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Paura, medicine ed Harry Potter: gli studenti italiani a Londra e l’ influenza suina

Paura, medicine ed Harry Potter: gli studenti italiani a Londra e l’ influenza suina

By Redazione

Gianluca Nicoletti è un giornalista italiano, conduttore di programmi in radio ed in TV.

Ma quando ricevette la telefonata del figlio Filippo, Nicoletti era solo un padre preoccupato.

Filippo è uno di quegli studenti italiani, che durante una vacanza studio in Inghilterra, ha forse contratto l’ influenza suina.

Nicoletti racconta come lui e gli altri genitori furono contattati, sapendo dai propri figli del possibile contagio.

I ragazzi, dopo aver informato gli accompagnatori del college, sono stati portati in ospedale, e rimandati nelle loro stanze con una prescrizione di Paracetamolo e l’obbligo di non uscire dalla
camera.

Il giorno dopo, la situazione di Filippo e colleghi era peggiorata.

La febbre era aumentata, ed i genitori discussero sulla possibilità di andare a Londra per una missione di soccorso, ma furono dissuasi dagli accompagnatori.

In ogni caso la situazione sembrava abbastanza positiva: i giovani erano vispi, visitati 2 volte al giorno da un’ infermiera, che misurava la febbre .

Nei giorni successivi le cose si sono aggravate, solo 6 ragazzi su 17 potevano seguire le lezioni, mostrando qualche incertezza nell’ organizzazione sanitaria del college.

Uno degli accompagnatori come tali strutture, oltre alla nurse, non offrono altri tipi di assistenza medica.

L’ uomo ha inoltre raccontato come “A mano a mano che qualcuno aveva i sintomi di influenza io lo caricavo sul taxi e lo portavo al John Radcliffe Hospital qui a Oxford, ma la seconda volta
che mi sono presentato assieme a tre ragazzi hanno chiamato la security per mandarci via, mi sono trovato sul marciapiede ad aspettare il taxi con quei tre che avevano la febbre da 37 a 39
gradi”
.

Il protocollo anti-influenza del college prevedeva che gli italiani, oltre alla terapia di Tamiflu, fossero sottoposti a totale isolamento, il che comportava qualche disagio.

Ricorda infatti il giornalista: “I ragazzi erano isolati al punto tale che tutto il peso della loro assistenza è stato scaricato sulle spalle degli accompagnatori italiani; fino a
fare le pulizie delle loro stanze o portare i pasti a letto”.

Va anche osservato come tali misure vengano attivate al primo segno generale d’ influenza: nessuno degli studenti italiani è stato sottoposto a tampone, quindi non è possibile
dire con certezza quale influenza li ha colpiti, se la suina o un’ infreddatura fuori stagione.

Comunque, qualunque fosse il malanno, l’ avventura londinese dei ragazzi è andata a buon fine.

Conclude infatti Nicoletti “Ieri () però sono andati tutti assieme al cinema a vedere Harry Potter, solo allora abbiamo capito che per noi l’epidemia era finita”.

Matteo Clerici

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