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Il vino riparte? Draghi: il successo  non sono i miliardi portati a casa ma come saranno investiti e non spesi male

Il vino riparte? Draghi: il successo  non sono i miliardi portati a casa ma come saranno investiti e non spesi male

By Giuseppe

Il vino riparte? Draghi: il successo non sono i miliardi portati a casa ma come saranno investiti e non spesi male

Vino inflazione ripresa resilienza
Data: 28 aprile 2021

 

Il vino nel PNRR. Andiamoci cauti. Il premier Draghi è stato chiaro: “ il successo  non sono i miliardi portati a casa ma come saranno investiti e non spesi”. Sarà ancora una volta il Parlamento a fare danni e a fare deficit a nome e per conto di noi italiani.
Stanno uscendo diversi dati economici sull’anno 2020, ma anche sui primi mesi 2021. Un primo dato, anche se marginale, mi ha colpito: l’inflazione al consumo in Italia.; ovvero nel carrello della spesa di noi italiani.
In parte dovuto sicuramente a una stabilità dei mercati, un calo di produzione e consumi per varie chiusure, una crisi economica e finanziaria che sta durando da anni, una azione e delle scelte delle banche centrali, la politica di contenimento di alcuni governi. Ma …però! I dati sono Istat, ufficiali, monitorati da agenzie e da centri studi. Come Ovse-Ceves www.osservatorio.ovse.org abbiamo fatto alcune considerazioni. In generale, il paniere ufficiale dei prodotti segnale che per 12 mesi l’inflazione dei prezzi dei prodotti più consumati in Italia è stata stabile (sullo 0,1%), eccetto alcuni comparti come per esempio la frutta e i vegetali con incrementi variabili e stagionali anche del +7% o del +4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. I vini fino a settembre 2020 avevano tenuto i prezzi se non con qualche aumento sotto l’1%: ora i prezzi al consumo (soprattutto Gda e e-commerce ovviamente) scendono anche del 2-3% nei mesi di marzo-aprile 2021. Come pane, pasta, carne, acqua minerale e pesce registrano una inflazione positiva degli ultimi 2 anni, dal +1,1% al +4,3%, mese su mese, non annuo. Quindi il comparto alimentare ha comportamenti e riflessi assai differenti. La sorpresa è data dai dati di febbraio e marzo 2021 per i vini con una perdita di prezzo al consumo fra il 2% e il 3,3%, con maggiore peso sulle etichette Top premium e griffate. Il mercato del vino italiano, sempre più concentrato fra Gda, Enoteche e e-commerce, manda segnali di recessione, di deflazione di settore e di reparto bevande. Perché? Tema da sviscerare.
Altro tema importante delle ultime ore è relativo al “vino italiano nel PNRR”. E’ evidente che oggi non ci sono dettagli specifici e diretti, ma tutte le 6 “missioni base” illustrate dal premier Draghi sarebbero molto utili all’intero comparto-capitolo vigneti-vitigni-vino-suolo-clima. Dalla azione green deal all’enoecologia, dalla cultura alla competitività, dalla sostenibilità alla mobilità infrastrutturale, dalla salute alla coesione ambientale. Lasciamo stare altre “mission impossibili” ma urgentissime come: giustizia, PA, semplificazione leggi, sburocratizzare uffici; libera concorrenza. Sinceramente, io vedo come Ovse, un capitolo dedicato non tanto al vino o alla vite, come purtroppo qualcuno anche importante ancora continua a chiedere, bensì al valore e impegno integrale e aggregato di un sistema territoriale “distrettuale” che metta insieme più tematiche presenti nei punti base del PNRR di Draghi.
Ecco: investimenti nel digitale e nella semplificazione di norme burocratiche, in equità di genere agevolando giovani e donne in nuovi lavori e in occupazione reale e non surrentizia, non inquinamento e sostenibilità ambientale e aree interne … abbinati a investimenti infrastrutturali, governo e risposta ai cambi climatici senza sprechi, recupero di attività e aziende in difficoltà ma non in default, banda larga e 5.0, uso dei fondi Pac, Leader, Por-Fers, Coesione, React si può realizzare all’interno del PNRR un indirizzo vitivinicoloagricolo molto forte e pesante anche economicamente che può dare un nuovo volto e una nuova prospettiva a tutto il mondo vitivinicolo italiano.  Un mondo sicuramente non depresso economicamente e non in fallimento, ma che deve guardare al futuro con fiducia, speranza, prospettive, certezza, sicurezza. Solo così poi anche i privati e gli imprenditori investiranno. Come ha più volte detto Draghi: “ il problema non è avere 223 miliardi di euro e forse altrettanti con altri canali e fonti nei prossimi 6 anni, ma spenderli sul serio, nei modi e tempi e onestà richiesti da Ue ma anche per la nostra cedibilità nazionale, come investimenti duraturi e non foglie di fico”. Patuanelli ha già dato un po’ di numeri: alla logistica agricola 800 milioni di euro, mezzo miliardo per macchine agricole, 1,2 miliardi per i contatti di filiera (su cui vorrei trasparenza), 1,5 miliardi per il fotovoltaico su capannoni e stalle,  2 miliardi per il passaggio a biogas, 800 milioni per gli invasi irrigui. Io dico solo 7 miliardi in totale che poi, secondo alcuni esperti, ridotti a poco più della metà. Sarebbe bene che le cifre non fossero così aleatorie e ballerine e la politica smettesse di gonfiare successi o insuccessi degli avversari politici. Se siamo tutti sulla stessa barca, dimostriamolo una volta per tutti. Per il mondo agricolo italiano ci sono poi “fonte UE” altri 100 miliardi circa dal 2021 al 2027.
      
