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Il Louvre. Capolavori a Verona

By Redazione

Sarà la «Bella Ferroniére», il capolavoro di Leonardo, il testimonial della grande mostra» IL LOUVRE Capolavori a Verona, Leonardo, Raffaello, Rembrandt e gli
altri. Ritratti e figure» che aprirà i battenti il prossimo 19 settembre alla Gran Guardia della città scaligera.

Con la «Bella Ferroniére» giungeranno a Verona altri 140 capolavori – e il termine è, una volta tanto, non abusato – del museo parigino, tutte opere regolarmente
esposte nelle sale del Louvre e non provenienti dai depositi.
In Europa si tratta del maggior prestito mai concesso dal Louvre.
La mostra ideata da Brigitte Gallini, Marco Goldin e Vincent Pomarède, è promossa dal Louvre, dal Comune di Verona e da Linea d’ombra; la prima di un progetto quadriennale che dal
prossimo autunno al 2011 intende portare a Verona, a cadenza annuale, capolavori mai visti provenienti da alcuni dei principali musei del mondo. Nel progetto sono infatti direttamente coinvolti
il Louvre, il Museum of Fine Arts di Boston, il Museo Rodin di Parigi, il Van Gogh Museum di Amsterdam ed il Kröller Müller Museum di
Otterlo, ovvero i e «santuari» delle opere di Van Gogh.
La scelta di Goldin è precisa: non «Capolavori da.» ma mostre con un taglio ben definito, rispondenti ad un preciso progetto scientifico, mostre che mettano in campo le
più belle opere ed i maggiori esperti.

Lo conferma «Il Louvre. Capolavori a Verona. Leonardo, Raffaello, Rembrandt e gli altri. Ritratti e figure», curata da Brigitte Gallini, Marco Goldin, Vincent Pomarède,
Genevieve Bresc-Bautier e Catherine Loisel.
Cinque le sezioni in cui si articola il percorso espositivo, la prima delle quali, quella dedicata al «Ritratto di una società», propone, tra i molti capolavori di
Botticelli, Tiziano, Goya, El Greco, Ribera, Ingres, David, Holbein, Cranach, Veronese, Rembrandt, Fragonard, il «Ritratto della Bella Ferroniére «di Leonardo opera simbolo
della mostra.
«Dall’intimo al Sacro», è il tema della seconda sezione dove saranno esposti, accanto a ritratti di bambini e famiglie, tra cui quelli di Velasquez e Dürer, le
Maternità sacre di Botticelli, Bronzino , Filippino Lippi, Carracci, Poussin, Vouet.
Ai ritratti allegorici, genere di gran successo sino all’Ottocento, appartengono capolavori come quelli del Tiziano, Rubens.
Raffaello, Gericault, Rembrandt, Tintoretto, Van Dick, Guido Reni, Georges de la Tour, Ingres, Guercino, Bernini, saranno presenti con opere sublimi nella quarta sezione dedicata ai
«Ritratti dell’anima». Infine, «l’immagine della morte» con opere intense di Philippe de Champaigne, Solario, Luini, Jacopo Bassano e El Greco.

Cinque secoli di grande pittura ma anche di scultura e disegno raccontati in modo trasversale in un rimando continuo di temi, soggetti e sensazioni.
Le cinque sezioni -afferma Marco Goldin-, attraverso circa 140 opere totali con una larga maggioranza di dipinti, tracciano una strada che descrive la messa in scena di una classe sociale tra
realismo e allegoria. Ma poi abbandonano questo tono sfarzoso, o talvolta dolente nella rappresentazione del popolo, per concentrarsi sul quel percorso che va dall’intimo al sacro. Idea della
rappresentazione privata, e quasi silenziosa, che occupa tutta la parte conclusiva della mostra, se si eccettuano i quadri dedicati al ritratto mitologico. Perché il ritratto dell’anima
prima, e la rappresentazione della morte poi, sono il sigillo sull’idea del volto e del corpo. Uno specchio, una voce, una cenere che si sparge sul mondo. Il fascino della figura umana e il
fascino del pensiero. Come sogno e memoria.

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