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Pane e companatico

Pane e companatico

By Redazione

Il panino è uno dei piatti più semplici che si possano immaginare. Due fette di pane, del condimento a piacere ed oplà, il pranzo è servito, rapido, semplice e
saporito. Ma dietro tanta linearità culinaria si nasconde un mondo di personalizzazioni e stravaganze (e, diciamolo pure, esagerazioni).

Come dietro la consuetudine americana di servire hot dog per festeggiare l’Indipendenza, il 4 luglio: spesso alle consumazioni normali si affiancano gare dove bisogna ingurgitare il maggior
numero di cani caldi possibili. All’ultima di queste manifestazioni, tenutasi a Coney Island, il vincitore è stato Vic Chesnut, veterano di tali gare. Nonostante l’agguerrita concorrenza, Chesnut si è aggiudicato la cintura arancione (ed i 10.000 dollari di premio) del
campione grazie alla sua notevole performance: 64 panini in 11 minuti di gara. Il fatto che Vic abbia dovuto combattere un minuto di tempo supplementare
per avere la meglio sul giapponese Takeru Kobayashi (il tempo regolamentare di 10 minuti era scaduto con i due in perfetta parità) ha aggiunto
maggior sapore (!) patriottico alla vittoria finale.

Non tutte le gare del panino sono così eclatanti e ricche di significati politici; anzi, molte si svolgono in un clima più intimo, di raccoglimento provinciale, senza per questo
risultare meno gastronomicamente importanti. Ne sa qualcosa Brad Scullio, di Uniontown, in Pennsylvania che ha accettato la sfida del Denny’s Beer Barrel Pub, locale specializzato situato 161 chilometri ad est di Pittsburgh: divorare un speciale hamburger di sette chili in meno di 5 ore.

Brad non si è perso d’animo, affrontando il suo avversario ed i suoi alleati, due chili e più di pane, pomodori, lattuga, formaggio, cipolle, peperoni, una tazza di ketchup e una di
senape. Alla fine, Scullio li ha sconfitti: il tutto è stato divorato in 4 ore e 39 minuti. Al vincitore, 400 dollari di premio un certificato attestante il superamento della sfida e una
maglietta ricordo.

Il binomio panino-impresa sportiva piace proprio agli americani. I West Michigan Whitecaps, squadra di baseball militante nella minor league, hanno
inserito nei loro stand un hamburger supersize, dal peso complessivo di circa due chili e dal costo di 20 dollari. Diametro di circa 21 centimetri, cinque strati di carne, cinque di formaggio,
qualche tortilla, salse a volontà ed un bicchiere di chili per un totale di 4.800 calorie: finire questo megapanino potrebbe essere l’equivalente di
un home run gastronomico. Ne sono ben consci i dirigenti dei Whitecaps, pronti ad offrire una maglietta commemorativa a chi riuscirà nell’impresa.

Altrettanto notevole è il sandwich messo a punto da Burger King: si tratta di un panino composto da due omelette, una salsiccia, tre fette di bacon
e due fette di formaggio, 730 calorie e 47 grammi di grasso. E, come gli esemplari precedentemente descritti, anche questa creazione non è passata inosservata: se non si può parlare
di gara, si può certo parlare di competizione, tra i dietologi ed i golosi più impenitenti. Mentre gli esperti della nutrizione si scagliano contro il sandwich, definendolo senza
mezzi termini una bomba per la salute, i golosi dimostrano di gradirlo: solo nel primo giorno ne sono stati venduti 750.000 esemplari, anche grazie al prezzo di lancio di 3,19 dollari (= 2.36
Euro). Gli appelli alla moderazione alimentare sembrano per ora cadere nel vuoto.

Un antico proverbio afferma che chi ha pane non ha denti: in questo caso, tra mangiatori epici e schiere di fedelissimi del fast-food, la saggezza popolare sembra proprio fuori posto.

                                                                                                                             
    Matteo Clerici

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