La solitudine fa male, fisicamente. La solitudine cronica indebolisce il cuore, spianando la strada ad ipertensione e malattie cardiovascolari, specie nei soggetti over 50.
Queste le conclusioni di una ricerca dell’University of Chicago, diretta da Louise Hawkley e pubblicata da “Psychology and Aging”.
Il team della Hawkley ha lavorato con 229 volontari tra i 50 e i 68 anni, monitorando la loro salute ed indagando sui loro rapporti sociali ed interpersonali tramite interviste personali
Dopo 5 anni di osservazione, gli studiosi hanno notato l’esistenza di una relazione diretta tra l’aumento di pressione sanguigna ed e il senso di depressione e stress dovuto all’isolamento
sociale.
Infatti, analizzando le risposte alle interviste, coloro che affermavano cose come “Le mie relazioni interpersonali sono superficiali” o “Non mi sento in sintonia con la gente intorno a me”
presentavano livelli di ipertensione più alti in media di 14,4 punti.
Conclude così la Hawkley: “La solitudine è caratterizzata da un impulso a cercare un contatto con gli altri e dalla contemporanea paura di ricevere un rifiuto o una svalutazione.
L’ipervigilanza verso quella può essere definita una specie di minaccia sociale contribuisce all’insorgenza di alterazioni fisiologiche, tra cui appunto l’aumento della pressione del
sangue”.
Fonte: Hawkley, Louise C.; Thisted, Ronald A.; Masi, Christopher M.; Cacioppo, John T. “Loneliness predicts increased blood pressure: 5-year cross-lagged analyses
in middle-aged and older adults”, Psychology and Aging 2010, doi: 10.1037/a0017805
Matteo Clerici
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