Sempre il mondo agricolo italiano, quasi tutto unito come al solito ma non con voce unica, ha presentato a Draghi un vademecum in cui è fondamentale che gli investimenti nel settore siano strutturali, strumentali, duraturi per avere cibo sicuro, sostenibilità ambientale, digitalizzazione, filiere distrettuali intelligenti anche ampie basate sul prodotto. Ecco qui io preferirei sentir parlare di “uomo agricoltore imprenditore +territorio”, piuttosto che di “produzione-filiera-prodotto +agricoltura”: è questa la visione innovativa.   Il mondo agricolo semi-unito ha pestato molto bene i piedi sul fatto che sia obbligatoria la interconnessione fra le diverse misure e obiettivi adottati, sia individuata una governance con valutazione concreta preventiva da rispettare senza varianti, controlli certi e figure responsabili dirette in prima persona, velocità interventi e scadenze certe, sanzioni per chi sbaglia. Non è neanche corretto vedere la questione agroalimentare come la contrapposizione fra un programma di ammodernamento del paese  e un modello di sviluppo: invece secondo me sono importanti entrambe le strade ma tutte le strade devono essere “misurate” in termini di utilità bioecologica, di valore uomo-vivibilità, di vitalità-salute. Allora anche i contratti di filiera e il rinnovo dei macchinari ha senso.  Come pure determinati investimenti previsti nel piano agricolo è importante e fondamentale che siano posti in essere, appunto, senza varianti e senza nuovi appalti anche mentali, perché così si fanno doppi danni irreparabili restando solo il gigante del debito pubblico. Uno stesso tema importante è quello di come e chi spende in modo che i fondi non siano alla portata di mafie e di concussioni continue. Il tema cibo non è fine a se stesso, coinvolge anche la istruzione e la cultura, la presenza medica e il commercio, il turismo e la famiglia, l’uguaglianza di genere e le nuove generazioni, l’artigianato e il risparmio del suolo…soprattutto in area difficili, vulnerabili, fragili, abbandonate in cui la coltivazione della biodiversità botanica e animale, il microspazio, la presenza umana, l’etologia sono una garanzia e una sicurezza che l’agricoltura oggi svolge la primaria funzione di coesione sociale e civile di una area vasta interna o anche di una filiera di distretto. Questo nelle parole e nei miliardi citati da Patuanelli mancano tutte.
Per il mondo del vino le proposte e le richieste degli imprenditori e delle associazioni  collegate e collaterali si sprecano soprattutto in termini di azioni “dettagliate” che da anni sono portate avanti e spese nei vari piani statali e regionali con i fondi Pac, Ocm, Psr. Stoccaggio dei vini di qualità e distillazione di crisi per i vini Do-Igp. Due misure sicuramente importanti e che servono ai bilanci delle aziende, ma che dimostrano anche quanto il mondo del vino si sia dimenticato negli ultimi 20 anni di ragionare oltre il filare e oltre la staccionata del cortile “buono”. Una colpa questa trasversale, dagli uffici della PA ministeriale e regionale fino alle stesse associazioni imprenditoriali e ai consorzi di tutela: questi ultimi oggi con un potere referenziale e di attenzione sulla carta enorme ma non proporzionale alla inconsistenza conoscitiva, programmatica, organizzativa e logistica. Oggi i consorzi son solo concessi discorsivi, propositivi su qualche interpretazione dei disciplinari, referenti per attività di promozione all’estero.  