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Il pubblico nella gestione di beni e servizi strategici… gas, petrolio, energia

“Il pubblico nella gestione di beni e servizi strategici” Articolo su QN IL GIORNO del 5 marzo 2022

di Achille Colombo Clerici

L’occasione è offerta dalla decisione del Governo di tornare ad utilizzare le risorse nazionali di idrocarburi: gas (molto) e petrolio (poco). Obiettivo, ridurre la dipendenza del Paese da fonti energetiche estere. Ma, ci si chiede, quando l’emergenza sarà finita, è corretto che tali risorse, come d’altronde tutti i servizi di interesse pubblico, vengano gestite da privati concessionari, piuttosto che dallo Stato? In sintesi: ‘mano pubblica’ o ‘mano privata’ in questo strategico settore?

La cornice. Per motivi economici (era conveniente comprare dall’estero) ed ecologici (gli obiettivi della decarbonizzazione 2030 e 2050 fissati dall’Unione Europea) da molto tempo si sono posti vincoli legislativi e moratorie su nuove estrazioni e rilasci di nuove autorizzazioni, fino all’esplosione della crisi energetica e all’invasione russa dell’Ucraina. Oggi tardivamente si prende atto di quale sia la scelta obbligata: tutti d’accordo ma, come si diceva, la prospettiva del ritorno alla normalizzazione ha riaperto il dibattito tra due linee di pensiero che si confrontano da decenni.    +

Per quanto mi riguarda, da altrettanti decenni non ho dubbi al proposito, che così riassumo: servizi di interesse pubblico affidati alla mano pubblica.

Anche se la collaborazione tra pubblico e privato è sempre auspicabile, è evidente che la filosofia che ispira le due diverse sfere è profondamente diversa, con buoni motivi per entrambi: il pubblico punta primariamente al soddisfacimento dei bisogni della società, il privato ha, legittimamente, quale obiettivo il profitto. Nel caso specifico, ricomincino le trivellazioni, ma tocchi allo Stato ripulire norme, sbloccare procedimenti e, in alcuni casi, forse anche prevedere regimi derogatori per accelerare investimenti oggi necessari. Curando che gli interventi a favore delle famiglie si accompagnino ad interventi a favore delle imprese dalle quali dipendono decine di migliaia di posti di lavoro.

Certo, il privato si mostra, generalmente, più efficiente ed efficace perché più flessibile. Perciò si impone una riforma radicale della struttura pubblica nel suo complesso, l’eliminazione della burocrazia parassitaria, una modernizzazione che tenga il passo con il competitor-collaboratore. Un ossimoro quest’ultima figura? No, un auspicio.

 

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