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Tumori, insufficienze respiratorie, ictus e infarti sono provocati anche da inquinamento

Tumori, insufficienze respiratorie, ictus e infarti sono provocati anche da inquinamento

By Redazione

Da: “PROF. UMBERTO Tirelli”  
Oggetto: SALUTE, TIRELLI: STUDIO UE CONFERMA CHE INQUINAMENTO UCCIDE. URGENTI MISURE DI CONTRASTO.
Data: 09 dicembre 2013 12:58:57 CET
 
Prof. Umberto Tirelli
per Salute/Newsfood.com

“Lo studio europeo ESCAPE appena pubblicato su Lancet conferma, se ancora ce n’era bisogno, la decisione dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’OMS di classificare
l’inquinamento atmosferico come cancerogeno” ribadisce il Prof. Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano. 
“È necessario che vengano messi in cantiere immediati interventi da parte delle nostre autorità politico-sanitarie: vi sono modi molto efficaci per ridurre l’inquinamento
atmosferico in particolare nelle città ad esempio riducendo significativamente il traffico automobilistico nei centri cittadini, impedendo la costruzione di alloggi vicino alle autostrade
o alle strade di grande percorrenza, costruendo piste ciclabili e pedonali e promuovendo la circolazione di autobus ecologici per disincentivare il traffico automobilistico e controllando anche
il livello di riscaldamento della abitazioni e le emissioni industriali inquinanti”.

Ecco un sunto dei dati principali dello studio e il link alla pagina di The Lancet che lo pubblica in versione integrale in inglese.

The Lancet, Early Online Publication, 9 December 2013
doi:10.1016/S0140-6736(13)62158-3Cite or Link Using DOI

Copyright © 2013 Elsevier Ltd All rights reserved.
Effects of long-term exposure to air pollution on natural-cause mortality: an analysis of 22 European cohorts within the multicentre ESCAPE project
Dr Rob Beelen PhD a Corresponding AuthorEmail Address, Ole Raaschou-Nielsen PhD b, Massimo Stafoggia MSc c, Zorana Jovanovic Andersen PhD b d, Gudrun Weinmayr PhD e f, Prof Barbara Hoffmann MD f,
Kathrin Wolf PhD g, Evangelia Samoli PhD h, Paul Fischer MSc i, Mark Nieuwenhuijsen PhD j k, Prof Paolo Vineis MD l, …….

Lo studio «ESCAPE» (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects, coordinato dalla Università di Utrecht in Olanda), pubblicato su The Lancet di questa settimana,
è frutto di una collaborazione fra i quaranta più importanti centri scientifici europei, dall’Imperial College di Londra al Creal di Barcellona, al Karolinska Institutet di
Stoccolma.

In Italia, lo studio è stato condotto a Roma dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, a Torino da Città della Salute e della Scienza e dall’Università, e a Varese
dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano, per un totale di circa 31mila persone. Hanno collaborato anche le Agenzie ambientali dell’Emilia-Romagna e del Piemonte.

Lo studio ha seguito in media per quattordici anni 22 coorti di popolazione europea (concentrate in 13 città), per un totale di 367.251 partecipanti. Nel periodo considerato ha contato
29.076 decessi, di cui una parte si deve all’inquinamento dell’aria.
Ciò che rende estremamente solido e credibile questo risultato è che questa popolazione campione è stata messa in relazione con i livelli annui di inquinamento per le polveri
(PM2,5 e PM10) e per gli ossidi di azoto in base alla residenza e alla vicinanza o meno a strade trafficate.

Non solo: di queste persone sappiamo anche quanti fumavano, bevevano alcolici, quanto pesavano, qual era il loro livello di colesterolo, la loro pressione, quanta frutta mangiavano, che livello
di studio avevano e se lavoravano o meno. In questo modo è stato possibile correlare le morti alle concentrazioni di inquinanti in prossimità delle residenze, e correggere i
risultati in base alle abitudini di vita e allo status sociale, che influiscono su salute e longevità.

Da qui il risultato, non particolarmente significativo per gli ossidi di azoto e per le polveri più grossolane, molto chiaro invece per le polveri fini: più 7% di mortalità
generale per ogni aumento di 5 microgrammi/m3. Sono loro i veri killer.

Il risultato è valido a qualsiasi livello di esposizione, per quanto basso sia; quindi anche per le località che si trovano ben al di sotto dei limiti di legge dettati dalla
direttiva europea (per il PM 2,5 è 25 ug/m3). I limiti di legge, quindi, che peraltro molte città italiane superano decine di volte all’anno, non proteggono dall’inquinamento.

Per risparmiare davvero in vite umane e malattie (come tumori, insufficienze respiratorie, ictus e infarti) bisognerebbe portare le polveri almeno a rispettare i limiti dettati
dall’Organizzazione mondiale della sanità, che per le polveri sottili sono 10 microgrammi/m3.

Lo studio dice che all’aumento di 5 microgrammi/metro cubo di polveri sottili (PM2,5) il rischio di morire anzitempo cresce del 7%. Si badi bene: per ogni 5 microgrammi in più. Visto che
fra le 13 località esaminate ce ne sono alcune (soprattutto nei Paesi nordici) che non raggiungono la media annua di 10 microgrammi/metro cubo di PM2,5, mentre altre come Torino e Varese
superano i 30 mg/m3, la differenza di 20-25 ug/m3 si traduce in un aumento del rischio per i torinesi e i varesotti del 30-35% rispetto ai cittadini finnici, che pure non ne sono esclusi.

Anche a esposizioni molto basse, infatti, si nota un effetto sulla mortalità. Ciò non toglie che vi sia una bella differenza fra città più e meno inquinate, che si
può trasporre anche in Italia, per esempio fra i centri della pianura padana, da Milano a Torino, da Brescia a Mantova) e le cittadine del Centro-Sud meno trafficate e afflitte da polveri
e gas. Fra i due estremi considerati nello studio europeo stanno le altre città indagate, fra le quali Roma, San Sebastian, Atene, Oxford e altre località in Svizzera, Svezia,
Norvegia, Francia, Paesi Bassi.

Prof. Umberto Tirelli
per Salute/Newsfood.com

Prof.Umberto Tirelli
Direttore
Dipartimento di Oncologia Medica
Primario
Divisione di Oncologia Medica
Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN)
http://www.umbertotirelli.it
Per contatti:
3484406851
3336164774

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