La politica dei prezzi congrui o delle domande che devono essere evase tutte nessuna esclusa, è una politica vecchia, di contenimento, di rincorsa, di sistemazione dei conti annuali ma senza prospettiva, senza sviluppo, senza un nuovo modello di vita dell’impresa-ambiente che Slow Food reclama. E spesso sono le stesse aziende vitivinicole sostenute dalla associazione di Bra. Il vino italiano, in particolare, nei prossimi 6 anni, 2021-2027, si troverà a disposizione almeno 7-9 miliardi di euro fra Piano di sostegno nazionale, Pac, Ocm e Pnrr : cosa intende fare il Ministero? Sarà possibile ipotizzare un tavolo di esperti e tecnici, meglio se non legati a interessi di parte e non dipendenti di organismi, che possano stendere un programma progettuale nazione con cronomisure e cronoazioni almeno nell’arco di 10-15 anni?  Anche in questo caso occorre abbandonare la logica e la visione commerciale troppo legata al prodotto finale e quindi al prezzo e ai ricavi aziendali e guardare invece a “monte e all’origine” della vigna, del suolo, del clima, dell’ambiente, dei vitigni, delle varietà, dell’inquinamento e dell’uso dei fitofarmaci in viticoltura.
Sicuramente anche i vini Igt e vini comuni sono importanti in un mercato sempre più ampio e diversificato, segmentato e globale, con diversi paesi neofiti e nuovi paesi solo consumatori che diventeranno produttori e forti consumatori, oltre alle nuove tipologie di vino biologico, biodinamico, giovani e di alcol contenuto. Per questo cje la semplificazione delle norme, la eliminazioni di leggi e la concentrazione dei regolamenti, la eliminazione di uffici burocratici lungo la filiera dei controlli tecnici e amministrativi, la sostenibilità dei materiali di confezionamento, la riduzione quasi totale della produzione di CO2, la impiantistica di vigneti secondo le regole agroecologiche …sono tutti fattori decisionali fondamentali e che devono essere prioritari nella assegnazione di fondi pubblici. Finalmente anche altri, oltre a Ovse, parlano dell’urgenza di un piano promozionale istituzionale di grande importanza per il mercato nazionale, il mercato interno europeo e i nuovi mercati di consumo nel mondo attraverso anche canali e strutture fisse nei paesi esteri con lo scopo contrattuale prioritario e di formazione e conoscenza del vino “Italia” nel mondo. Punto.  Un piano promozionale che non faccia figli e figliastri ma che valorizzi solo la filiera intera “made in Italy” e non “ italian style”, compreso anche il personale, i materiali di consumo, le macchine … diventando una certificazione-griffe inattaccabile e unica nel mondo

Nico da Comolonia
in esclusiva
per Newsfood.com
Nutrimento & nutriMENTE
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