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La montagna può dare un milione di posti di lavoro… tanta salute e un futuro per un’Europa più sostenibile e più green

La montagna può dare un milione di posti di lavoro… tanta salute e un futuro per un’Europa più sostenibile e più green

By Giuseppe

La montagna può dare un milione di posti di lavoro… tanta salute e un futuro per un’Europa più sostenibile e più green

Progetto integrato multifunzioni  “montagna&appennini” italiani,  secondo la ricerca-indagine Ceves

Piacenza,  21 aprile 2021
Comolli a Draghi (con tutto il rispetto): un milione di posti di lavoro sulle montagne&appennini italiani. Il tipo di lavoro c’è già grazie al PNRR. Bisogna dare dignità, continuità, sicurezza… non solo una residenza e un contributo casa una tantum.  Più reddito, più Pil, più benessere, più resilienza, più tutela aree vulnerabili, più ambiente, più digitale, più sostenibilità… dal progetto integrato multifunzioni  “montagna&appennini” italiani,  secondo la ricerca-indagine Ceves  
Tutti dicono e scrivono da anni che il petrolio dell’Italia è il turismo e l’enogastronomia, e sicuramente è vero se le tanti fonti di ricerca e indagini nazionali e stranieri parlano di un fatturato annuo del 25-30% del PIL assommando i diversi settori e comparti di riferimento, dai viaggi ai ristoranti, dagli alberghi alle città d’arte, dai prodotti agroalimentari a quelli tipici Doc, dai teatri alle escursioni, dai monti al mare.  Sui fatidici 1800 mld/euro del 2019 vuol dire un giro di affari lordo intorno ai 450 mld, molti realizzati con esportazioni e con arrivi in Italia.
Dei 160 mld/euro di minor fatturato del PIL nel 2020 anno pandemico, circa il 60% è dovuto proprio alla debacle del nostro “oro nero”, seppur l’export sia  anche migliorato rispetto al 2019.  Il gap non solo va recuperato, ma si deve cogliere l’occasione per rilanciare, riaffermare, riproporre, migliorare una offerta nazionale e internazionale. E’ anche da sottolineare che tutti l’insieme del mega comparto di riferimento è fortemente dipendente dal territorio, terreno produttivo, ambiente, clima, spazi, aree vitali di produzione, ma anche di servizi, arredi, condizioni, modelli e stili di vita. Molti dei servizi turistici, agroalimentari, enogastronomici, ricettivi si svolgono in territori nazionali che sono spesso disagiati, distanti dai centri abitati, in aree interne.
L’Italia per circa 2/3 di tutto il suo territorio nazionale è composto da luoghi di montagna e di appennino, proprio quelle aree difficili, vulnerabili, delicate dove effettivamente da un lato si producono molti dei migliori prodotti tipici e alimentari nazionali , ma dove anche la vita sociale, civile e reddituale è molto precaria, poco servita, di basso livello, disagiata e quindi soggetta da decenni ad abbandono e a fughe all’estero o in metropolitane.  Su 210.000 kmq, circa 90.000 kmq sono di montagna pura, il resto è suolo collinare alto.  Da qui anche la chiusura di servizi nevralgici come pronto soccorso, farmacie, scuole, asili, negozi, supermercati, medici. Di questo ampio territorio nazionale oltre il 55% si trova sopra i 500 metri di altitudine, quindi in condizioni di altissima biodiversità naturale, ma anche di difficile coltivazione agraria e produttiva, per cui anche la redditività – per quei pochi rimasti – è molto bassa insufficiente pe una vita normale e per sostenere i consumi in loco.
Sempre i dati statistici ed economici offerti da diversi centri, compreso il nostro Ceves nato nel 1991 fra le aule della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza, ci dicono che in 50 anni (1970-2020) i territori montani e appenninici italiani (sopra i 350 mslm in questo caso) hanno perso oltre 6 milioni di abitanti e residenti compreso anche chi è rimasto a viverci per anni, ora non ci sono più e non hanno eredi sul posto. Da un punto di vista antropologico, etologico, ecologico, demografico e biologico – quindi tutte le scienze collegate alla vita dell’essere umano in un certo luogo – sono territori già vulnerabili e svantaggiati quando sono vissuti e curati, immaginiamoli disabitati totalmente.
