Giampietro Comolli:
Fa piacere vedere che il 21° concorso enologico del Vinitaly, oltre ai grandi marchi come Cavit, Due Palme e a due vini stranieri simbolo di due territori e di due tipologie come il Divino Northdeim della Baviera e il Murftalar Rumeno, eccellono il Gutturnio di Piacenza di Casabella e il Malvasia passito Colli Piacentini di Cantina Terzoni Claudio.
E’ un riconoscimento ai vini di “provincia” , quei vini che portano con se territorio, vitigno, storia, cultura e valore aggiunto, come anche gli altri premiati Montepulciano d’Abruzzo e il VinSanto Trentino, senza essere alle aste mondiali, senza costare 100 euro, senza avere alle spalle potenze immobiliari, fabbriche di tessuti, fabbriche meccaniche, navi crociera. Una miriade di aziende che a livello locale sono una certezza, che risentono più di altre degli sconti al ribasso, che patiscono più di tutti i rialzi di prezzi degli scaffali, subiscono i cali di consumo, non possono fare nulla contro regole e norme burocratiche e legislative.
Ben vengano i tappi anticontraffazione, ben venga il Qrcode, il Sigillo informatico, la fascetta numerata…ma senza una azione “europea” forte unita e decisa senza tentennamenti, non si va da nessuna parte e chi ci rimetteranno saranno le piccole aziende vitivinicole.
A Lisbona nel 1990, i tavoli Gatt e Trips già discutevano di questo, e constatiamo che in 24 anni la UE si è accaparrato ogni decisioni politica e produttiva, senza attivare alcuna difesa di prodotto! Il vino da millenni, e a cicli, si fonda sempre su un prodotto di base e diffuso, una volta bevanda-alimento oggi un ottimo vino di società ampia, e su vini di nicchia. Il Falerno o l’etrusco Kilkevetra erano vini riservati, per pochi, esclusivi e oggi si parla di nicchia.
Il vino bio, come l’orange, l’organic, il natural, il sur-lie, l’icewein, passito, vendemmia tardiva, sovramaturato….sono tutti prodotti riservati con estimatori. l’economia, l’impresa, il valore aggiunto, il primato export …si fa con strategie di lungo periodo, unitarietà e ampiezza di intenti, programmazione, elevazione della qualità/valore, remare tutti i produttori nello stesso senso…ma è evidente che il mercato è fatto da più consumatori, più culture, più approcci…..il futuro sta nella entità/intensità di un progetto vino ma attento ai migliaia di gusti diversi di un consumatore sempre più poliedrico, internazionale, aperto a conoscere, curioso…
Giampietro Comolli