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G8 agricolo, in mostra il falso Made In Italy

G8 agricolo, in mostra il falso Made In Italy

By Redazione

L’Italia ha il triste primato delle produzioni alimentari piu’ imitate nel mondo. La  falsificazione del Made in Italy a tavola genera un fatturato che supera i 50 miliardi di euro e in
tutto il globo ben due piatti “italiani” su tre non sono stati realizzati nel Belpaese. E’ quanto denuncia la Coldiretti che in occasione del G8 dell’agricoltura a Cison di Valmarino ha
allestito un vero e proprio museo dei prodotti “taroccati” scovati all’estero.

La difesa dell’identità territoriale delle produzioni è una necessità per combattere l’omologazione degli alimenti, delle culture, dei saperi e la delocalizzazione delle
attività produttive e dare opportunità economica, dignità e sviluppo a tutti i Paesi del mondo”-  ha sottolineato la Coldiretti nel precisare che “si tratta di una
risposta democratica al bisogno di ogni popolo, che si impegna nel rispetto dei diritti e nella salvaguardia delle proprie specificità, di far riconoscere sui mercati internazionali i
propri prodotti locali valorizzando il territorio”.  Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che – sostiene la Coldiretti – causa danni economici e di immagine alla
produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi ma è anche necessario fare chiarezza a
livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari.

I Paesi dove sono piu’ diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove – denuncia la Coldiretti – appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono
soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New
York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la
crescita.

Le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c’è anche – sottolinea la Coldiretti – il Romano
prodotto nell’Illinois con latte di mucca anziché di pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina danese e
svedese molto diverse da quella della Val d’Aosta, l’Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il Cambozola tedesco imitazione grossolana del formaggio con la goccia. La lista è lunga –
precisa la Coldiretti – anche per i salumi con la presenza sulle tavole del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California, ma anche di falsi salami Toscano, Milano e
addirittura di soppressata Calabrese tutelata dall’Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come
il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta
Romolo e Remo. Spaghetti napoletana, pasta milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e fusilli tricolore Di
Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori pelati “grown domestically in the Usa” o i pomodorini di
collina cinesi e la salsa Bolognese dall’Australia.  Non sfugge al tarocco anche il vino simbolo del Made in Italy come il Chianti “clonato” nella Napa Valley in California mentre da
ricordare anche l’Amaretto Venezia prodotto in Germania in una bottiglia la cui forma imita quella dell’Amaretto di Saronno, il caffè Trieste italian roast espresso prodotto in
California con confezione tricolore come i biscotti Stella d’oro prodotti nello Stato di New York (USA).

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