parco. E, ancora più originale, la location per l’evento, cioè la Cascina Cuccagna, l’unica che è sopravvissuta alla massiccia urbanizzazione di Milano, e che, oltretutto, è ubicato proprio nella parte Sud della città, non molto lontano da piazza Duomo.

In questa Cascina c’è il ristorante “Un posto a Milano”, “regno” dello chef Nicola Cavallaro che, per l’evento, ha proposto un menu adatto a risaltare i formaggi, i salumi, il riso, la carne e le verdure prodotte nel Parco, in abbinamento ai vini milanesi di San Colombano.
C’è da dire che è stato anche un evento istituzionale, con la presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, i presidenti del Parco Agricolo Sud Milano Michela Palestra e della Commissione bilancio del consiglio regionale Alessandro Colucci, la vicesindaco metropolitano Arianna Censi e il direttore della Casa circondariale di Opera Giacinto Siciliano.
«Un sistema agricolo di assoluta qualità da tutelare e promuovere come esempio di imprenditoria agricola rispettosa della sostenibilità ambientale di questo territorio, dobbiamo aggiungere la sostenibilità economica degli agricoltori e allevatori nel loro quotidiano e complesso lavoro in campagna», ha detto Fava. Con Palestra che aggiunge: «Non ci si può non innamorare del Parco Sud, un territorio che offre eccellenze alimentari, paesaggi, piste ciclabili e cultura con la presenza delle Abbazie medioevali di straordinario valore artistico>>. E, continua Censi “Siamo consapevoli della meravigliosa realtà del Parco Agricolo periurbano più ampio d’Europa e lo promuoviamo e sosteniamo con convinzione. Dobbiamo implementare le attività di comunicazione per far conoscere il territorio anche ai turisti stranieri che frequentano Milano».

Positivo anche il commenta del presidente del Movimento nazionale turismo del vino Carlo Pietrasanta: «La nostra rete di appassionati e cultori della enologia e viticoltura deve conoscere sempre di più le eccellenze delle nostre aree agricole e le opportunità di vistare cantine e luoghi di eccellenza».
L’evento ha avuto anche un risvolto sociale perché sono state esposte le opere dedicate al Parco, realizzate dai detenuti nel carcere di Opera – che si trova all’interno dell’area del Parco- nel laboratorio artistico della casa circondariale. Un lavoro coordinato dalla professoressa Chiara Mantovani e dai volontari che operano all’interno della struttura. Il direttore del carcere, Siciliano, ha voluto, in via eccezionale, la presenza a Milano di tre degli autori delle opere esposte, dicendo che è stato «Un momento di particolare intensità e valore che rientra nel nostro programma di rieducazione e inclusione sociale dei detenuti ha sottolineato anche all’interno della vita carceraria è possibile trovare momenti di valorizzazione dell’arte e di contributo positivo alla condizione umana».
Sara Vitali, segretario degli archivi Vitali, ha commentato le opere sottolineando: «L’uso del colore, sono quadri e opere che cercano spunti di vita e visioni del territorio, molto interessante anche l’uso di materie prime con il riso per realizzare un mosaico o i materiali di riciclo per un’opera statica mosaico o i materiali di riciclo per un’opera statica che riproduce l’ambiente rurale». Gli autori delle opere hanno aggiunto: «Un modo per evadere in senso buono, per cercare di uscire, almeno con la mente. La vita in carcere è fatta di privazioni, ma con questo lavoro abbiamo trovato un motivo per impegnarci. Siamo molto emozionati e commossi». «Un momento che ha saputo unire la qualità del territorio, dei suoi agricoltori e allevatori con l’eccellenza di posti e materie prime – dice il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini – di particolare valore l’esposizione delle opere dei detenuti ispirate al Parco, che rappresentano un modo sano e serio di guardare oltre alla propria colpa e trovare una ragione di impegno e inclusione sociale. La decisione del dottor Siciliano di consentire ad alcuni autori di essere presenti ci ha molto colpito è sicuramente arricchito un momento di condivisione e attenzione al nostro mondo».
Alla realizzazione di questo interessante evento hanno contribuito diverse aziende che operano nel Parco come il Distretto Riso e Rane, La Fontana di Comazzo di Valentina Brambilla, Cascina Femegro di Pesenti Brambilla, Azienda agricola Cornalba, Azienda agricola La Botanica di Elena Cazzaniga, Azienda Gilardi di Alberto Gilardi, Cascina Guzzafame di Francesca Monti, Strawberry frutti di bosco di Guglielmo Stagno D’Alcontres, Cantina nettare dei Santi di Gianenrico Riccardo e Azienda agricola Cantina di Carlo Pietrasanta.
Michele Pizzillo
Newsfood.com
Cover: Gianni Fava e Nicola Cavallaro