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Obiettivo Luna: lo stato dei programmi di esplorazione

Qualche settimana fa abbiamo celebrato i 50 anni dal lancio dello Sputnik, ma certamente la pietra miliare della conquista dello spazio è stato lo sbarco sulla Luna, e oggi il ritorno
sulla Luna è sulle agende delle principali agenzie spaziali, come la NASA e l’ESA, anche in vista di un possibile sfruttamento delle risorse lunari.

Perché tornare sul nostro satellite naturale?
In realtà esistono tante possibili risposte. A partire dal fatto che, escluso Plutone che è un pianeta decisamente
anomalo tanto da essere stato recentemente classificato come pianeta nano, la nostra Luna è in proporzione alla Terra molto più grande di quanto non siano le lune degli altri
pianeti. Per esempio il raggio lunare è circa un quarto di quello terrestre, mentre Deimos e Phobos, le due lune di Marte, hanno raggi che sono appena 2 e 3 millesimi di quello del
pianeta rosso.

Titano, che pure è la maggiore delle lune di Saturno, arriva a un raggio che è circa il 4% del raggio di Saturno. Da questo punto di vista la Luna e la Terra formano un sistema
planetario doppio. Luna non gioca affatto certo un ruolo decorativo nell’evoluzione della Terra: con la sua attrazione gravitazionale ha contribuito a stabilizzare l’asse di rotazione terrestre
e dunque e regolarizzare le stagioni, giorno dopo giorno influenza le maree e così via.

Tornare a esplorare la Luna oggi e iniziare ad abitarla nel futuro, può essere un’evoluzione del tutto naturale per il genere umano. E come nuova frontiera, dobbiamo sviluppare una forte
cooperazione internazionale per garantire l’utilizzo della Luna in modo equilibrato, per non lasciarla cadere in mano di gente irresponsabile. È quasi un problema di protezione
ambientale.

Al di là degli aspetti di possibile sfruttamento delle risorse lunari – uno sfruttamento necessario se vogliamo installare basi permanenti – occorre ricordare che quel che spinge
l’esplorazione non è solo la scienza o la strategia, ma è il fatto che si devono sempre avere nuovi territori e nuovi sogni per la gioventù.

Andare sulla Luna e su Marte, insomma, sembra far parte dell’evoluzione naturale dell’umanità. Fino a qualche anno fa, però, si parlava soprattutto di Marte. Perché ora
la Luna sembra essere tornata centrale ai programmi di esplorazione del Sistema Solare?

Qualche anno fa era in molto in voga Marte, anche presso l’opinione pubblica, anche a causa del celebre annuncio del Presidente George W. Bush, che dichiarava l’intenzione della USA di sbarcare
su Marte. Adesso è molto chiaro a tutti che per arrivare a Marte occorrono ancora almeno 30 anni e che comunque sarà una esplorazione che per molti anni sarà limitata a ben
poche persone.

Rilanciare il programma di esplorazione lunare è molto più prudente e promettente che non puntare direttamente a Marte. La Luna potrà essere utilizzata come base per i test
dei sistemi che un giorno ci porteranno più lontano.

Per inciso, occorre sottolineare che la Luna è veramente un passo naturale rispetto a quanto abbiamo fatto fino a oggi con lo sviluppo della Stazione Spaziale Internazionale. Per
esplorare con astronauti la Luna o Marte occorre una triade tecnologica: veicoli spaziali in grado di uscire dall’atmosfera, come gli Ariane 5 per limitarci ai lanciatori dell’ESA; il secondo
tipo di veicoli sono le stazioni spaziali, come la ISS: vere e proprie piattaforme off-shore nell’acqua profonda dello spazio. Le stazioni spaziali non hanno bisogno di aerodinamicità
né di propulsioni così significative come quelle dei lanciatori. Sono tecnologicamente del tutto diverse.

Ma una volta che siamo nello spazio, per andare oltre occorre una terza categoria di veicoli interplanetari. Si può pensare di esplorare di esplorare il sistema solare solo una volta che
avremo sviluppato tutti e tre gli elementi. Con la ISS siamo arrivati al secondo elementi e ora possiamo pensare di fare un passo avanti.

Quale è il contesto internazionale nel quale si stanno preparando queste nuove missioni?

L’atteggiamento dei vari Paesi nei confronti della nuova esplorazione della Luna riproduce lo stesso fenomeno che si verifica ogni volta che si apre una nuova strada e che si lancia una nuova
sfida. Da una parte c’è il desiderio di condividere il rischio e di risparmiare denaro e risorse, e quindi di coordinarsi e collaborare; dall’altra, quando le cose iniziano a funzionare
e le prospettive economiche o militare o di dominazione politica sono più chiare, la condivisione viene meno, specialmente quando si intravedono all’orizzonte elementi di importanza
strategica

Anche nell’esplorazione lunare ci sono entrambe le spinte. Non esiste un atteggiamento uguale per tutte le agenzie e neppure un atteggiamento identico in tutti i campi coinvolti nel programma
di esplorazione. Per esempio, pur essendoci collaborazione fra le agenzie spaziali, per esempio in questa fase di esplorazione robotica, si avverte anche che ciascuna agenzia vorrebbe
sviluppare o mantenere i propri progetti per i veicoli per portare l’uomo sulla Luna, che richiedono una tecnologia decisamente superiore.

In definitiva, non si può dire né che ci sia un’onda di collaborazione né, al contrario, il desiderio di una totale autonomia in tutti i settori.

A partire dal 22 ottobre, a Sorrento, si riunisce il Gruppo Internazionale di Lavoro per l’Esplorazione Lunare, un forum a cui partecipano le principali agenzie spaziali del mondo, le
istituzioni scientifiche, rappresentanti delle industrie spaziali e altri soggetti interessati. Quale è l’agenda del congresso?

È un’agenda molto ricca. Si analizzeranno i risultati delle ultime osservazioni della Luna, come quelle della sonda SMART-1 dell’ESA o i recentissimi dati di Selene, la missione lunare
giapponese, lo stato di Chang’E 1, la missione lunare cinese.

Si discuterà dello status delle future missioni, ma il cuore del workshop sarà dedicato a un confronto sistematico fra le strategie delle varie agenzie, sulle loro intenzioni e
sulle sfide tecnologiche che occorre vincere nei prossimi anni. Dal canto suo l’ESA ha un suo programma di esplorazione, Aurora, condotto con una politica di grande rispetto di tutti gli attori
coinvolti, scienziati, ingegneri e così via: ascoltiamo; facciamo architettura di programmi – ovvero analizziamo le tecnologie disponibili, cerchiamo di unificare gli obiettivi e
così via – e, infine definiamo il primo passo da fare, lasciando aperta la strategia futura, perché ogni ulteriore passo deve dipendere dai risultati del precedente.

In ogni caso, è già prevista una missione robotica per Marte, ExoMars, che sarà lanciato nei prossimi anni, probabilmente a ridosso del 2013, e stiamo discutendo del Mars
Sample Return, una missione in grado di atterrare su Marte prelevarne una campione e riportarlo a Terra.

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 – canale televisivo digitale della RAI dedicato all’aggiornamento in tempo reale – riserva all’ESA uno spazio di approfondimento di 5
minuti: un’intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati
all’astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas, Stefano Masi, Marco Dedola si alternano nel discutere con il giornalista scientifico che collabora con l’ESA, Stefano Sandrelli, per dare
un’idea dell’argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a
conoscenza di cose sempre nuove.

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