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Il grande freddo: bar ed avventori rifiutano i surgelati

Il grande freddo: bar ed avventori rifiutano i surgelati

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Surgelati? No grazie. Nonostante i numerosi vantaggi, in molti casi (35%) i gestori di bar senza cucina li scarta a priori. Motivo principale, la netta sfiducia degli avventori, quasi sempre avversi al frozen food.

Questo è uno dei risultati principali emersi da “Bar e pausa pranzo”. La ricerca è stata condotta in 14 città italiane da Gourmet Italia, società del Gruppo Dr. Schär, specializzata nella produzione di piatti pronti surgelati.

I primi dati sono impressionanti. Gli italiani che pranzano fuori casa sono 10 milioni, di cui il 42,1% sceglie il bar. Per questo, gli esercizi hanno imparato a differenziare e specializzare l’offerta, con un servizio veloce che va assieme alla voglia di qualità e quantità dell’avventore.

Secondo Milo Compagnoni, Direttore Vendite e Marketing di Gourmet Italia, è il simbolo di un nuovo modo di vivere il food, tra scelte personali e necessità pratiche. Più chiaramente, “La pausa pranzo rappresenta un po’ una cartina di tornasole che mette in luce come sia importante riuscire a conciliare ritmi frenetici e richiesta di qualità. Il piatto pronto surgelato in realtà è una delle soluzioni ottimali in quanto, proprio per il rispetto dei valori nutrizionali e delle materie prime alla base di questi prodotti, consente di mettere sul mercato piatti buoni da mangiare e soprattutto sani e veloci da servire anche per i bar più affollati. ”

Da questo quadro generale, i surgelati sono il grande assente (ingiustificato?). Secondo la ricerca, infatti, sono tra i prodotti meno richiesti e serviti, anche dagli esercizi senza cucina, che potrebbero trarre giovamento dall’uso di piatti pronti. La classifica dei piatti più amati vede così al primo posto

panini, piadine e insalate (97%) seguiti da monoporzioni fresche conservate a 0-4 gradi, ovvero conservate in frigorifero (44%). All’ultimo posto, i surgelati, con solo il 35% delle preferenze.

Interrogati sui motivi, i ristoratori (42%) dichiarano di non amare piatti di questo tipo per i problemi di stoccaggio e preparazione. Una minoranza (18%) ritiene la qualità dei piatti troppo bassi.

Evidente la differenza con la Grande Distribuzione Organizzata. Se nella GDO cresce la richiesta di surgelati, per il settore Horeca pregiudizi e stereotipi rendono questo tipo di piatto pronto meno spendibile.

Al contrario, piatti una volta di nicchia diventano sempre più diffusi. Secondo l’indagine, sempre più locali offrono una selezione di pietanze vegetariane/vegane o pensati per chi soffre d’intolleranze alimentari. In aumento anche la richiesta di piatti etnici o di altre culture, considerati più interessanti della classica lasagna o pasta al pomodoro.

Infine, un esame sui prezzi. La maggioranza (57%) degli esercizi che servono piatti pronti ha un prezzo medio di 6-8 euro, mentre pochi (35%) scelgono la fascia 4-6 euro. Solo una minoranza (12%) ha un prezzo superiore agli 8 euro. I picchi maggiori di prezzo in Veneto e Friuli Venezia Giulia, con maggiore concentrazione a Verona e Venezia.

Matteo Clerici

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