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Galline ovaiole: LAV contro accordo salva allevatori

Galline ovaiole: LAV contro accordo salva allevatori

By Redazione

“La bozza di accordo di programma stilato da Assoavi (l’associazione nazionale Allevatori e Produttori avicunicoli) allo scopo di allungare fino alla fine del 2014 i tempi di adeguamento degli
allevamenti di galline ovaiole alle indicazioni sul benessere animale contenute nella Direttiva UE n.74/1999, che invece impone la data del primo gennaio 2012 per il bando delle gabbie di
batteria convenzionali, non può trovare margini di trattativa e tantomeno alcuna applicazione perché violerebbe la Direttiva UE”, dichiara Roberto Bennati, vice presidente della
LAV (www.lav.it) rivolgendo un appello al Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan e al Sottosegretario alla Salute Francesca Martini affinché si facciano garanti della corretta
applicazione della normativa europea.

Nell’eventualità che si tenti di posticipare il bando delle gabbie di batteria per le galline ovaiole fissato per il 1 gennaio 2012, LAV si riserva di adire la Commissione Europea per
una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. La LAV valuterà anche l’opportunità di un ricorso alla Corte dei Conti nell’eventualità che vengano erogati fondi
pubblici in violazione della normativa UE in oggetto.

L’Associazione animalista, ricorda che sono passati ben 9 anni in cui il settore avicolo non ha voluto mettere in atto politiche di riconversione, lamentando ora ritardi e difficoltà
nell’applicazione della norma di protezione che riguarda 39,5 milioni di galline allevate in Italia nelle strette gabbie di batteria (dato annuale).

“Un ritardo nell’applicazione della norma sarebbe molto grave per il benessere di questi animali, sarebbe discriminatorio per le numerose aziende nazionali ed europee che hanno già
scelto di riconvertire le gabbie di batteria a sistemi alternativi e si stanno impegnando ad osservare la normativa – precisa Roberto Bennati – Un ritardo sarebbe, inoltre, un ulteriore stimolo
a non cambiare il discusso sistema di allevamento in gabbia per coloro che finora non hanno fatto nulla, e un forte quanto inaccettabile stimolo a violare le leggi senza essere sanzionati”.

E’ sorprendente come si stia tentando di posticipare questo bando europeo, nonostante il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura UE, e quindi anche il Governo italiano attraverso il
Sottosegretario alla Salute Martini, alcune settimane fa si sia espresso, in modo coerente e inequivocabile, in difesa della scadenza fissata dalla Direttiva UE n.74/1999. 

Consideriamo importante che negli ultimi 10 anni ben 10 milioni di galline siano uscite dalle gabbie di batteria passando a sistemi alternativi come quelli all’aperto e biologici o a terra.
Questi sistemi d’allevamento non in gabbia sono cresciuti in maniera esponenziale, garantendo anche maggiore reddito agli allevatori e certamente elevati standard igienico-sanitari.

Questo è avvenuto nonostante il sistema di etichettatura delle uova da sistemi in gabbia sia fuorviante per i cittadini e la relativa applicazione non incoraggia affatto la scelta dei
consumatori. I dati di questi sistemi di allevamento negli altri Paesi sono significativi nell’indicare la strada da percorrere: la Germania produce il 40% di uova da sistemi non in gabbia,
l’Inghilterra il 48%, l’Olanda bel il 55% e l’Austria addirittura il 77%, segno che il mercato, come dimostrato anche dalla Svizzera fin dal 1991, si sta indirizzando verso l’acquisto di uova
da galline non in gabbia.   

“Chiediamo che entro la fine del 2011 si mettano in atto politiche e scelte di mercato per favorire il rispetto del bando europeo delle gabbie di batteria – conclude Roberto Bennati – e
proponiamo un confronto aperto ad Assoavi e ad altre organizzazioni di categoria, sulle norme in materia di etichettatura delle confezioni di uova. Invitiamo le associazioni di categoria a
guardare in avanti, senza continuare a difendere il sistema d’allevamento nelle gabbie di batteria che scientificamente si è dimostrato contrario al benessere degli animali, tanto da
essere stato vietato, mentre il 76% dei cittadini europei lo considera ‘molto negativo’ per le condizioni di vita delle galline ovaiole (Eurobarometro 2005)”.

La LAV, che da anni svolge una campagna di sensibilizzazione sul tema, in queste settimane è impegnata con il tour nazionale “Galline libere” per informare cittadini, supermercati e
amministrazioni locali sull’importanza di scegliere uova di galline libere. 

Per tutti è disponibile la Guida pratica “Le uova non sono tutte uguali” e sul sito http://www.gallinelibere.lav.it si può firmare l’appello rivolto alle amministrazioni locali (servizio
mensa) e ai supermercati affinché scelgano uova migliori. Con questa iniziativa, la LAV si propone d’indirizzare le scelte di tutti i soggetti della filiera alimentare e della
distribuzione, perché anche l’Italia persegua quanto richiesto dai cittadini europei e si affermi una zootecnia più rispettosa degli animali.

 

lav.it
Redazione Newsfood.com+WebTv

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