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Vino: idee e progetti per vincere a Imola e Bologna. Nonostante la penalizzante riforma europea

By Redazione

Bologna – Tante le idee ed i suggerimenti emersi per aiutare chi fa vino ad Imola e Bologna a sostenere e migliorare le proprie produzioni, nonostante la penalizzante
Organizzazione Comune di Mercato del settore vitivinicolo approvata a Bruxelles, al convegno organizzato da Coldiretti Bologna all’Istituto Scarabelli di Imola su «La nuova OCM vino:
un’opportunità o un’occasione perduta?» la delusione dei produttori per una riforma che penalizza chi da sempre si è impegnato in questa produzione principe del territorio
bolognese è stata evidente, soprattutto per chi ha investito con pazienza e tenacia per migliorare naturalmente la qualità dei propri vini.

Ma forte è stato anche l’interesse che le istituzioni del territorio imolese hanno dimostrato per questi «imprenditori di qualità», con la presenza all’incontro
dell’Assessore di Imola all’Agricoltura Fabrizia Fiumi, del Vicepresidente del Circondario Romano Veroli e del Presidente della Comunità Montana Valle del Santerno Costanzo
Versari.
Mentre sul palco dei relatori si succedevano rappresentanti e tecnici di Coldiretti, il Vicepresidente della Banca di Credito Cooperativo Romagna Occidentale Marco Bellosi e Paolo Monari, un
noto produttore vitivinicolo dell’area imolese, la discussione ha toccato i vari aspetti della riforma Ocm vino che più incidono sulle produzioni territoriali dell’area bolognese. Dalla
tragica assenza del divieto allo zuccheraggio, che continua ad essere consentito nei Paesi del Centro e Nord Europa per aumentare artificialmente il grado del vino là dove il sole non
è abbastanza caldo da far maturare le uve, ai contributi assegnati a chi estirperà i vigneti. Dalla nuova denominazione dei prodotti tutelati (scompaiono le nostre storiche Doc,
Docg e Igt e favore degli europei Dop e Igp) fino alle risorse economiche assegnate all’Italia.

Tantissime le perplessità, ma ancor di più i suggerimenti di Coldiretti, per sostenere le quasi 4.000 aziende (2.400 solo nel circondario imolese) che in provincia hanno investito
a vigneto la propria terra, coprendo un’estensione di circa 7.200 ettari (5.000 nel circondario), con una produzione provinciale stimabile di 750.000 ettolitri di vino: quasi il 2% dell’intera
produzione di vino italiano (40 milioni di ettolitri circa).
«Sono dati davvero significativi» ha affermato il Presidente di Coldiretti Bologna Gabriele Cristofori «che rendono l’idea di quanto la coltivazione della vite e la produzione
del vino appartenga alla nostra tradizione ed al nostro territorio, frutto dell’uva che nasce nelle nostre terre e del lavoro di generazioni di imprenditori agricoli appassionati al proprio
mestiere. Ora si tratta di capire quali sono le strade da battere per andare avanti, mantenendo, ed anzi, aumentando ulteriormente la qualità e i primati di un settore che nella
provincia di Bologna rappresenta oggi un’eccellenza ed è il biglietto da visita del nostro Made in Italy nel mondo.»

Da un lato Coldiretti Bologna si propone quindi di accompagnare le aziende vitivinicole nell’innovazione e nel miglioramento della propria competitività, «sostenendo» afferma
il Responsabile Economico Giorgio Scaramucci «le capacità e le scelte degli imprenditori, che sono gli unici in grado di fare evolvere e crescere la propria attività
economica.» Per questo Coldiretti metterà in campo incontri di settore sulle varie problematiche, aperti ai suggerimenti ed alle necessità dei soci, creerà occasioni
di confronto con esperienze innovative, organizzerà piccoli corsi di formazione sui temi richiesti dalle aziende, e si è attrezzata per utilizzare al meglio gli strumenti
finanziari di promozione dei prodotti del territorio messi a disposizione dal Piano di Sviluppo Rurale.
Dall’altro lato, lo sguardo di Coldiretti si rivolge alle sei strutture cooperative che gestiscono uve provenienti dal territorio bolognese. «C’è un margine di miglioramento
nell’aggregazione di queste strutture» afferma Scaramucci «che si potrebbe e dovrebbe sfruttare per essere più competitivi sul mercato con un’ampia gamma di vini, aumentando
l’efficienza gestionale, riducendo i costi e la concorrenza e valorizzando al meglio le diverse vocazioni delle varie cantine sociali. O almeno si potrebbe cercare di costituire
un’Organizzazione dei Produttori di settore, con un unico ufficio commerciale dal quale passi una grande quantità e varietà di vini bolognesi, così da aggredire meglio
anche i mercati esteri. E anche sul fronte dei Consorzi di Tutela» conclude Scaramucci «ci piacerebbe assistere alla nascita di un unico Consorzio che gestisca le tre
importantissime aree protette dalle Denominazione d’Origine nella nostra provincia: Colli Bolognesi, Reno e Romagna».

Non sogni, ma progetti, quelli di Coldiretti Bologna, che con questo appuntamento imolese si rilancia come strumento stabile per aiutare le imprese vitivinicole bolognesi ad affrontare le
problematiche legate alla produzione del vino.
«Quello che ci interessa» commenta Cristofori «è stare a fianco dei produttori nelle loro battaglie quotidiane, costituendo un punto di confronto e sostegno sempre
attivo a disposizione delle aziende che possa seguire in modo specifico tutte le tematiche del settore. Le idee non mancano. Ora, insieme ai nostri soci, cercheremo di individuare le strade
percorribili per intervenire nel modo più efficace ed utile a migliorare qualità delle nostre produzioni e reddito dei nostri agricoltori».

Anna Rocchi

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