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La Germania ha infranto i limiti dettati dall’Unione Europea: sbilancio

La Germania ha infranto i limiti dettati dall’Unione Europea: sbilancio

By Redazione

Odette Paesano
inviata Newsfood.com

Bruxelles, 3 dicembre 2013
La Germania ha infranto i limiti dettati dall’Unione Europea: ha un’eccedenza nelle partite correnti che supera i limiti previsti, calcolata in percentuale sul Pil.

Bruxelles deve decidere se inviare oppure no raccomandazioni a Berlino. Bisogna considerare che il saldo delle partite correnti (in sostanza la differenza tra export e import nella
cosiddetta “bilancia dei pagamenti”) è all’incirca identico a quello dei movimenti del capitale (ovvio, al netto degli investimenti IDE e dei movimenti finanziari), perché
ciascun Paese può vendere beni per ottenerne in cambio degli altri: la differenza si chiama infatti “sbilancio” (o deficit, o surplus).

Nessun Paese può a lungo andare avanti con una bilancia dei pagamenti perennemente in rosso. Fanno eccezione gli Stati Uniti con il loro “twin deficit”, ossia  il disavanzo pubblico e
quello delle partite correnti (o bilancia commerciale). Ma questo solo perchè la Cina sostiene l’enorme debito pubblico Usa acquistando a man bassa i Treasury bond di Washington.

Contemporaneamente, se un Paese fa credito ad altri Paesi accumula prestiti o attività finanziarie. Tale interscambio determina che ci sia un rapporto in equilibrio fra le parti (in
quanto la compensazione avviene per via finanziaria: è come un bilancio aziendale, dove l’utile, in basso a destra nella partita doppia o il profitto, in bassa a sinistra, servono appunto
a bilanciare la situazione), sottolineando come sia complesso effettuare una reale distinzione fra l’aspetto finanziario e l’aspetto economico di un Paese.

Se non si vuole andare in default (cioè non essere più in grado di restituire i debiti alla scadenza prevista e, in pratica fallire) gli Stati non possono disconoscere parte
del debito per evitare crisi. Ciò che, quindi, resta da fare è attuare politiche fiscali sempre più restrittive, come impone ad esempio la Ue all’Italia.
L’esistenza di una struttura istituzionale ha generato l’esistenza della percezione di un conflitto di natura politica, nonostante le misure politiche intraprese dal Fiscal Compact (Patto di
Bilancio Europeo, trattato europeo approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 paesi dell’Unione Europea, entrato in vigore il primo gennaio 2013).

Gli indicatori economici dei Paesi membri, valutati dalla Commissione europea, servono ad analizzare i reali rischi per la stessa economia europea.
Mediante l’Alert Mechanism Report 2014 la Germania è stata monitorata in maniera più profonda perché per 6 anni consecutivi ha superato il “tetto” definito dalla
Commissione (pari al 6% del Pil).

Anche nel caso degli Stati “troppo grandi per fallire”, i debitori, esattamente, quanto i creditori hanno delle colpe.
La responsabilità della Germania di aver esportato troppo e, quindi, di trovarsi in eccedenza dal punto di vista commerciale rispetto ai limiti del Pil ha ulteriormente evidenziato le
differenze con gli Stati compresi nell’area del circondario.

La tesi del Commissario degli Affari Economici sulla posizione della Germania è chiara; una open policy tedesca si ripercuoterebbe soprattutto sugli altri Paesi, calcolando che nessuno
Stato è economicamente sufficiente.
Ma un richiamo della Germania sul surplus sarebbe davvero utile ai fini degli equilibri legati alle politiche economiche? La risposta è difficile da identificare, soprattutto se si
considera il ruolo storico che la Germania ha avuto dal punto di vista del mantenimento della stabilità europea.

A questo proposito la Confindustria tedesca (Bdi) afferma: “La forza del nostro export viene dalla nostra capacità di offrire prodotti innovativi che piacciano a tutto il mondo, e poi
anche gli altri Stati dell’eurozona traggono vantaggio dal nostro export”.
Il nodo della questione è quindi il seguente: se la Germania esporta meno e rilancia i consumi interni, ragionevolmente c’è più spazio per dare ossigeno anche alle altre
economie europee, come l’Italia che ha nella Germania il suo maggior cliente.
Ma i tedeschi si difendono nel seguente modo: dicono che il loro export è cresciuto soprattutto verso i Paesi extra Ue, rimanendo abbastanza stabile per le vendite tedesche negli altri
Paesi europei.

Odette Paesano
Newsfood.com

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