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Pellegrino Artusi: un libro di ricette per unire l’Italia

Pellegrino Artusi

Siamo in un periodo di ricorrenze patriottiche. Se il prossimo 17 marzo si festeggia il compleanno dell’Unità d’Italia, il 30 dello stesso mese si celebra (o si dovrebbe celebrare)
un’altra data tricolore.

In quel giorno di cento anni fa moriva, dopo una vita piena ed interessante, Pellegrino Artusi, autore di “La scienza in cucina”, libro di ricette che creò la gastronomia italiana.

Nonostante i suoi numerosi viaggi, lo scrittore-gastronomo è legato soprattutto a due città, Forlimpopoli e Firenze.

A Forlimpopoli, Pellegrino Artusi nasce nel 4 agosto del 1820, figlio di un mercante di successo. Le finanze del padre permettono al giovane Pellegrino di frequentare l’Università di
Bologna. I riguardo, gli storici non sono sicuri che abbia conseguito la laurea in lettere, ma ritengono che abbia incontrato Felice Orsini, estremista politico  e futuro attentatore di
Napoleone III.

Forlimpopoli nel 1851 è anche teatro della cosiddetta “Notte del Passatore”. Stefano Pelloni, “Il Passatore”, capo-brigante molto attivo nella Romagna dell’epoca, occupa la cittadina e
pretende un riscatto dalle famiglie più abbienti. Durante il raid, uomini della sua banda penetrano in casa Artusi e violentano ripetutamente la sorella di Pellegrino, che non si
riprenderà più. Artusi decide di trasferirsi a Firenze, dove frequenta i letterati del Gabinetto Viessieux.

Ed è proprio il toscano, musicale popolare ed insieme preciso, la lingua di “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Nel volume, Pellegrino Artusi inserisce 790 ricette
provenienti da tutta la Penisola, testate dai suoi due cuochi ( Marietta e Francesco Ruffilli) ed accompagnate da riflessioni personali.

Ad esempio, la ricetta 560, presnitz di Triest, introdotto da “Eccovi un altro dolce di tedescheria, e come buono!”. O il numero 88, i maccheroni con le sarde alla siciliana: “Di questa
minestra vo debitore a una vedova e spiritosa signora il cui marito, siciliano, si divertiva a manipolare alcuni piatti del suo paese”. Ancora, la numero 604, un panettone dedicato a Marietta e
definito “Migliore assai del panettone di Milano che si trova in commercio e che richiede poco impazzimento”.

Lo scrittore non si fa problemi a rievocare l’incontro scontro con l’amico Orsini, alludendo alla sua attività  con l’espressione “… e adesso torniamo a bomba”. Né ad
avvertire dei possibili effetti collaterali della pietanza, magari con riferimenti mitologici. Come quando parla dei cavoli, definiti “Figli di Eolo, dio dei venti”.

Dopo un inizio difficile, l’opera di Artusi incontra il gradimento del pubblico, venendo ristampata più volte e da diversi editori: attualmente, ne esistono 111 edizioni per un totale
che supera il milione di copie.

Tuttavia, è sbagliato limitare il merito del testo al campo esclusivamente letterario. Come ricorda Piero Camporesi, “La Scienza in cucina ha fatto per l’unificazione nazionale
più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi sposi “. Non solo Artusi fece conoscere ai lettori il modo di mangiare della nazione, creando una cucina italiana globalmente intesa,
ma il suo linguaggio (“gustemi”) crearono un linguaggio condiviso “Là dove fallirono gli stilemi e i fonemi manzoniani”.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

http://www.casaartusi.it  Contiene il programma completo delle celebrazioni con convegno storico, cene a tema, mostre e pubblicazioni

Matteo Clerici

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