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Guerre e guai dei paesi nostri: La guerra tra Ucraina e Russia si riflette anche sull’ agricoltura italiana

Forme di formaggio

Forme di formaggio

Quest’estate, oltre che per il maltempo e le secchiate d’acqua gelate, sarà ricordata anche come “l’estate delle guerre”: infatti dalla Palestina, passando per la Libia, arrivando al Califfato Islamico e Ucraina, la guerra è stata la grande protagonista delle notizie estive.

Guerre spesso e volentieri non dichiarate, guerre fredde per così dire, ma con conseguenze molto “calde”. Infatti la crisi ucraina, oltre ai gravissimi danni provocati alle popolazioni della parte orientale del Paese, ha provocato e sta provocando, seri problemi anche all’Agricoltura di casa nostra. Infatti la decisione presa prima dagli Stati Uniti d’America e poi dall’Unione Europea di un embargo di diversi prodotti nei confronti della Russia di Putin, rea di aver attaccato, violato e annesso territori di un altro Paese. Per tutta risposta la Russia ha deciso di non commerciare più con i suoi partner abituali, europei ed americani. Tra di essi c’è anche l’Italia, con un giro di affari, per quanto riguarda il comparto agricolo, di oltre 72 milioni di euro l’anno, bloccati dalla decisione di Putin.

La Coldiretti, secondo una notta ufficiale pubblicata sul proprio sito, l’Unione Europea, per far fronte a questa vera e proprio emergenza, ha stanziato interventi per 125 milioni di euro. Questi interventi si declinano in ritiri dal mercato per la distribuzione gratuita e compensazioni per la non-raccolta e la raccolta anticipata con l’assistenza finanziaria.

Putin

Rimangono fuori da quest’intervento – precisa poi la Coldiretti – prodotti come le carni di maiale, di manzo, il pollo, il pesce, i frutti di mare, i latticini e il formaggio. Insomma una buona fetta dell’eccellenza del made in Italy non potrà essere “risarcita”: il niet di Putin al Grana Padano o al Prosciutto di Parma costerà molto caro per i nostri allevatori.

Nonostante tutto, i venti di guerra e i veti incrociati, nell’ultimo quadrimestre le esportazioni agroalimentari in Russia sono aumentate dell’uno per cento. Il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha dichiarato: “Le tensioni con la Russia, oltre che a costarci caro in termini di export, potrebbero provocare anche una selvaggia riconcorsa al made in Italy taroccato, con evidenti ripercussioni verso i nostri comparti enogastronomici. La Russia ha voluto colpire questo settore perché ha ben capito che, soprattutto in momenti di recessione, la domanda di cibo, di cibo genuino e di qualità come quello nostrano, diventa sempre più forte ed è un vanto e forte fonte di reddito, quindi di forza, per l’Unione Europea”.

A questo punto o la diplomazia prenderà piede per normalizzare una situazione che sta diventando, di giorno in giorno, sempre più preoccupante, oppure spettri di incubi passati potrebbero tornare. Non si tratta di scegliere tra una grappa veneta o una vodka della Moscova, l’oggetto del contendere non è questo: si tratta di tornare a crescere in pace, oppure continuare un declino tra le macerie di una nuova guerra.

Mattia Nesto
Newsfood.com

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