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Valentini: «l'agricoltura laziale patrimonio economico da valorizzare»

By Redazione

Roma, 6 Ottobre 2007 – Una posizione in primo piano nell’economia della regione e un volano di sviluppo e occupazione, queste le caratteristiche dell’agricoltura nel Lazio, un settore
che la giunta Marrazzo e l’assessorato all’Agricoltura, guidato da Daniela Valentini, hanno da subito dichiarato di voler rimettere al centro delle politiche di governo locale; in questa
intervista l’assessore Valentini traccia un bilancio di questi primi due anni di amministrazione regionale.

Rimettere l’agricoltura al centro dell’economia del Lazio. Questo l’obiettivo della Giunta Marrazzo e del suo assessorato. Quali le strategie adottate in questi due anni?

L’agricoltura gioca un ruolo importantissimo nel panorama economico della Regione Lazio. Circa 215 mila aziende, di cui un terzo sono condotte da donne, oltre 50 mila occupati, 724 mila ettari
di superficie agricola utilizzata, circa 400 agriturismo, 26 Doc, 4 Igt e numerosi prodotti a denominazione Dop e Igp. È un patrimonio che dal punto di vista economico contribuisce
fortemente all’economia regionale. Per questo abbiamo cercato di valorizzarlo attraverso una strategia integrata. Innanzitutto, abbiamo adottato nuovi e necessari strumenti legislativi, quali
la legge sui distretti rurali ed agro-alimentari di qualità, sugli agriturismo, in materia di Ogm e a breve approveremo anche quella sulla pesca. Abbiamo inoltre puntato molto
sull’aspetto della commercializzazione firmando importanti accordi con la GDO e partecipato a fiere nazionali e internazionali per favorire la conoscenza e la promozione della produzione
agricola regionale, sempre più apprezzata. Particolare attenzione anche ai giovani e alle donne, mettendo in piedi l’Osservatorio dei giovani e delle donne. Per queste ultime, abbiamo
realizzato nelle piazze romane con cadenza mensile i ‘Mercatini Verdi’, occasione di promozione dei prodotti delle aziende agricole gestite da donne. Ma in questi due anni abbiamo anche
realizzato la nuova Programmazione di Sviluppo Rurale, che guiderà e supporterà l’agricoltura laziale per il periodo 2007-2013.

Quali sono le principali innovazioni del recente Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013)?

Sono tante le novità di questa nuova programmazione. Innanzitutto, abbiamo più risorse. Un miliardo e mezzo di euro di investimenti in sette anni e oltre 200 mila aziende
interessate su una superficie rurale che è pari all’80% dell’intero territorio laziale. Inoltre, il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 per la prima volta scommette sui giovani,
sulle donne, sulla qualità e sull’eccellenza dei prodotti. Non solo: nel nuovo programma è specificato che non verranno più concessi finanziamenti a pioggia, ma solo a
progetti integrati che partono dai bisogni e dalle vocazioni del territorio; con la stessa logica nessun fondo verrà concesso in futuro alle aziende che non rispettano i contratti
nazionali di lavoro.

Politiche di filiera, sviluppo delle agroenergie, commercializzazione, multifunzionalità, no agli Ogm, occupazione, certezza di reddito e valorizzazione dei territori per dare sviluppo
economico: questi i principali punti strategici della nuova programmazione, dove fa il suo ingresso ‘pesante’ anche la città di Roma come risorsa per tutta l’agricoltura regionale. Il
nuovo PSR si suddivide in quattro assi di intervento ripartiti in circa 40 misure, ognuna delle quali affronta un aspetto particolare dello sviluppo del settore agricolo all’interno di un’unica
programmazione, che punta a mettere a sistema tutte le risorse intrecciandole con la storia, le vocazioni, la cultura e il patrimonio storico-artistico dei territori regionali.

Qual è la posizione sugli organismi geneticamente modificati?

La Regione Lazio dice no agli Ogm. E lo fa attraverso una legge che tutela produttori e consumatori e garantisce maggiore genuinità dei prodotti alimentari, oltre che valorizzare i vari
prodotti tipici del territorio regionale. La legge prevede che chiunque voglia vendere prodotti Ogm dovrà esporli e conservarli in appositi scomparti e consentire al consumatore la loro
chiara e inequivocabile identificazione e che siano liberi da Ogm i cibi somministrati in tutti i servizi di ristorazione collettiva: mense scolastiche, ospedali e uffici di regioni, comuni e
province. Insieme al Presidente Marrazzo, abbiamo condotto la nostra battaglia contro gli Ogm anche in Europa e il Lazio continuerà a lavorare perché in Italia sia mantenuto fermo
il principio della tolleranza zero. È per questo che condividiamo la scelta del Ministro De Castro di presentare uno schema di decreto nel quale si prevede che la soglia di presenza
accidentale di Ogm nei prodotti biologici non superi lo 0,1%. Una decisione da cui ci sentiamo garantiti e con noi tutti coloro che fanno della qualità della produzione e della vita un
punto di riferimento fondamentale.

Distretti e qualità della produzione: quali le iniziative prese?

La legge sui distretti rurali e agroalimentari di qualità era necessaria. Le potenzialità dei distretti derivano, infatti, dalla necessità di mettere in relazione i diversi
settori produttivi: agricoltura ma anche artigianato, turismo, cultura. Relazioni che, se ben intessute, possono diventare motore di crescita e sviluppo economico e sociale. La legge è
stata approvata nel gennaio 2006 e nel giro di un anno abbiamo istituito ber quattro distretti: il distretto dei Monti Cimini nel viterbese, quello della montagna nella provincia di Rieti,
quello agroenergetico nella Valle dei Latini e infine il distretto dell’ortofrutta a Latina. Una grande opportunità di sviluppo dei territori proprio a partire dalle loro
potenzialità e peculiarità.

Quali le priorità per il futuro?

L’obiettivo è far diventare l’agricoltura determinante nelle scelte del sistema economico. Per far questo, è necessario partire dal territorio, che rappresenta l’elemento base
dello sviluppo agricolo. Non è più concepibile una realtà rurale a sé stante, lontana dal sistema urbano e dalla nostra quotidianità. Il settore agricolo deve
fare sistema con le altre realtà, confrontarsi, integrarsi, creare continue sinergie. E in questo il nuovo PSR, con le sue innovative priorità, svolge un ruolo di prim’ordine. A
ciò si aggiunge l’importanza attribuita alla corretta alimentazione e in particolare al biologico, settore su cui puntiamo molto. Abbiamo infatti realizzato la prima piattaforma
nazionale del biologico presso il Car (Centro agroalimentare Roma), installato macchinette che distribuiscono prodotti bio presso scuole, ospedali e uffici della Capitale, diffuso la cultura
del biologico attraverso iniziative e manifestazioni a tema.

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