Paesi e borghi che avevano 300 abitanti 20 anni fa oggi hanno 30 residenti e il trend non sembra possa fermarsi. Può cambiare a fronte di qualche scelta strategica politica di grande respiro, prospettiva e di lungo periodo? Come Ceves – dopo diversi studi e sondaggi – crediamo di si in modo non teorico, ma reale e pratico. C’era una ricerca già significativa prima dell’anno 2020 di trovare casa e spazi lontano dalla città, oggi accentuato ancor più con la pandemia. Ma occorre differenziare la scelta estemporanea e di villeggiatura e di vacanza da quello che invece noi intendiamo, cioè una scelta di vita alla ricerca di un lavoro e di una occupazione.
Ebbene si: come abbiamo valutato che tutta la montagna e collina italiana (sopra i 350 mslm) può offrire 1 milioni di posti di lavoro nell’arco di 3-4 anni di investimenti e questo può portare ad un incremento del PIL del 2% almeno dopo i primi anni. Prima Di definire il numero degli occupati, sono stati individuati i modelli e i tipi di lavoro attuabili. Tutti i lavori individuati si innestano totalmente dentro le norme e le regole previste sia dalla indicazioni della Commissione UE del Next Generation UE, della PAC Agricola europea in emanazione per gli anni 2023-2027, sia dalle opzioni previste dal ministero dell’Ambiente e Transizione Ecologica italiana che dalle innovazioni tecniche appontate dai ministeri del Turismo, dell’Agricoltura, della Salute, della Innovazione digitale.
Infatti quando si parla di lavoro-occupazione in aree svantaggiate-vulnerabili-difficili-fragili si deve obbligatoriamente intendere un modello integrato multifunzionale e multidisciplinare. Non si può assolutamente pensare di rivitalizzare, tutelare, sviluppare la montagna e l’alta collina italiana attraverso piccoli piani di defiscalizzazione delle imprese montane già presenti oppure piccoli redditi di cittadinanza o sostegni assistenziali unatantum. La montagna – come detto da anni da più parti – rischia di scendere a valle distruggendo anche la ricchezza che produce in fondovalle.
La cosi detta resilienza, a parole sulla bocca di tutti, di per se stessa non risolve il grave problema, se non accompagnata da una strategia di sistema integrato che coinvolge più settori e più comparti, dalla famiglia al lavoro, dal reddito alla casa, dalla viabilità ai trasporti, dai servizi sociali e civili alla sanità e salute, dalla scuola ai negozi per il consumo, dalla ricettività alla cura dell’ambiente, dalla gestione idrogeologica alla coltivazione forestale, dai pascoli all’ecobiodivesità.  Non tutte le montagne hanno la cura di impianti sciistici o di forestazione controllata, come pure la costruzione sulla carta di zone franche della montagna non risolvono il vero problema della nascita di imprese, nuovi residenti, nuovi lavori moderni e utili e nuovi posti di occupazione.
La Regione Emilia Romagna rilancia e rinnova il progetto della casa alle giovani coppie che vanno a vivere in montagna: un grande successo per 341 famiglie che hanno percepito a fondo perduto circa 30.000 euro a testa. Un primo passo, ma se poi le strade sono impercorribili e l’asilo non c’è, manca la farmacia e bisogna fare 30 km per il medico se c’è, ma occorre un piano generale dove casa, residenza, lavoro, occupazione, scuola, salute, socialità, digitale, banda larga,  negozi, strade, defiscalizzazione, reddito facciano parte dello stesso pacchetto, della stessa legge nazionale. Quale migliore opportunità, caro presidente Draghi, se non inserire il programma dentro il PNRR sotto la voce “Resilienza Aree Vulnerabili” riconoscendo che la “famiglia” in montagna e in appennini ha anche una valenza e un valore per l’intera collettività nazionale e che dà sicurezza per la presenza e per i controlli sul territorio attraverso il “vissuto” quotidiano con un lavoro certo e una occupazione continua almeno di 10-20 anni. Solo così si attrae la residenza famigliare, ma anche nuove imprese, anche un sostegno fisso mensile per la funzione integrata di cura attiva e sicura (non di guardiano)  ambientale.

Giampietro Comolli
Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

Mob +393496575297

Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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